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Trasporto a chiamata, i dubbi di Di Placido (Cambiamo): "L'app l'unico modo per accedere al servizio, non è a portata di anziani"

"In primis, ci pare che il progetto nasca, ancora una volta, all’insegna di una scarsa condivisione visto che, ad esempio, i quartieri coinvolti nell’iniziativa sono stati interpellati solo a cose fatte"

“L’iniziativa denominata ‘BusSì”, il nuovo servizio di trasporto pubblico a chiamata, presentato mercoledì in commissione consiliare, rende inevitabili alcune considerazioni. In primis, ci pare che il progetto nasca, ancora una volta, all’insegna di una scarsa condivisione visto che, ad esempio, i quartieri coinvolti nell’iniziativa sono stati interpellati solo a cose fatte.  E’ comprensibile che l’impianto tecnico sia stato redatto e definito da Start Romagna, ma nel rispetto dei patti sulla mobilità siglati con le frazioni, forse una maggiore concertazione non avrebbe guastato". Lo afferma Luigi Di Placido, consigliere comunale di Cambiamo.

"Inoltre, da resoconti giornalistici, sappiamo che l’applicazione digitale per l’utilizzo del servizio ha subito riscontrato qualche problema tecnico e dunque, auspicando che si tratti soltanto di anomalie iniziali, forse una fase di collaudo più lunga non avrebbe fatto male. Ma a sollevare i dubbi maggiori è il fatto che quell’app sia l’unico sistema per accedere al servizio. Per carità, il mondo corre veloce ed è giusto adeguarsi ma, quando si parla di servizi pubblici, non si può dare per scontato che le fasce più fragili della nostra comunità abbiano un accesso disinvolto ed una dimestichezza così familiare con il mondo della tecnologia digitale. Un progetto ideato anche per venire incontro agli anziani che vivono nelle zone più periferiche della nostra città, forse, avrebbe dovuto tener conto maggiormente del profilo dell’utenza e prevedere anche formule di prenotazioni più accessibili, come ad esempio la modalità telefonica". 

"Esprimiamo dubbi anche sulla fascia oraria prescelta - dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19 - un arco temporale che, non prevedendo l’ora del pranzo (e dunque il ritorno dall’ufficio), rischia di tagliare fuori una fetta importante di lavoratori. Come lista civica Cambiamo, abbiamo chiesto con forza un monitoraggio quindicinale del servizio che, essendo sperimentale, potrebbe palesare delle criticità impreviste. L’iniziativa, come noto, sarà in funzione fino a giugno e sarà gratuita fino al 7 gennaio, dopodiché passerà a pagamento (1,50 a corsa).  Un altro dubbio è legato al fatto che non si è pensato di estendere il progetto ai comuni limitrofi a Cesena e questo, soprattutto per chi risiede ai confini del nostro territorio comunale, ne limita fortemente la sua utilità.  In ogni caso, l’aspetto più preoccupante nasce dalla non risposta ad un nostro quesito. Ovvero, in commissione consiliare abbiamo chiesto quali risultati, anche economici, ci si aspetta per poter poi, in un secondo momento, giudicare positivamente la ‘sperimentazione’ e dunque stabilizzare o meno il servizio dopo il mese di giugno. Ebbene, nessuno è stato in grado o ha voluto risponderci". 

"Per il momento, dunque, sappiano soltanto che, per questi otto mesi di sperimentazione, sono stati stanziati 210mila euro, ovvero 25mila euro al mese. Fino agli inizi di gennaio, come detto, il servizio sarà gratuito; ma dal 7 gennaio in poi, quando il servizio sarà a pagamento, pare non esista nè una previsione di introiti nè la definizione di uno scenario di compatibilità finanziaria, e dunque ci chiediamo in base a quali parametri sia stato deciso di avviare questo servizio con queste modalità.L’assessore si è limitato a dirci che, di solito, si calcola un introito pari a circa il 20 per cento delle risorse stanziate, il che significa che ogni mese si prevedono circa 5000 euro di introiti. Dunque, proiettando questo dato su base annuale, si avrebbe un costo mensile netto di 20mila euro che, tradotto, significa un costo annuo di 240mila euro. Già da oggi, al di là del cosiddetto ‘ritorno sociale’, sarebbe opportuno domandarsi se il costo del servizio sia congruo alla sua utilità, e se tale costo sia inferiore rispetto all'ipotesi di potenziamento delle linee esistenti. In definitiva, non avere risposte sull’equilibrio finanziario del progetto rende, ancora una volta, tutto molto vago. Come se ci trovassimo di fronte all’ennesima sperimentazione molto utile sul piano mediatico, ma nebulosa sugli esiti effettivi. Conosciamo bene quali siano le criticità del trasporto pubblico locale e certamente condividiamo le politiche orientate verso la pedonalizzazione e verso un utilizzo meno intensivo dell’auto, ma il trasporto pubblico deve funzionare e certe innovazioni, sul piano economico e progettuale, non possono essere un salto nel buio o indulgere troppo all'indeterminatezza”.

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