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Giobbe Covatta spiega come evitare di estinguerci: "Bisogna studiare, la statistica non ci aiuta"

Covatta, comico e attore, è in grado di spaziare in tutti i campi dello spettacolo: il pubblico lo ama non solo per le sue innate doti comiche ma anche per la straordinaria umanità e spontaneità che traspaiono dal suo modo di essere

E' di scena domenica, nell'ambito delle iniziative di Cap 2030, la pungente satira di uno dei protagonisti della comicità italiana, quella che fa riflettere, quella che porta sul palco i grandi temi, perchè in questo caso si parla di riscaldamento globale, di sostenibilità del pianeta e della sua popolazione. Giobbe Covatta sarà protagonista domenica a Cesena insieme alla green influencer, eco gastronoma e docente, Silvia Moroni.

Covatta, comico e attore, è in grado di spaziare in tutti i campi dello spettacolo, riscuotendo sempre grande successo; il pubblico lo ama non solo per le sue innate doti comiche ma anche per la straordinaria umanità e spontaneità che traspaiono dal suo modo di essere. Non a caso si è dedicato intensamente ad un serio impegno umanitario, che lo ha portato dapprima a diventare uno dei testimonial dell'Amref (Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca) e in seguito a dedicare molto del suo tempo libero ai problemi africani, fornendo aiuti concreti per portare a termine i progetti della Fondazione. Lo abbiamo intervistato, tra risate e riflessioni profonde.

Come è nato questo spettacolo?

E' un'intervista, Silvia Moroni mi fa le domande e io rispondo, in maniera molto elastica, ovvero se mi va di dire qualcosa lo dico. Lo avevamo già proposto, è stata una bella esperienza ed abbiamo pensato di riprodurla, ormai non posso dire che non vado.

In due parole, 'come evitare di estinguerci'?

Suicidandosi prima. Io potrò dire quali sono i passi per estinguersi, quelli che dobbiamo cercare di evitare. Non sono cose semplici, di solito metto in campo la statistica: la certezza è che se noi non facciamo nulla ci estinguiamo, bisogna farsi un 'culo come un cappello' perchè la statistica non è dalla nostra parte. Siamo sempre stati in grado, come razza umana, di dare colpi di reni che ci hanno portato fuori da 'montagne di merda' che ci stavano sommergendo. La matematica non ci aiuta, ci aiuta l'istinto.

L'impronta dei suoi spettacoli vede sempre la satira 'applicata' a contenuti forti e di enorme importanza, in questo caso si parla di sostenibilità. Come arriva al pubblico?

Non è soltanto un mero calcolo, io faccio questo mestiere e cerco di applicarvi argomenti che mi stanno a cuore, mettendo insieme alcune cose che fanno parte della mia vita, che mi hanno coinvolto emotivamente e tecniche che ho imparato nel corso degli anni, insomma cerco di sopravvivere.

Secondo lei perché ancora in tanti ignorano il cambiamento climatico?

Perché le cose si ignorano fino a quando non ci cadono addosso, come questa guerra ad esempio: nel mondo ci sono 70 stati in guerra su 193, più del 35-40% del nostro Pianeta è in guerra, ma forse geograficamente sono più distanti o non ci toccano da vicino. Nel caso del cambiamento climatico, ci sentiamo poco coinvolti, immaginiamo siano conseguenze distanti nel tempo. Ci sono invece distanze che sono umane ma non sono geologiche, basta una frazione di secondo. Abbiamo metri di misura diversi.

Grazie al suo impegno umanitario, ci può raccontare come il cambiamento climatico influisce sulle popolazioni più povere?

In natura esistono 3 possibilità quando cambia l'ambiente: adattamento, estinzione o migrazione, non ce ne sono altre. L'habitat può cambiare anche in maniera positiva, in Etiopia, ad esempio, nel giro di un'altra manciata di centesimi di grado il clima migliorerà, ci saranno più piogge. In altre zone invece ci saranno desertificazioni, siccità. Laddove un tizio si trova in un luogo dove l'habitat cambia, dove arriverà siccità, non ci sarà la possibilità di coltivare, lavarsi e forse bere, o si estingue, ma l'istinto lo impedisce, ma non riesce certo ad adattarsi in una generazione. Anche il drago di Komodo lo ha fatto, ma ci ha messo 70mila anni.

Quindi quale possibilità resta?

L'unica possibilità è la migrazione, questo significa che molte parti del pianeta saranno spopolate e mentre ognuno sostiene che il posto dove sta lui sia suo, come fai a dirgli che non lo è, che è di tutti? Diventa un problema politico e culturale. Siamo al punto che se la temperatura si alza di un grado e mezzo, il 35% del pianeta si desertifica. In queste zone ci vive qualcuno. Ha voglia Salvini a Lampedusa. La storia del nostro pianeta è stata fatta dal clima, nel bene e nel male, non soltanto quando diventa estremo, il clima non è importante solo quando cambia. Quando ero ragazzo mi piaceva constatare questa cosa: ho vissuto a Milano, a Napoli si vive all'aperto, a Milano al chiuso. A Milano si dice “io vado da Pasquale”, a Napoli si dice “scendo” ovvero “vado con Pasquale in mezzo alla strada”. Il clima ha creato una differenza culturale tra Milano e Napoli.

Cosa significa oggi essere 'green', quali piccole azioni sono importanti?

Le piccole azioni vanno fatte per prendere consapevolezza: chiudere l'acqua quando ci si lava i denti ha una logica se si conosce il percorso di quell'acqua lì. Quando si differenzia la plastica bisogna sapere quello che si fa, perché è difficilissima da riciclare e nella maggior parte dei casi non serve a nulla, ma ci porta verso verso una cultura di un certo tipo, cambia la persona. Ad essere verdi senza avere un focus molto preciso su quella che è la giustizia in questo pianeta, si rischia di fare solo del giardinaggio.

E allora cosa serve?

Non tanto un'azione, serve studiare, come diceva Gramsci. Tutti vogliamo bene al pianeta, ma non basta, bisogna anche prendere delle posizioni, avere informazioni specifiche. La cultura nasce dall'infanzia, si insegna, ma gli esempi sono forse più importanti.

Cosa ci aspettiamo domenica?

Dipende da dove andate. Io mi aspetto di rispondere a delle domande, specialmente se c'è un pubblico: sono narcisista e cerco di essere divertente. Speriamo mi riesca.

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