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La famiglia Pantani replica all'Uci: "I trionfi di Marco non si toccano"

Tonina e Paolo Pantani, genitori del "Pirata", replicano al presidente dell'Uci Pat McQuaid, che in un'intervista pubblicata sull'Equipe ha affermato che il trionfo al Tour del 1998 del ciclista cesenaticense potrebbe esser cancellato dall'albo d'oro

"Le vittorie di Marco non si toccano". Tonina e Paolo Pantani, genitori del "Pirata", replicano così al presidente dell'Uci Pat McQuaid, che in un'intervista pubblicata sull'Equipe ha affermato che il trionfo al Tour del 1998 del ciclista cesenaticense potrebbe esser cancellato dall'albo d'oro se il suo nome dovesse comparire nella lista dei ciclisti che in quell'edizione hanno fatto uso di doping. La lista con i nomi sarà resa nota il prossimo 18 luglio.

"Vi diffidiamo dall'intraprendere qualsiasi iniziativa che possa spogliare Marco dei titoli da lui conquistati sulla strada e dall'affrontare l'argomento in sedi ufficiali o con gli organi di informazione, giacchè parlare di un provvedimento giuridicamente insostenibile può ledere in modo grave l'immagine di nostro figlio", affermano i genitori del "Pirata", rivolgendosi anche al presidente della Fci Di Rocco, Prudhomme e organi di informazione.

"Come accade anche nel Diritto Penale - rimarcano nella lettera i genitori di Pantani - la morte interrompe qualsiasi procedura in essere o futura a carico dell'indagato incidendo anche sul reato che viene così dichiarato estinto come estinta è la pena nel caso in cui sia nel frattempo intervenuta la condanna. A maggior ragione nel diritto, sportivo che richiama i principi generali del diritto ordinario nelle fattispecie non espressamente disciplinate, le garanzie difensive per l'incolpato devono essere assolutamente garantite nella loro completezza, senza possibilità di delega".

"In tutti i paesi civili - prosegue la missiva - le norme che regolano l'accertamento dei fatti di rilevanza giuridica presuppongono la salvaguardia del fondamentale ed inviolabile diritto di difesa. Lo stesso principio è posto alla base delle norme regolamentari sportive che reiteratamente e con chiarezza attribuiscono all'incolpato una serie di facoltà tendenti all'accertamento della verità che non può che scaturire dal contraddittorio e dall'esercizio delle garanzie difensive. Nel nostro caso riteniamo ignobile e soprattutto illegittimo che si parli di inchieste e addirittura di sanzioni nei confronti di una persona che purtroppo non può più difendersi nè nominare persone che lo possano difendere".

"Noi però - concludono Tonina e Paolo Pantani - per l'amore che ci lega a lui e per il sentimento di giustizia che ancora ci informa, non intendiamo abdicare al nostro dovere di difendere la sua immagine ed il suo nome. Ed è per tale motivo che vi chiediamo ufficialmente di non parlare ancora di lui come di un qualsiasi altro atleta ancora in vita, ed è per tale motivo che vi diffidiamo ufficialmente ad intraprendere una qualsiasi illegittima azione che, contrastando le più elementari norme di diritto, ne infanghi il nome".

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