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Racconti e testimonianze della Seconda Guerra Mondiale: la lettera salvata dalle fiamme a Sarsina

Tra le testimonianze il parroco vuole condividere "questa piccola lettera ingiallita, scritta sui moduli prestampati per i prigionieri di guerra sottoposti a censura e datata 1° giugno 1943"

Interessanti testimonianze inedite del secondo conflitto mondiale emergono dal racconto di don Daniele Bosi, parroco di Villachiaviche ed appassionato di storia locale. “Mi sono capitate tra le mani, dopo il pranzo della domenica, alcune lettere conservate dalla mia famiglia delle quali non conoscevo l’esistenza. E, insieme a queste, decine di foto riguardanti i vari conflitti e le prigionie vissute dal nonno paterno Quinto Bosi, di Sarsina".

"Il fratello Giovanni perse la vita sul Don in Russia, di lui resta una foto del 1936 a Decamerè nel 1936.  Altre foto da Addis Abeba nel 1936, battaglia di Quoram del maggio 1936, dalla Spagna nel 1939, dalla Libia nel 1941. In un’altra lettera, è Quinto che scrive alla moglie dalla prigionia in Germania l’8 maggio 1944: '… mia cara Mira mi dici di farmi coraggio, ne avrei da vendere di questo, ma non posso tollerare per colpa di altri, dover subire tutte le sofferenze della prigionia'", racconta don Bosi.

Tra le testimonianze il parroco vuole condividere "questa piccola lettera ingiallita, scritta sui moduli prestampati per i prigionieri di guerra sottoposti a censura e datata 1° giugno 1943. Venne inviata dal signor Mario Como di Novi Ligure, che in quel momento si trovata in prigionia al 322 POW camp, alla famiglia Bosi di Sarsina. La lettera chiedeva in formazioni sui Quinto e il fratello Enrico, che il signor Como aveva incontrato al fronte". Si legge: "forse il mio nome non vi è nuovo, perché penso che Quinto vi avrà parlato qualche volta di me. Eravamo tanto amici e un anno di guerra vissuto insieme aveva rafforzato talmente questa amicizia che non esagero dicendo che eravamo come fratelli. È per questa ragione che mi permetto di scrivervi chiedendo innanzi tutto sue notizie. Io caddi prigioniero nel gennaio 1942 contemporaneamente ad Enrico che anche lui era un buon amico. Seppi dopo qualche mese che Quinto era riuscito a svignarsela e me ne rallegrai. Nell’agosto del '42 ebbi occasione di incontrare Enrico in un campo di concentramento in Egitto e constatare il suo perfetto stato di salute. Mi disse che Quinto era in Italia e subito gli scrissi una lettera ma purtroppo non ebbi risposta. Ora non so se si trova a casa o sotto le armi nuovamente, e per sicurezza mi rivolgo a voi affinché mi diate sue notizie – e se le circostanze lo permettono – mi mettiate in comunicazione con lui dandomi il suo indirizzo…”.

"Aggiunge importanza storica il fatto che il fogliettino sia bruciato ai lati: venne salvato, insieme alle foto, dall’incendio di Sarsina il 28 settembre 1944 da Zelmira, mia nonna", conclude don Bosi.

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