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Cronaca

Mago condannato, parla la 'plagiata': "Senza la denuncia ora sarei uno zombie"

La ragazza di allora, la donna di oggi, si trovò per dieci anni in una prigione invisibile, fatta di violenze sessuali, continue elargizioni di denaro, distacco totale dalla famiglia. Oggi, dopo la condanna del suo aguzzino, racconta quell'esperienza

Più di dieci anni trovò il coraggio di andare a denunciare. Da quell'azione - la prima che le permise di rompere una catena invisibile che la teneva legata in modo perverso al “Mago della Sfinge” da quando aveva 21 anni (ora ne ha il doppio) – è nata un'indagine che dopo un iter giudiziario contorno (quattro gradi di giudizio) è arrivata ad una condanna definitiva. Le forze dell'ordine sono andate lunedì mattina a casa di Girolamo Mazzoccoli, 64 anni, in arte il 'Mago della Sfinge' per portarlo in carcere. Deve scontare una pena definitiva a 8 anni e 2 mesi per violenza sessuale.

La ragazza di allora, la donna di oggi, che si trovò per dieci anni in una prigione invisibile, fatta di violenze sessuali, continue elargizioni di denaro, distacco totale dalla famiglia, in un'esistenza che iniziava e finiva nel mago stesso, affettivamente isolata dal resto del mondo, è Claudia Vincenzi. Vive a Cesena e parla di quell'incubo con distacco. Senza questo distacco, spiega, “oggi sarei uno zombie”. Claudia Vincenzi commenta l'esito del processo contro il suo aguzzino.

Una condanna dopo 11 anni, verrebbe da dire “Finalmente!”

Sì, in molti si aspettavano che dicessi 'Finalmente!' Non l'ho detto. No, è solo un epilogo giusto, un bel segnale che la giustizia, con una lentezza che è un po' lo specchio dei nostri tempi, c'è. Esiste un'attenzione dei giudici, che se ne dica. Tanto che, sebbene per altri capi di imputazione sarà necessario un altro ricalcolo della pena, il tribunale ha ritenuto di eseguire comunque quella parte di pena già definitiva.

Cosa prova oggi? Rancore e rabbia?

No, non provo rancore. Dalla denuncia, nel 2003, non sono stata ferma. La mia vita non si è fermata in attesa di questo giudizio. Ho voluto che la mia vita non dipendesse da questa pena. Provo invece sentimenti più 'oggettivi', di giustizia, di felicità perché un pericolo non è più in giro e non può fare del male ad altre persone.

Su quest'esperienza Lei ha scritto un libro.

Sì quando ho iniziato a farlo, non lo chiamavo neanche 'libro', dicevo 'i miei scritti'. Quando feci la denuncia, iniziai a dire cose che non avevo mai detto a nessuno, fui investita da un'ondata di sensazioni e di sentimenti. Trovai che scriverle era molto liberatorio. Per questo il libro iniziò più che altro come un memoriale da consegnare alla Polizia, per mettere ordine nei miei pensieri, ma anche perché mi rendevo conto che faceva parte dell'uscirne riuscire a verbalizzare quelle esperienze. Mi ritrovai nei racconti di altre persone che spiegavano di aver vissuto le mie stesse vicissitudini. Ho cercato di essere, col libro, un'amica virtuale per altre persone che soffrivano.

(Il libro si chiama 'Plagiata', edito da Mondadori – dal testo è stato anche tratto un documentario dei documentaristi forlivesi Lisa Tormena e Matteo Lolletti dal titolo 'La prigione invisibile').

I commenti che si sono letti anche su ForliToday a margine della notizia dell'arresto del mago della Sfinge è che Lei se l'è andata a cercare, che se uno crede ai maghi nel XXI secolo è causa dei suoi guai.

Sono commenti facili, di chi non ha voglia di capire certe dinamiche, sono persone che credono di sapere già tutto. Ma non me la prendo. Prima temevo che sarei rimasta schiacciata da questi commenti. Dico solo che le dinamiche umane sono molto complesse, in particolare quando ci sono momenti di crisi, di vulnerabilità personale. Forse se non l'avessi vissuta direi anch'io la stessa cosa, in fondo è facile dire in due righe 'A me non capita'. Ma nessuno è invulnerabile a queste cose. Bisogna trovarcisi dentro per capire certe dinamiche. E' come lo stalking, il maltrattamento in casa, dall'esterno è facile dire 'Ma perché stai lì a subire tutti quegli anni? Scappa!'

Lei era vulnerabile in quel momento, aveva solo 21 anni?

Sì, per una malattia di mia madre... Ma vorrei dire di più: persone di questo tipo sono anche molto abili, se non ci sono forti debolezze nella persona, a crearne. Il plagio stesso crea la vulnerabilità. In questo mondo non è così difficile trovare, specialmente se le si cercano, persone che abbiano problemi.

Ecco, Lei parla di plagio e ha iniziato una battaglia per il riconoscimento giuridico di questo come un vero e proprio reato.

E' una battaglia che purtroppo non sta andando molto avanti, ci sono interpretazioni diverse. Il plagio è essere soggiogati, è subdolo ed è difficile da individuare: qui sta il problema. I reati che ho subito sono in conseguenza del plagio. Come dicevo, è il plagio che crea la vulnerabilità, magari partendo da un momentaneo stato di crisi che può capitare a tutti.

Lei ha passato tutti gli anni dai 20 ai 30 nella 'prigione invisibile' del mago, gli anni della giovinezza. Ha dei rimpianti?

Inizialmente ho avuto molti rimpianti per gli anni persi, per le cose che potevo fare e non ho fatto. Ci vuole molto lavoro su se stessi, poi ho iniziato a riprendere quelle esperienze non fatte e mi sono accorta che non erano perse. Con la denuncia ho dato un senso alla mia vita. Senza la denuncia ora sarei probabilmente uno zombie. Ma come dicevo, non sono stata ad aspettare: per esempio mi sono recentemente laureata.

Auguri! quando?

Il mese scorso, in sociologia e scienze criminologiche. E' la triennale, ora sto pensando alla laurea specialistica. Studiandola, riesco a vedere la situazione a 360 gradi.

In conclusione c'è qualcuno che vuole ringraziare in questo lungo ritorno alla 'normalità'

La Squadra Mobile di Forlì è stata fenomenale. Non sono abituati a queste problematiche, hanno avuto la pazienza di ascoltarmi, di non allontanarmi come se fosse una paranoia. Mi hanno creduto e hanno indagato con professionalità. E poi chiaramente tutti i miei amici e i miei parenti.

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