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5 luoghi insoliti da visitare per (ri)scoprire le Foreste Casentinesi

Da Cesena il Parco delle Foreste Casentinesi non è lontano, anzi. Ma le destinazioni sembrano essere sempre quelle: la Campigna, La Verna, la cascata dell'Acquacheta, Camaldoli... ma il casentinese è molto di più! Ecco 5 luoghi non tanto frequentati e tutti da scoprire!

In autunno una gita al Parco delle Foreste Casentinesi è d'obbligo; ma dopo un po' si rischia che la scelta della destinazione ricada sempre sui "soliti" posti: La Verna, la cascata dell'Acquacheta, Camaldoli, Campigna... per non parlare della diga di Ridracoli. Ma le Foreste Casentinesi offrono anche altri luoghi meno noti eppure molto interessanti per tante ragioni diverse! Vediamo allora 5 destinazioni all'interno delle Foreste Casentinesi che non tutti conoscono.

1. Serravalle

Il paese di Serravalle si trova su una breve dorsale rilevata in un paesaggio dove si alternano prati, boschi cedui e castagneti. Conserva ancora una torre quadrangolare, residuo di un castello dell’XI secolo: la torre domina la boscosa valle del torrente Archiano, che dal Passo dei Mandrioli scende fino a Bibbiena. L’origine di Serravalle è da ricercare nella sua posizione dominante e la sua vicinanza al crocevia delle strade che portano a Badia Prataglia e a Camaldoli. Il vecchio castello doveva servire da sentinella, e nel 1305 Serravalle è stato ulteriormente fortificato e munito di cassero e torre. Che sia per esplorare il paese, o per girarci intorno, Serravalle potrebbe rivelare scorci davvero suggestivi, degni di un romanzo storico!

2. Il Lanificio di Stia

La lavorazione della lana era un'attività fondamentale fino a pochi anni fa, e il Casentino non fa eccezione: a partire dal Medioevo la lana rozza e povera è all’origine del noto Panno Casentino, tessuto ruvido e resistente all’usura. Originariamente era indossato dai Monaci e dai montanari, oggi invece è diffuso in tutta Italia. La lana rappresentava una risorsa preziosa, tanto che nel 1861 la più importante azienda del Casentino era la società del lanificio di Stia di proprietà della famiglia Ricci. Lo sviluppo dei lanifici era possibile, oltre che alla presenza di pecore, anche grazie all’abbondanza dei corsi d’acqua che facilitavano le operazioni di lavorazione del tessuto. Presso il lanificio di Stia oggi è presente una mostra dove sono raccolti documenti di varia natura: campionari, documenti di produzione, strumenti contabili..., oggetti di particolare valore simbolico, capi d’epoca in tessuto casentino. Un'occasione per scoprire un antico mestiere ricco di segreti e storia.

3. Il Lago degli Idoli

Nel VI secolo a.C. gli Etruschi consideravano sacro il Monte Falterona: era uso diffuso gettare delle offerte nel lago di Ciliegeta, vicino alle sorgenti del fiume Arno. Il Lago degli Idoli è noto come il più importante sito archeologico casentinese: qui è stata raccolta una delle più ricche testimonianze del culto del mondo etrusco. Si trova in località Ciliegeta (1380 m s.l.m), a sud della cima del Monte Falterona e a poche centinaia di metri dalla sorgente Capo D’Arno: geograficamente, quindi, è il punto centrale di raccordo tra l’Appennino Toscano e quello Emiliano. Sono stati ritrovati, dal 1838 fino ad oggi, numerosi reperti etruschi, alcuni dei quali sono conservati al British Museum di Londra e al Louvre di Parigi. Un luogo ricco di suggestioni e storia, immerso nella natura!

4. Castagno d'Andrea

Paese natale del pittore Andrea del Castagno, grande artista del Rinascimento fiorentino, il paesino Castagno d'Andrea è la base ideale per le escursioni al Falterona e Falco e al Monte Acuto. Mentre una mostra permanente al Centro Visita del Parco descrive l'opera di Andrea del Castagno, la natura offre tutto intorno all'antico abitato le tipiche "marronete", boschi estesi e suggestivi di secolari castagni coltivati per la produzione dei marroni. Una destinazione ideale per accontentare chi ama l'arte, la natura e... il gusto!

5. Moggiona

Le origini di Moggiona sono analoghe a quelle di altri centri di epoca preromana che si possono trovare nel Casentinese: caratterizzata da un nucleo abitato posto su un’altura e collocato lungo le principali vie di comunicazione a difesa dei pascoli di montagna, il piccolo centro di Moggiona sorge su uno sperone roccioso al centro di una valle chiusa, ad un’altitudine di 700 metri sul livello del mare. A pochi km da Moggiona, lungo una via antica che da Pratovecchio porta verso il crinale dell'Appenino, si trovano i resti di un altro di questi centri, detto Il Poggio; un'altra antica via di comunicazione è quella che dal fondovalle risale il corso del torrente Sova, che nasce ai piedi del paese. La storia di Moggiona è strettamente legata a quella di Camaldoli fin dal 1012, quando il monaco Romualdo fondò, a pochi chilometri da questo piccolo borgo, l’Eremo di Camaldoli. Un luogo perfetto per partire all'avventura ed esplorare le vie circostanti e immergersi in un baleno nella natura.

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