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Lugaresi ritorna al 2007 sulla sua pagina Facebook: "Quando persi la voglia di calcio"

Da quella pagina spesso capita di leggere "cosa bolle in pentola" nel calcio cittadino. Questa volta Lugaresi ha voluto consegnare alla città, con un post che parla di un suo dolore, un altro tassello sulla storia recente del Cesena Calcio e sua personale

Spesso la pagina facebook del patron del Cesena Calcio Giorgio Lugaresi è uno spazio per analisi sull'andamento della società bianconera, ma anche luogo di ricordi e soprattutto spazio di dialogo e confronto con la città e i tifosi. Da quella pagina spesso capita di leggere “cosa bolle in pentola” nel calcio cittadino. Questa volta Lugaresi ha voluto consegnare alla città, con un post che parla pubblicamente di un suo dolore personale, un altro tassello sulla storia recente del Cesena Calcio.

Da non dimenticare che la storia della famiglia di Lugaresi è la storia stessa del Cesena, dal fratello di sua nonna, Dino Manuzzi, a suo padre, Edmeo Lugaresi. I suoi due parenti hanno coperto 36 anni di storia del Cesena, 36 anni al netto di quelli della gestione di Giorgio, che come è noto ha avuto una parentesi, non felice, con l'era di Campedelli, che prese le redini del Cesena nel 2007.

Ritorna proprio a quegli anni Giorgio Lugaresi in un post in cui premette: “Scrivi, quando hai dolore dentro; scrivi che ti fa bene, vedrai: così mi consigliava Donatella, mia moglie per trentadue anni, ed ho seguito il suo consiglio e dopo la sua scomparsa il 28 settembre 2007 ho iniziato a scrivere... Ciò che intendo riportare a puntate, sulla "mia pagina Facebook", non ha un titolo e non è un libro: parla solo della mia vita”.

Ecco quindi quella che Lugaresi definisce la “prima parte”: “Tenevo la sua mano tra le mia e si muoveva. Mi avevano spiegato più volte che quelle dita, si muovevano senza un comando del cervello: era già in coma irreversibile da sei giorni. La malattia l'aveva colpita improvvisamente venti mesi prima. La prima brutta notizia, l'aveva avuta dal Dott. Costa, un venerdì pomeriggio di dicembre: doveva subito fare degli accertamenti approfonditi all'addome. Io ero con la squadra a Catanzaro”.

Quindi il ricordo di quell'occasione: “In quei giorni ero ancora il Presidente del Cesena Calcio in serie B e la nostra classifica era abbastanza tranquilla. Quella trasferta in Calabria, non doveva essere tanto impegnativa, loro erano ultimi staccati in classifica e ormai avevano abbandonato ogni speranza di salvezza, ma giù al Sud le insidie non mancano mai. L'ambiente è sempre caldo e i tifosi locali sono sempre coinvolgenti. Avevo insolitamente parlato alla squadra prima di cena per esortarli a tenere alta la concentrazione per l'incontro del giorno dopo. Un'eventuale vittoria laggiù, ci avrebbe permesso di continuare a mantenere una media salvezza buona, anzi ottima per una matricola. L'anno prima, infatti, avevamo vinto i Play Off contro il Lumezzane e così conquistato l'agognata promozione in serie B. Quella doppia finale si era rivelata difficilissima. La partita d'andata in casa nostra era finita uno a uno, rimediando ad un inatteso svantaggio iniziale, poi il Capitano, Riccardo Bocchini, aveva pareggiato a pochi minuti dalla fine. Allo stadio c'erano quasi ventimila tifosi del Cesena, la mia squadra. Sembrava dovesse essere tutto semplice. Li avremmo travolti solo per il tifo che ci sosteneva. I loro tifosi erano appena dieci. Ed invece nel calcio non c'è mai nulla di certo! Alcuni anni prima, quando eravamo in serie A, vincemmo contro il Milan stellare di Gullit e Van Basten...figuriamoci! Arrigo Sacchi ama ripetere che quando si pensa di aver capito tutto del pallone, poi inizia inesorabile la caduta. Credo abbia ragione”.

Quindi ritorna al ricordo personale: “Il fratello di mia nonna Maria, Dino Manuzzi, è stato presidente della nostra squadra per quattordici anni e mio padre Edmeo per ventidue; dieci di serie A e tanta B. Io non potevo che venire su con quella sana passione nel cuore. Ho frequentato fin da piccolissimo l'aria degli spogliatoi, l'odore della canfora per i massaggi, la terra attaccata agli scarpini di cuoio. Il calcio è fatto di tanti particolari e tanti sacrifici, soprattutto per chi deve far fronte agli stipendi, ma anche di privilegi. Oggi poi, ancora di più. Perdere mia moglie, mi ha fatto perdere la voglia di stare in un ambiente giocoso come quello pallonaio e così me ne sono andato”.

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