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Zona rossa, la Lega: "Il pugno di ferro imposto dalla Regione alla Romagna non sembra avere giustificazioni"

“Lo ribadiamo: Stefano Bonaccini si è fatto prendere la mano e sta sbagliando tutto. Il pugno di ferro imposto dalla Regione alla Romagna non sembra avere giustificazioni"

“Lo ribadiamo: Stefano Bonaccini si è fatto prendere la mano e sta sbagliando tutto. Il pugno di ferro imposto dalla Regione alla Romagna non sembra avere giustificazioni, visto che amministratori pubblici e sanitari continuano a diffondere dati poco chiari e a parlare di probabili rischi, di eventuali emergenze. Non si blocca un intero territorio, non si chiudono scuole, asili, attività, non si penalizzano imprenditori e lavoratori su ipotesi, su previsioni": così in una nota il deputato Jacopo Morrone, Segretario della Lega Romagna e Antonella Celletti, responsabile Enti locali della Lega Romagna.

"Dalla profusione di dichiarazioni emerge che, in un anno dall’insorgenza dell’epidemia, la risposta del sistema sanitario romagnolo non è stata potenziata come era stato previsto e che l’unica strada individuata dalla Giunta regionale è quella delle chiusure e del lockdown, nonostante siano sempre più numerose le voci scientifiche contrarie a queste soluzioni considerate inutili. Bonaccini fa anche autogol quando accusa il Governo di non avere i dati aggiornati pur di rinchiudere nuovamente la Romagna. Forse gli hanno dato fastidio le prese di posizione di certi sindaci contrari alle chiusure, forse vuol far valere il proprio autoritarismo, forse si vogliono nascondere le debolezze della sanità regionale? Non lo sappiamo ma è certo che Bonaccini sta mettendo a rischio la tenuta del sistema romagnolo".

"Se siamo allo stesso punto di un anno fa, se ci vengono imposte le stesse soluzioni del 2020 che si sono dimostrate fallimentari, significa che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle decisioni assunte. Stiamo ricevendo centinaia di segnalazioni e proteste disperate da associazioni di categoria, imprenditori, partite Iva, lavoratori, esercenti, famiglie. La visione ‘chiusurista’ e i messaggi terrorizzanti compromettono il presente e il futuro delle persone, in particolare dei giovani. A Bonaccini chiediamo un passo indietro. Riveda questa decisione intempestiva e lasci vivere e lavorare la comunità romagnola, pur prevedendo l’osservanza responsabile dei protocolli di sicurezza sanitaria”, concludono i leghisti.

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