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Referendum, i Giovani Democratici di Cesena spiegano le ragioni del loro "No"

I Giovani Democratici di Cesena intervengono in merito al prossimo referendum sul taglio dei Parlamentari

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

Il Referendum costituzionale del 20 e 21 settembre sulla riduzione del numero dei parlamentari rappresenta un caso di carattere inedito nella storia costituzionale della Repubblica Italiana. Si tratta dell'unico referendum costituzionale indetto per stimolare una pronuncia popolare su di un tema circoscritto e definito: è un’ipotesi di modifica su cui siamo chiamati a pronunciarci che, pertanto, si presenta in maniera del tutto autonoma, al di fuori di un progetto organico di riforma della seconda parte della Costituzione.

La perdita progressiva di centralità del Parlamento come sede del confronto politico fra i partiti richiede scelte di riforma maggiormente ampie e strutturali, tenute assieme da una visione di fondo coerente e ragionata. Lo scopo deve essere innanzitutto quello di rafforzare l'istituzione parlamentare, restituendogli autorevolezza e funzionalità.

Obiettivi generali del processo riformatore, diversi da quello di ridare centralità al Parlamento, per ridare centralità al ruolo della politica, non possono essere sposati dalla nostra organizzazione giovanile.

Restituire un ruolo di primo piano al Parlamento è uno scopo da intendersi come prioritario rispetto a quello di una riduzione dei costi realizzata attraverso la riduzione del numero dei parlamentari che, conti alla mano, inciderebbe per circa lo 0,0007 per cento sul bilancio complessivo dello Stato.

Occorre ridare slancio alla riflessione complessiva che deve essere propria di un grande partito di centrosinistra, quella di essere centro di elaborazione e di propulsione di una serie di riforme di portata più ampia, che interessino non soltanto il numero dei parlamentari, ma anche e soprattutto:

- Il superamento dell'attuale assetto di bicameralismo paritario, con una differenziazione fra le due camere del Parlamento, in quanto a criteri di composizione, rappresentanza territoriale, rapporto fiduciario col Governo e funzionamento complessivo dell’iter legis, argomento al centro di un dibattito accademico di lunga durata ed emerso fra l'altro nel corso della direzione nazionale del Partito Democratico dello scorso 7 settembre 2020 (c.d. proposta di revisione costituzionale Violante);

- L'ampliamento del diritto di voto al Senato, includendo le fasce di età comprese fra i 18 e i 24 anni. Lo spazio di partecipazione verrebbe così allargato a circa 3 milioni e 700.000 elettori che attualmente possono eleggere esclusivamente i propri rappresentanti alla Camera. In questo caso, è possibile prendere come riferimento i disegni di legge già depositati in Parlamento sul tema (disegni di legge Bossio e Ceccanti). Questa modifica costituzionale è stata, fra l’altro, già approvata in prima lettura sia alla Camera che al Senato.

- La riduzione dei requisiti di età per la candidatura al Senato, attualmente fissati a 40 anni. Si tratta di una limitazione estremamente severa, che preclude la possibilità di candidatura al Senato alla fascia di età compresa fra i 18 e i 39 anni. Una limitazione di eleggibilità sulla base dell'età è prevista anche per il Senato degli Stati Uniti, ma è di gran lunga meno stringente, essendo fissata a 30 anni (anche in questo caso, si può fare riferimento ai disegni di legge Bossio e Ceccanti). Questa modifica costituzionale, in un primo momento incardinata nell’iter parlamentare, è venuta meno nel corso del dibattito al Senato ma andrebbe recuperata nella riflessione generale.

- La riapertura del dibattito sul diritto di voto degli studenti fuori sede, a partire dai disegni di legge sul tema depositati in Parlamento nella presente legislatura (disegni di legge Madia e Nesci). Il diritto di voto fuorisede è da sempre una delle rivendicazioni caratterizzanti la nostra organizzazione giovanile. Attualmente possibile, attraverso un mero cavillo giuridico, esclusivamente per le consultazioni referendarie, è necessaria una disciplina di carattere strutturato, che riconosca questo diritto in maniera chiara e univoca, per quelle e per altre scadenze elettorali di rilievo.

Una riduzione del numero dei parlamentari che non si inserisce nel contesto di una riforma complessiva dell'organo parlamentare, che è frutto di un calcolo aritmetico non adeguatamente motivato e che corre il rischio di allontanare il Parlamento dai territori è destinata a registrare il nostro No.

Questa nostra posizione vuole essere di stimolo alla apertura di una seria riflessione generale sulle precedenti proposte di riforma richiamate, con spirito costruttivo e nel pieno rispetto della pluralità di visioni che pure sono presenti.

Il superamento dell'attuale assetto del bicameralismo è un tema su cui dovrà necessariamente svilupparsi la riflessione sul tema delle riforme istituzionali, a partire dalla proposta di revisione costituzionale che verrà avanzata dal Partito Democratico, ponendo particolare attenzione alla problematica del rapporto fra Parlamento e territori. Quella della rappresentanza territoriale è una questione che è, da sempre, di particolare rilievo e complessità in un Paese geograficamente plurale come l’Italia. La risposta in termini di riforme istituzionali dovrà seguire la ratio di creare un più forte raccordo fra istituzioni centrali e Regioni.

La riapertura del dibattito parlamentare sulla legge elettorale può essere la sede idonea in cui affrontare il tema del diritto di voto degli studenti fuorisede, nella speranza che si possa dare una risposta a quegli studenti e quelle studentesse che, a ogni tornata elettorale di rilievo, sono interessati dal problema della possibilità concreta di esercitare il proprio diritto di voto.

La speranza fra l'altro è che, approvata una nuova legge elettorale, non vi siano poi ulteriori proposte di modifica o critiche all'impianto adottato, raggiungendo un livello di stabilità e certezza che, negli ultimi anni, è oggettivamente mancato.

Queste sono le motivazioni dietro al nostro NO, che abbiamo discusso ieri durante l'iniziativa "La Romagna per il NO" presso la sede della CGIL in via Tito Maccio Plauto 90. Insieme a noi erano presenti l'onorevole Gianni Pittella, senatore del PD e tra i fondatori del Comitato "noiNO", in collegamento via Zoom da Roma, e l'Assessore alla Cultura del Comune di Cesena Carlo Verona.

Quindi l'augurio è che la riflessione sul tema delle riforme costituzionali possa avvenire in un contesto sereno, consapevole e privo di estremizzazioni, secondo quelle stesse modalità di confronto e rispetto reciproco che hanno caratterizzato il dibattito dell'Assemblea Costituente repubblicana.

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