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Una perla tra il fiume Savio e il torrente Borello: la Pieve dove si narra che San Vicinio incontrò il demonio

A raccontare la storia della pieve di Santa Maria Annunziata a Montesorbo è lo storico dell'arte Marco Vallicelli

Una meravigliosa pieve è situata nella zona collinare del territorio di Mercato Saraceno, non lontana da Sarsina, tra il fiume Savio e il torrente Borello, raggiungibile percorrendo una bellissima strada panoramica, a 8 chilometri di distanza dal centro del Comune. A raccontare la storia della pieve di Santa Maria Annunziata a Montesorbo è lo storico dell'arte Marco Vallicelli.

"La data della fondazione della Pieve è sconosciuta,  così come sono molti gli interrogativi ancora senza risposta originati dalla ricchezza e dalla tipologia dei materiali, dei reperti e degli elementi scultorei, qui confluiti: elementi indiziari che fanno datare la sua costruzione al secolo ottavo. Dai materiali di notevoli dimensioni utilizzati per l'edificazione della chiesa e da quanto affermato in alcuni antichi documenti conservati all'interno della Pieve, gli studiosi ritengono che il luogo ospitava già in epoca romana, una costruzione di carattere religioso: forse un tempio monumentale consacrato alla dea Cerere.  La zona nel quarti secolo  fu evangelizzata da San Vicinio, il primo Vescovo di Sarsina, che qui giunse dalla Liguria, a causa della persecuzione contro i cristiani voluta dall'imperatore Diocleziano", esordisce Vallicelli.

"Santa Maria Annunziata è l'unica chiesa del territorio ad avere una pianta assimilabile a quella 'a croce greca': un elemento, quest'ultimo, che farebbe ricadere la decisione della sua edificazione al Vescovado di Ravenna. La menzione documentaria più antica, non a caso, è in una pergamena ravennate del 948; mentre quella successiva si trova in un'altra pergamena, preziosa, dell'Archivio diocesano di Cesena.
Su un rilievo antistante la facciata della Pieve, si trova la fonte di San Vicinio,  a proposito della quale si narra che fosse il luogo dove il Santo abbia condotto vita da eremita e dove sarebbe stato tentato dal demonio. Anche se la prima notizia che la registra come pieve risale all'anno 1223, è certo che Santa Maria Annunziata avesse assunto una notevole importanza fin dal quinto secolo tanto che un vescovo di Sarsina di nome Florentius vi fu sepolto nel 995, come dimostra l'epigrafe sulla sua lastra tombale. Oltre che all'ampiezza della propria giurisdizione (da una fonte del 1384 apprendiamo che da essa dipendevano ben 14 cappelle vassalle), l'importanza della Pieve durante il medioevo era data dal fatto che la valle del Savio era una frequentata via di percorrenza dei Romei. La presenza di una Pieve o di una Abbazia con annesso un hospitale era di vitale importanza per i pellegrini che si recavano a Roma", sopiega lo storico.

"Nonostante interventi di restauro e salvaguardia dell'edificio (1913, lavori al tetto e alle pareti; 1926, demolizione del campanile pericolante), a causa di altri deterioramenti, nel 1977 la Pieve presentava gravi danni alla struttura: l'abside era staccata dal corpo della chiesa, con fessure da cui si vedeva il cielo dall'interno. Nel 1988 si demolisce la canonica, per i muri pericolanti. Da allora iniziarono lavori di consolidamento e restauro molto attenti e dai moderni criteri - ricorda Vallicelli -. Le travagliate vicende storico-strutturali ci hanno consegnato, ad una attuale visita, comunque, un monumento storico e storico-artistico di assoluto rilievo ed interesse".

                              
 

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