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Sicurezza, i Liberaldemocratici: "Serve una svolta fatta di confronto e azioni concrete"

"Occorre un chiaro e robusto cambio di passo, contraddistinto da determinazione e fermezza, che coinvolga concretamente le altre autorità competenti, a partire dal Questore"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

"Tra le tante aree di competenza della Polizia Municipale, la prima che si può leggere nel sito del Comune è “vigilanza sull'osservanza delle legge”, di cui oggi più che mai si sente la necessità. Realtà limitrofe alla nostra (vedi Cervia, Cesenatico e Savignano), consapevoli della difficoltà di perseguire gli obiettivi di sicurezza con gli schemi del passato, hanno avviato sperimentazioni in modo diverso, istituendo ad esempio Team Antidegrado, con lo scopo dichiarato, ed efficace, di presidio del territorio e contrasto alla diffusione della microcriminalità. Savignano addirittura sostiene gruppi di vicinato, e la Polizia Municipale collabora con essi, sempre nell’ambito della cornice istituzionale, che prevede la stretta collaborazione con le forze dell’ordine, in sinergia e aiuto delle stesse. A Cesena queste realtà vengono etichettate come “diverse”, ci si aggrappa alle leggi che sanciscono la netta separazione dei ruoli nella gestione dell’ordine pubblico, ignorando volutamente le realtà vicine, come se l’intesa col Prefetto fosse prerogativa di altri.

Il corpo della Polizia Municipale di Cesena, forte di 88 addetti, viene da stagioni di forti lotte sindacalizzate interne, con ferite e conseguenze ancora vive, tanto da far optare l’Amministrazione per un più semplice e prosaico “vivi e lascia vivere”. Questo atteggiamento non  porta alcun beneficio per cittadini, imprese, territorio. Se il novero delle 200 mila leggi in vigore permette sempre di individuarne una da prendere a pretesto per fare o non fare, dall’altro la somma delle tante aree di competenza rischia di giustificare l’impossibilità di avere le risorse per aumentare il presidio sul territorio. Presidio che dovrebbe essere di gran lunga l’attività principale della Polizia Municipale, che comporta stare in strada, avere rapporti diretti con i cittadini, insomma tutte azioni che richiedono impegno e costanza, e che spesso non sono facili.

Però a Cesena vediamo che nessuno pensa di costituire un Team Antidegrado come fatto vicino a noi, e si opta per un molto più blando Team di Prossimità in centro. In fin dei conti, dopo anni di segnalazioni ed azioni, non siamo ancora in grado di estirpare quattro venditori abusi all’Ospedale Bufalini, mentre Cervia ha eliminato le centinaia dalla sua costa. Ecco spiegato la virata verso il controllo del territorio con tutti i mezzi tecnologici possibili, in cui si inserisce il faraonico progetto di videosorveglianza, di cui tanto si è parlato in questi ultimi tre anni, ma che pochi hanno ben compreso oltre alle dichiarazioni ad effetto.

Ciliegina sulla torta, la dotazione tecnologica di cui la Polizia Municipale dispone è composta da diversi sistemi operativi e sistemi di raccolta delle richieste che non comunicano tra di loro, e che obbligano gli addetti a pesanti perdite di tempo per rendicontare le attività. A poco servono le tecnologie, quando esulano da cornici di integrazione, lasciando spazio a qualche fuoco artificiale ad effetto, come il quasi dimenticato Scout Street. Stesso dicasi per le dotazioni degli agenti, che non debbono essere oggetto di economia, quando si vogliono investire ben 10 milioni euro nella videosorveglianza.

Quel che serve allora è l’assunzione di responsabilità nel contrasto alla microcriminalità da parte dell’Amministrazione che governa la città, che ricordiamo ha anche l’onere di essere città capofila dell’Unione dei Comuni. Responsabilità  che non può lasciare ad altri; quella responsabilità che va attuata con determinazione e non con semplici tavoli di cortesia.  Occorre quindi un chiaro e robusto cambio di passo, contraddistinto da determinazione e fermezza, che coinvolga concretamente le altre autorità competenti, a partire dal Questore, anche in momenti pubblici di confronto con le forze politiche e associative della città. Le soluzioni possono arrivare solo se la città non continua a sentirsi abbandonata, e se si smette di pensare che “non ci si può fare niente”. Ma, perché questo accada, bisogna mettere da parte protagonismi e orgogli, e dimostrare ai cittadini che la parola “sicurezza” non è una bandiera agitata strumentalmente ma un elemento fondamentale della qualità della vita.

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