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Voto contrario di Cesena Siamo Noi sul Piano urbanistico generale: "Futuro incerto per la città"

"Si tratta di un futuro incerto soprattutto per ciò che riguarda le ricadute in termini ambientali per le scelte che sono state fatte", secondo il gruppo consiliare di Csn

Con il Consiglio Comunale di giovedì 16 febbraio si è concluso il percorso della formazione e approvazione del Piano Urbanistico Generale, lo strumento che andrà a definire il futuro urbanistico di Cesena per i prossimi 20 anni.

Secondo il gruppo consiliare di Cesena Siamo Noi: "Si tratta di un futuro incerto soprattutto per ciò che riguarda le ricadute in termini ambientali per le scelte che sono state fatte. Infatti questo nuovo piano, che nelle intenzioni della Giunta “rigenera senza cementificare e consumare suolo” e ha l’obiettivo del “consumo di suolo a saldo zero”, in realtà porta in pancia circa 70 aree potenzialmente edificabili dai piani regolatori del passato per un totale di circa 3,3 milioni di mq terreno agricolo (460 campi da calcio) che in pochi anni potrebbe essere cementificato, oltre a 0,7 milioni di mq, corrispondenti al 3% del territorio già urbanizzato, che la Legge Regionale consente di edificare fino al 2050. Cesena Siamo Noi in questi anni ha fatto battaglie importanti in città contro il consumo di suolo e questo Piano regolatore ci è sembrato debole proprio su questo aspetto per noi fondamentale. Per questo abbiamo votato contro la sua approvazione".

Dettaglia Csn: "Siamo di fronte a cambiamenti ambientali epocali. Se vogliamo realmente occuparci dei cambiamenti climatici e lasciare ai nostri figli un ambiente migliore di quello attuale, allora dobbiamo occuparci di alcune questioni molto semplici: quanto suolo consumiamo, quanto suolo desigilliamo (aree cementificate riportate a terreno permeabile), quanti alberi piantiamo, quanta acqua scorre nei fiumi, la qualità dell’aria. Ricordiamoci che i disastrosi cambiamenti ambientali in corso non avvengono solo perché usiamo troppo l’automobile e non andiamo abbastanza in bici o a piedi, ma anche e soprattutto per effetto della trasformazione del suolo, della sua impermeabilizzazione. A fronte di nuova cementificazione di suolo agricolo, chiediamo all’amministrazione quanto suolo sarà desigillato e riportato a terreno produttivo.  A noi sembra che questo piano rimandi il problema al 2050 e per ora le politiche ambientali che si fanno in questa città sul fronte consumo di suolo sono all’acqua di rose. Se oggi esistono pareri diversi sulle cause dei cambiamenti climatici, sul surriscaldamento del clima causato dalle emissioni di gas da combustione fossile o dagli allevamenti intensivi, il consumo di suolo è un dato oggettivo e visibile da tutti, misurabile e i suoi effetti sono la riduzione della produzione di cibo e i disastri ambientali e idrogeologici riconducibili principalmente alle alluvioni.   I precari equilibri ecologici del nostro pianeta stanno velocemente cambiando e ogni territorio di questo pianeta, ogni comune, dovrebbero, se ci tengono a mantenere condizioni di vivibilità accettabili per l’uomo, affrontare subito questo tema. Vogliamo difendere la vocazione agricola del nostro territorio e con se la produzione di prodotti agricoli a partire dalla salvaguardia della risorsa suolo, o preferiamo per necessità affidarci alla tecnologia per fabbricare cibo di sintesi?".

Prosegue ancora Cesena Siamo Noi: "Siamo poi sicuri che Cesena debba crescere in larghezza? Perché la sfilza di PUA che il PUG si porta in pancia ci dicono questo. Si stima che Cesena abbia 4000 case sfitte (qui mi preme ricordare che il PUG si basa sul censimento ISTAT del 2011, quindi dati vecchi per un piano nuovo, che stimavano in 2700 le abitazioni sfitte) più tutta una serie di aree che qualcuno ha definito  vuoti, ossia aree dismesse (vedi ex Sacim o Ex Europa). Dal punto di vista politico il Piano doveva puntare maggiormente e convintamente sul recupero di edifici e aree dismesse per rendere più competitivo il recupero piuttosto che all’espansione attraverso i PUA pregressi che utilizzano terreno agricolo. Francamente non vediamo questa politica nel piano e se oggi ci ritroviamo ancora 70 aree di espansione è perché la fame di consumare il suolo esiste ancora e perché è più facile e conveniente edificare su terreni vergini che riqualificare le aree dismesse, questo è il punto. E la politica su questo è stata ambigua e non ha dato un segnale netto. Questo non significa essere contro l’iniziativa privata o contro la crescita della nostra città e non è nemmeno decrescita felice, ma si tratta di governare il territorio salvaguardando le risorse, la risorsa suolo che è un bene finito, limitato, che impiega un centinaio d’anni per essere produttivo per la produzione di cibo. Si può crescere e fare sviluppo anche senza consumare suolo e oggi con la crisi che il nostro pianeta sta attraversando queste modalità si devono trovare. Ogni mq che cementifichiamo richiede ingenti quantità di energia, produce ingenti quantitativi di Co2, riduce la capacità del terreno di assorbire acqua limitando il ripascimento delle falde acquifere sotterranee".

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