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Si guarda ad una nuova vita per le miniere di Formignano: la storia dell'area abbandonata

Racconta l'assessore alla Cultura del Comune di Cesena, Carlo Verona: “Formignano è un'area estremamente interessante, incarna il ricordo di una attività di importanza cruciale per il territorio fino agli anni '60"

Un luogo abbandonato di grandissimo fascino ma anche un sito storico riportato alla luce. L'area delle miniere di Formignano, 86 ettari sulle prime colline cesenati, si raggiunge dalla strada provinciale che da Cesena porta a Borello.  Grazie alla 'Società di ricerca e di studio della Romagna mineraria', nata nel 1987, questo complesso è stato valorizzato, ed ora si guarda concretamente ad un progetto di recupero. 

Racconta l'assessore alla Cultura del Comune di Cesena, Carlo Verona: “Formignano è un'area estremamente interessante, incarna il ricordo di una attività di importanza cruciale per il territorio fino agli anni '60. Di recente sono stato in questo luogo particolarmente suggestivo. Purtroppo gli edifici si trovano in una condizione molto precaria, sicuramente di difficile recupero. Su un paio però si potrebbe lavorare”. Dal  dal 2019 l'area di Formignano è stata inserita all'interno  del Parco minerario dello zolfo delle Marche, “che con questo passaggio diventa Marche ed Emilia-Romagna – -spiega Verona -. Entro la fine del mese la nostra area di oltre 80 ettari entrerà a fare parte a tutti gli effetti del Parco. A breve mi incontrerò anche con l' assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori, che ha chiesto di poter visitare Formignano”. 

Il progetto di recupero, così come era stato ipotizzato anni fa, pare essere di difficile realizzazione. “Grazie all'ingresso nel Parco minerario abbiamo serie opportunità, anche dal punto di vista economico, per mettere mano finalmente a quest'area e renderla fruibile. Il progetto ipotizzato oltre dieci anni fa diventa difficile da proporre, proprio perchè esiste già il museo dello zolfo Sulphur a Perticara, che ha a disposizione più materiale del nostro. Quello che mi ha colpito dell'area di Formignano sono le caratteristiche di grande interesse dal punto di vista naturalistico”. Purtroppo lo stato di abbandono avanzato rende alcune parti del villaggio minerario di difficilissimo recupero: “La discenderia con ingresso alla galleria, un edificio ed uno o due forni sembrano essere recuperabili – rassicura l'assessore -. Ovviamente ragioneremo di un progetto fattibile insieme alla comunità di Borello, molto attenta a quest'area, alla Regione e alla società”

Nel frattempo sono in cantiere alcuni lavori di conservazione per il villaggio minerario, annunciati dal Comune di Cesena. Spiega l'assessore ai Lavori Pubblici, Christian Castorri “E' stato approvato il progetto preliminare, indicativamente entro l'estate ci sarà l'affidamento dei lavori che potrebbero partire entro la fine di quest'anno”. 


LA STORIA DELLE MINIERE DI FORMIGNANO – La storia di queste miniere, fu molto travagliata con il susseguirsi di diverse proprietà, alternate a periodi di crisi dell'industria zolfifera e chiusure, sino alla dismissione definitiva nel 1962. L'aera mineraria fu acquisita nel 1816 dal conte Cisterni di Ancona, per rifornire uno stabilimento chimico e raffineria di zolfo, da lui costruito a Rimini. Si susseguirono poi una serie di fallimenti e di cambi di proprietà, addirittura tra gli azionisti della “Nuova Società delle Miniere Solfuree di Romagna”, che acquistò le miniere nel 1843,  c'erano anche Marco Minghetti, futuro primo ministro dello stato italiano, e il compositore Gioacchino Rossini. Durante i momenti più floridi arrivarono a lavorare qui 441 persone. La crisi del settore portò a diversi periodi di chiusura, fino alla Seconda Guerra Mondiale. La dismissione definitiva della miniera avvenne nel 1962 a causa dell'esaurimento delle risorse, e pian piano  il villaggio rimase disabitato e cadde in uno stato di degrado. 


     

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