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'Blue monday', dove sta la verità? La psicologa: "E' necessario esprimere le emozioni negative"

Nel bel mezzo di una pandemia mondiale, dopo un lockdown e mesi di incertezza, con limitazioni alla libertà, lutti, malattie, forse in questo 2021, il concetto di giorno più triste potrebbe dare spazio ad innumerevoli riflessioni

Il giorno più triste dell’anno, ovvero il ‘blue monday’, cadrebbe ogni terzo lunedì dell’anno. Ma si tratta di una leggenda, o c’è un fondo di verità? Nel bel mezzo di una pandemia mondiale, dopo un lockdown e mesi di incertezza, con limitazioni alla libertà, lutti, malattie, forse in questo 2021, il concetto di giorno più triste potrebbe dare spazio ad innumerevoli riflessioni.  La teoria del ‘blue monday’ nasce in Gran Bretagna, dallo psicologo Cliff Arnall, nel 2005. Il  concetto avrebbe alla base anche un’equazione matematica.

Arnall spiegò in seguito di avere utilizzato questo studio per permettere alle compagnie di viaggio di capire le tendenze dei clienti, che sarebbero più propensi a prenotare una vacanza in momenti di estrema tristezza. Il concetto di ‘blue monday’, nonostante sia stato più volte smentito scientificamente, è stato cavalcato a livello mediatico per operazioni di marketing.

Abbiamo chiesto un parere alla dottoressa Morena Romano, specializzata in psicologia analitica junghiana, che lavora tra Cesena e Forlì.  “Ritengo che non ci siano le basi di tipo collettivo per definire l’esistenza di questa giornata: è piuttosto surreale come idea – spiega. -  Il ‘blue monday’, che è stato eletto in maniera soprattutto mediatica, credo possa essere piuttosto una sorta di ideazione della collettività che può trovare origine nella necessità inconscia di soffermarsi su quella che è l’emotività collettiva”. Un concetto nato, di fatto con una finalità pubblicitaria, che poi ha assunto comunque un significato.

“Non credo ci siano basi scientifiche, ma credo, d’altra parte, che sia importante riflettere su quella che è la funzione dell'idea di questa giornata – chiarisce Romano - . Perché, di fatto, si è sentito il bisogno di individuare un momento che racchiuda quasi tutta la tristezza del mondo: questo fa riflettere sulla nostra emotività da un punto di vista sociale”. Durante un peridio difficile e senza precedenti, come quello che stiamo vivendo, queste riflessioni acquistano indubbiamente un significato ancora più ampio e profondo.

“La società va sempre di più incontro ad una emotività edonistica, legata all’espressione delle emozioni in particolare di quelle negative, come rabbia tristezza dolore, che specialmente sui mass media sono platealizzate, ma non si vivono, di fatto, in maniera autentica – afferma la psicologa -. La giornata può rappresentare questa necessità inconscia, il bisogno di creare un momento condiviso nel quale ricordarci di  non rigettare quel tipo di emozione. Rappresenta la necessità di vivere in maniera più autentica anche le emozioni negative, che spesso sono censurate, in questa società sempre più liquida, come spiega Zygmunt Bauman”.

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