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La storia della piccola Anna e del maresciallo che le salvò la vita: memoria in musica a Cesenatico

La racconta Karsten Braghittoni, presidente dell’associazione Gan Eden che organizza per sabato, al teatro Comunale di Cesenatico, un momento musicale per ripercorrere le storie di alcuni bambini all'epoca del nazifascismo

Una storia di umanità, di salvezza, di solidarietà umana, che tra i moltissimi racconti e ricordi che costellano le celebrazioni del Giorno della memoria, narra, accanto all'orrore, accanto alle vite tolte in un attimo, anche chi le vite le ha salvate. La racconta Karsten Braghittoni, presidente  dell’associazine Gan Eden che organizza per sabato, al teatro Comunale di Cesenatico, un momento musicale per ripercorrere le storie di alcuni bambini all'epoca del nazifascismo, una di queste si intreccia con Cesenatico. 

La vicenda è stata tramandata da un discendente della famiglia ed inserita nell'iniziativa, insieme ad altri racconti di bambini. E' quella di Anna Rossi, una bimba ebrea originaria di Ferrara, che dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, fu sfollata insieme a  tutta la famiglia arrivando a Cesenatico, “che era già una zona abbastanza franca. La prima cosa che la madre fece fu quella di recarsi da Enrico Pellegrini, Maresciallo dei carabinieri di Cesenatico, per dichiarare che erano ebrei”, racconta Braghittoni.

Anna e la sua famiglia incontrarono un eroe di altri tempi. Pellegrini infatti non censì la famiglia, facendola risultare una “famiglia fantasma”. In questo modo rendeva, se non impossibile, almeno molto difficile l'individuazione in caso di rastrellamenti. La storia vuole che il Maresciallo nel momento in cui incontrò la famiglia disse loro: “Non vi conosco, non vi ho mai visto, non so chi siete”. In questo modo Pellegrini salvò la vita di Anna e della sua famiglia. Loro poterono restare a Cesenatico tranquilli, almeno per un po'.  

La vicenda poi si sposta da Cesenatico: “La famiglia non era più sicura e per scampare ai nazifascisti dedise di andare fino in Svizzera, dopo avere valutato tante opzioni – ricorda Braghittoni - viaggiarono separati, madre, padre e fratello su un mezzo, la bambina in un altro, proseguirono anche a piedi, ma i tedeschi li fermarono, portandoli in una caserma. La storia continua in un convento, dove Anna approdò e da qui riuscì a contattare qualcuno che la andasse a prendere per condurla finalmente al confine con la Svizzera”.

Durante il lungo viaggio che ha condotto Anna e la famiglia alla salvezza, oltre al maresciallo Pellegrini, ci sono state tante persone che hanno contribuito alla fuga, “famiglie poverissime che non avevano nulla ma davano lo stesso ospitalità, una vera e propria rete popolare, che ha  accompagnato queste persone verso un luogo sicuro”, conclude. 

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