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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

E' periodo di Ramadan, la lezione con la musica stoppata su richiesta di 2 alunni musulmani: "Episodio grave"

La Lega: "Due studenti, affermando di non poter ascoltare musica per motivi legati alla loro religione, hanno, nei fatti, compresso la libertà di insegnamento e i diritti degli altri studenti in una scuola pubblica"

E' rimbalzata su diversi quotidiani la notizia di una lezione annullata in una scuola superiore della provincia di Forlì-Cesena dopo che un prof si è trovato di fronte alla richiesta di due alunni musulmani di interrompere l'ascolto di alcuni brani musicali di supporto, per il fatto che in questo momento è periodo di Ramadan. Sulla questione che ha scatenato anche molte reazioni sui social network intervengono il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, e la capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Cesena Antonella Celletti.

Questo il pensiero dei due esponenti della Lega: “E’ certamente un episodio molto grave su cui riflettere senza pregiudizi ma anche senza facili scorciatoie. Due studenti, affermando di non poter ascoltare musica per motivi legati alla loro religione, hanno, nei fatti, compresso la libertà di insegnamento e i diritti degli altri studenti in una scuola pubblica italiana per sua definizione laica. Incredibile, poi, che il permesso di tenere o meno questa lezione sia stato delegato ai genitori dei due studenti e non sia stato assunto dalla dirigenza scolastica che, legittimamente, avrebbe dovuto consentire lo svolgimento della lezione, lasciando ai due studenti e alle famiglie la decisione se partecipare o meno".

Proseguono Morrone e Celletti:  "I guasti del relativismo culturale stanno producendo i frutti avvelenati che avevamo previsto. E’ in atto da anni una sorta di abbandono e di disconoscimento delle nostre tradizioni, della nostra cultura e della nostra storia grazie ai ‘cattivi maestri’ del multiculturalismo, zelanti detrattori della civiltà occidentale e delle sue radici ma assai comprensivi nei confronti di culture e tradizioni religiose che negano libertà e diritti. Tutelare i diritti delle minoranze non significa rinnegare i principi cardine di una comunità nazionale inseguendo modelli interculturali nelle scuole. Una contraddizione, come abbiamo visto, pericolosa e certamente non funzionale all’integrazione. Modelli che forse non hanno raggiunto i risultati che si prefiggevano e necessiterebbero di un profondo ripensamento. Per capire quanto la situazione sia esplosiva e quali siano i risvolti negativi in tema di apprendimento e formazione è sufficiente parlare con insegnanti, dirigenti scolastici e genitori, ma solo in privato perché ormai c’è anche il timore di essere messi alla gogna se si esprimono pareri difformi dall’imperante ‘politicamente corretto’".

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