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Marco Pantani, 5 giugno 1999: l'inizio della fine

L'inizio della fine per Marco Pantani ha un data ben precisa: il 5 giugno 1999. E' il momento a partire dal quale la lunga ombra del doping lo accompagnerà per ogni singolo giorno della sua esistenza

L'inizio della fine per Marco Pantani ha un data ben precisa: il 5 giugno 1999. E' il momento a partire dal quale la lunga ombra del doping lo accompagnerà per ogni singolo giorno della sua esistenza, fino alla morte. Il Pirata, allora maglia rosa, venne fermato prima della partenza della penultima tappa del Giro d'Italia, in seguito ai controlli dei livelli di ematocrito disposti dall'Uci.

Alle 8 Giuseppe Martinelli, direttore sportivo della Mercatone Uno, ritira le risposte e scopre la brutta notizia. Avverte il Pirata che sfoga la sua rabbia rompendo un vetro della sua camera d' albergo.

Il villaggio accoglienza, alla partenza si anima. Alle 9.40 comincia a circolare la voce che Pantani è stato fermato dall'Uci. Inizia il corri-corri, il passa parola. Alle 10.10 la Rcs, organizzatrice del Giro, distribuisce il comunicato: 10 corridori controllati; uno fermato. E' Marco Pantani. Tutta la Mercatone non parte. Lo hanno deciso gli stessi corridori. "Hanno sempre corso per Marco e anche in questo momento corrono per lui. Hanno deciso di rimanergli vicino", dice Martinelli. L'albergo è ormai un fortino assediato da cronisti, telecamere, macchine fotografiche e microfoni.

Alle 11 il dottor Roberto Rempi, Martinelli e Agostini scendono nella hall per incontrare i giornalisti. "Non sappiamo che cosa possa essere accaduto, in questo momento ci viene da pensare anche ad un complotto", esclama Agostini visibilmente commosso. Il medico cerca una spiegazione scientifica: "Siamo stati due giorni in altura, siamo passati dal freddo al caldo. Questo può aver dilatato l'ematocrito di Marco che parte da una base già superiore ai 45 punti. Poi in montagna si beve meno anche sottosforzo e anche la disidratazione puo'alzare l'ematocrito".

La corsa parte senza maglia rosa. Savoldelli, secondo in classifica, la rifiuta. "Questo controllo mi sembra eccessivo - dice Martinelli, avvilito - non voglio dire che qualcuno ci vuole male, ma in questo momento penso anche al complotto, anche se quando si è in queste situazioni e' difficile criticare". E Agostini: "Se qualcuno voleva fare un attentato al ciclismo questa volta ci è riuscito". Il presidente dell' Uci fa sapere: "E' la legge. Questo è un duro colpo perchè colpisce un numero uno".

Virenque, la faccia sporca del ciclismo, è implacabile, lui tante volte accusato e mai incastrato: "E' stato applicato il regolamento". Il meccanico Luigi Veneziano piange, come gli altri della Mercatone Uno: "Ci hanno distrutto con un colpo di spugna. Sarebbe stato meglio perdere in corsa".

Alle 12.40 Martinelli esce dall' albergo e mette in moto la macchina che porterà Pantani a fare nuovi controlli. Alle 12.55 il Pirata si affaccia sulla porta d'albergo. La padrona piange, la gente lo acclama, la squadra lo protegge con lo sguardo da un balcone. Su altri terrazzi sventolano le bandiere nere del pirata. Decide di parlare: "Sono ripartito dopo gravi incidenti, ma stavolta abbiamo toccato il fondo moralmente". Si ritira? "Ho già risposto. Mi dispiace per i tifosi che mi aspettavano sul Mortirolo".

Alle 13.02 Pantani lascia Madonna di Campiglio. Pochi minuti prima Felice Gimondi è salito nella sua camera. "L'ho rincuorato, gli ho ricordato che Merckx nel '69 venne fermato al Giro per un controllo antidoping e un mese dopo vinse il Tour". La Mercatone smobilita. Enrico Zaina, compagno di squadra di Marco, uomo fondamentale sulle salite, tuona: "Qualcuno sarà contento. E' la giornata più brutta della nostra vita. E' assurdo pensare che Marco possa aver preso qualcosa a Giro già vinto".

Le sue quattro vittorie al Giro sfumano, i colori delle maglie dei primati che Marco ha vestito, il rosa, il verde, il ciclamino, si attenuano. Vittorio Adorni, ex campione del mondo ammonisce: "Smettiamo di vedere i corridori andare in giro con le centrifughe per controllarsi il sangue. Torniamo ad un ciclismo pulito".

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