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Pasqua tra religione e credenza: le curiosità ed i riti nelle campagne romagnole dell''800

E' Michele Placucci, a raccontarlo, oltre 200 anni fa, nel suo “Usi e pregiudizi dei contadini di Romagna” del 1818, considerato il primo studio sul folclore in Italia

La Pasqua nelle campagne romagnole dell'800 era un mistto tra religione e superstizione. Alcune tradizioni che oggi abbiamo conservato per la quaresima e la Pasqua già erano conosciute o nascevano nelle case contadine della Romagna .E'  Michele Placucci, a raccontarlo, oltre 200 anni fa, nel suo “Usi  e pregiudizi dei contadini di Romagna” del 1818, considerato il primo studio sul folclore in Italia, in cui l'autore raccolse i risultati di un'inchiesta promossa nel 1811, durante il periodo napoleonico. 

Alcune superstizioni o tradizioni sono davvero curiose e si sono perse con il tempo. Ad esempio nel giovedì prima di Pasqua si osservava la cosiddetta 'trapassata', quando  i contadini, al legarsi delle campane, osservavano il digiuno  e legavano anche gli alberi come gesto propiziatorio per la produzione fruttifera. La situazione si sbloccava il sabato prima di Pasqua, quando le campane erano sciolte e alcuni si lavavano la faccia senza asciugarla, credendo così di conservare la vista. Questa operazione si svolgeva anche durante la messa, quando, alle parole pronunciate dal sacerdote 'sursum corda', i contadini astanti si precipitavano a bagnarsi gli occhi con l'acqua santa. 

C'era anche chi, in segno di allegria sparava con pistole ed archibugi. Addirittura il sabato santo, pareva fosse miracoloso per i bambini che ancora dovevano iniziare a camminare: al suono delle campane slegate, i piccoli venivano 'forzati' nel camminare nelle aie, credendo che questo gesto accelerasse la naturale evoluzione.

Il sabato era anche il giorno in cui veniva preso di mira 'un uomo, il più goffo e il meno accorto della villa', e gli si carica sulla schiena una cassa piena di sassi, raccontandogli però che la cassa contenesse 'le chiavi dell'alleluja' da portare alla parrocchia. Una volta che il malcapitato è arrivato a destinazione lo si fa girovagare senza meta, fino a che non si rende conto dello scherzo. 

Il giorno di Pasqua era per i contadini molto importante e rispettavano tutti i sacramenti. Tra le credenze, quella di indossare una camicia nuova,  per evitare di ammalarsi gravemente entro l'anno, in questa occasione, racconta Placucci, si innescava una sorta di gara sul vestiario nuovo. 

In cucina la tradizione voleva il bis-cotto, le uova, che venivano poi portate a benedire, tradizione che è rimasta fino a i nostri giorni, e l'agnello, anche questa una pietanza tipica della Pasqua dei giorni nostri. Nel cortile invece, anche ai maiali viene riservata una tradizione pasquale: alla mattina restavano chiusi nelle stalle e dopo pranzo venivano liberati e condotti nei campi di grano, dicendo ache anche loro facevano la merenda. 

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