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La Gran Fondo del Capitano ‘Blue Edition’: ecco l'eco-challenge per la prima gara "plastic free"

Il claim della prossima edizione, infatti, sarà ‘Save the Water’: un urlo che si accoda ai campanelli d’allarme che si levano dalle commissioni scientifiche di ogni parte del mondo

Sarà l’Acqua l’elemento protagonista dell'undicesima edizione della Gran Fondo del Capitano, la gara ciclistica da sempre impegnata ad associare allo sport un messaggio sociale di importante interesse pubblico. Gli organizzatori della gara ciclistica di medio e lungo fondo che si terrà il prossimo 14 Giugno a Bagno di Romagna sono pronti ad aprire le iscrizioni per il 31 ottobre. L’armonia e la preziosa biodiversità delle Foreste Casentinesi, che fanno da palcoscenico alle due gare della Gran Fondo del Capitano, hanno spesso ispirato gli organizzatori a valorizzare il patrimonio ambientale partendo dalle bellezze locali, per divulgare campagne di sensibilizzazione dal valore universale.

Il 2020 sarà l’anno Blu, come il colore che identifica l’acqua, elemento essenziale per la vita. La Gran Fondo del Capitano si rivolgerà agli sportivi, ma anche alle istituzioni e al mondo delle associazioni ambientali e cercando di aprire finestre d’interesse sulle tante utilità e fragilità che riguardano l’acqua.  Dall’importanza dell’idratazione per ogni atleta, all’acqua quale fonte di turismo termale come nel caso di Bagno di Romagna, sino all’impronta ambientale che ognuno lascia sul pianeta. "Vogliamo lanciare una sfida a tutti coloro che distribuiscono alimenti, integratori e bevande in packaging ecosostenibile - ha dichiarato Massimo Bardi, coordinatore della Gran Fondo del Capitano -. A loro proponiamo di realizzare la prima Gran Fondo plastic free. Un impegno in cui ognuno è coinvolto e responsabilizzato, un atto per dimostrare che insieme è possibile!”

Il claim della prossima edizione, infatti, sarà ‘Save the Water’: un urlo che si accoda ai campanelli d’allarme che si levano dalle commissioni scientifiche di ogni parte del mondo. Un capitolo della vasta lotta alla tutela delle risorse naturali, un monito contro lo spreco, contro l’inquinamento atmosferico che contribuisce a determinare il surriscaldamento terrestre e il conseguente cambiamento climatico che comporterà non solo l’evidente scioglimento di ghiacciai, bensì un’accelerazione ed un’intensificazione del ciclo globale dell’acqua che influisce direttamente sull’entità e sui tempi di fenomeni alluvionali e siccitosi. Eventi concatenati che potranno comportare anche conseguenze negative sulla salute dell’uomo, favorendo la diffusione di malattie infettive. Basti pensare che già oggi l’80% delle malattie nei paesi del Sud del mondo è dovuta alla cattiva qualità dell’acqua. A causa della mancanza di acqua potabile e adeguati servizi igienico sanitari muoiono circa 8 milioni di persone. Secondo le stime dell’ONU 3.900 bambini muoiono ogni giorno per mancanza di acqua.

Il Consiglio Mondiale dell’acqua sostiene che dal 2020 sarà necessario avere almeno il 17% in più di acqua attualmente disponibile per sfamare il mondo. Al momento, 968 milioni di persone sono prive di accesso a fonti di acqua pulita e la cifra è destinata ad aumentare. ‘Save the Water’ significa anche salvare i mari e gli oceani dalle plastiche e a sua volta salvare specie animali e noi stessi. Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, si tratta soprattutto di oggetti monouso come bottiglie, stoviglie, cannucce e sacchetti il cui utilizzo dura pochi minuti, ma, disgregati in frammenti di microplastiche, inquinano per sempre e si ritrovano nell’aria, nell’acqua potabile e in alimenti come il sale e il miele.

L’Italia è il primo consumatore in Europa e secondo al mondo per utilizzo di acqua imbottigliata. Ogni anno vengono consumati 206 litri di acqua in bottiglia a testa. Dopo il breve uso, una bottiglia di plastica rimane nell’ambiente per almeno 250 anni. Ognuno di noi consuma ogni anno quasi 2 chili di posate, piatti, bicchieri e cannucce monouso in plastica. Le usiamo per pochi minuti e rimangono nell’ambiente per 50 anni.

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