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Lunedì, 29 Aprile 2024
Solidarietà / Gatteo

Oltre 1200 chilometri in mountain bike, da Tolosa a Santiago scalando i Pirenei: l'impresa per aiutare lo Ior

Enrico Tossani, cinquantanovenne di Gambettola, ce l’ha fatta anche stavolta: il “pellegrino” di Gambettola, partito da Tolosa, è riuscito ad arrivare a Santiago de Compostela passando per il “cammino francese”

Diciannove giorni di viaggio: 1241 chilometri in sella a “El Burro”, “l’Asino”, come è stata soprannominata la mountain bike a causa del peso che ha dovuto sopportare. Salite interminabili con una pendenza media del 12% per attraversare i Pirenei; strade sterrate che diventavano sabbie mobili di fango a causa dei forti acquazzoni che si sono abbattuti sul percorso. Eppure Enrico Tossani, cinquantanovenne di Gambettola, ce l’ha fatta anche stavolta: il “pellegrino” di Gambettola, partito da Tolosa, è riuscito ad arrivare a Santiago de Compostela passando per il “cammino francese”. Un percorso che aveva già fatto in passato, ma a piedi: «Sinceramente non ricordavo quanto potessero essere impervie sia le salite che le discese: a piedi era tutto un altro tipo di esperienza – spiega – tuttavia, nonostante le difficoltà, non ho mai avuto un crampo o un dolore muscolare».

Merito sicuramente di una preparazione attenta, di un’alimentazione adeguata ma soprattutto di una motivazione fortissima: quella di far conoscere la causa della lotta contro il cancro in Romagna ai tanti pellegrini che incrociava sul suo cammino, sensibilizzando al contempo chiunque ne seguisse l’impresa sui suoi canali social a fare una donazione nell’ambito del crowdfunding che ha aperto sul portale dello Ior www.insiemeachicura.it. Un’iniziativa che ha portato 1.430 euro di contributi, grazie alla generosità di 38 persone che hanno scelto in questo modo di supportarlo e motivarlo. «Emotivamente è stato sicuramente un viaggio impegnativo perché non correvo solo per me stesso, ma anche per tutti i pazienti che non possono aggiungere alle difficoltà della malattia anche quelle di un’avventura on the road - afferma -, ma è stato anche quello che mi ha colmato più d’orgoglio. Ogni volta che mi fermavo e facevo foto con l’insegna dello Ior le persone incuriosite mi chiedevano per chi e per cosa stessi facendo quell’impresa: quando capivano che era per la lotta contro il cancro non mancavano di sostenermi e di ringraziarmi. Alcuni hanno addirittura usato il mio cellulare per effettuare una donazione in prima persona".

Che fosse un’iniziativa che Enrico non portava avanti esclusivamente per sé stesso era lampante non solo nella causa di crowdfunding a cui il “pellegrino” ha legato la pedalata. "È stato anche un modo per portare i miei affetti e la comunità di Gambettola con me – aggiunge – soprattutto la mia amica Cinzia, ex paziente oncologica e volontaria Ior conosciutissima nella nostra città per la “Camminata Rosa” che ogni anno porta in strada centinaia e centinaia di persone che donano alla causa della lotta contro il cancro declinata al femminile. Ad ogni tappa appiccicavo lo sticker a forma di cuore simbolo di questa sua iniziativa, come a dire “Cinzia è stata qui, insieme a me”".

E pensare che Enrico ha rischiato fino all’ultimo momento di non partire, a causa dell’alluvione che ha colpito la comunità della Romagna. Il cinquantanovenne di Gambettola era infatti nella Croce Rossa quando, nel 2000, la stessa cosa era accaduta in Valle d’Aosta: un disastro che anche all’epoca aveva provocato grandi disastri, 24 morti e più di 50mila sfollati. Per questo, già all’indomani dell’ondata di maltempo e fango che ha stravolto il nostro territorio, aveva subito risposto alla chiamata dei tanti in difficoltà e indossato nuovamente i panni del soccorritore per fare la propria parte. "Il viaggio era già programmato da molto tempo, con lo scopo di raccogliere fondi per dare nuove speranze ai pazienti oncologici - afferma - sapevo che la mia Romagna era stata messa in ginocchio, ma ho pensato che tante delle persone colpite fossero gli stessi malati che stanno portando avanti anche questa battaglia personale: soprattutto per loro la ricerca di una cura non può rallentare a causa della catastrofe che si è abbattuta sul nostro territorio. Così ho fatto la mia parte, che non significa esclusivamente aiutarli a togliere il fango dalle abitazioni, ma anche aggiungere il mio piccolo contributo per arrivare a sviluppare nuove terapie che rendano un futuro libero dai tumori sempre più vicino".

’iniziativa di Enrico ha ricevuto il plauso anche del direttore generale dello Ior, Fabrizio Miserocchi, da poco nominato anche presidente dell’Irst “Dino Amadori” Irccs: "Questa mia doppia veste mi permette di essere doppiamente grato al nostro volontario - spiega - che facendosi portavoce sulle strade di Francia e Spagna della mission dell’Istituto Oncologico Romagnolo ha contribuito alla ricerca che portiamo avanti presso l’Istituto Tumori di Meldola. D’altronde le scoperte contro il cancro rappresentano un passo avanti per tutta l’umanità, non solo per una piccola parte: come esseri umani non c’è nessuno che possa sentirsi non coinvolto dalla causa di un futuro sempre più libero dai tumori, e ritengo sia per questo che l’iniziativa di Enrico ha incontrato tanta sensibilità anche al di fuori dei nostri confini. Non posso che ringraziare nuovamente il nostro “pellegrino volontario”: una gratitudine che, da romagnolo, tengo ad esprimergli anche per il ruolo da soccorritore volontario che ha avuto durante l’emergenza che ha colpito il nostro territorio, a beneficio dei nostri vicini più in difficoltà".

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