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Profughi, la Lega boccia i lavori socialmente utili: "Chi paga l'assicurazione?"

A Bagno di Romagna la Lega Nord boccia il progetto di pubblica utilità “Mettiamoci le mani” promosso dal sindaco, che impegna in richiedenti asilo ospitati nella valle del Savio in lavori di pubblica utilità come la manutenzione delle aree verdi

A Bagno di Romagna la Lega Nord boccia il progetto di pubblica utilità “Mettiamoci le mani” promosso dal sindaco, che impegna in richiedenti asilo ospitati nella valle del Savio in lavori di pubblica utilità come la manutenzione delle aree verdi. Per il Carroccio si tratta di un “escamotage per farli accettare dalla comunità. Basta chiamarli profughi!”. E poi domanda: “Chi paga la copertura assicurativa di questi “volontari”?”.

“Innanzitutto è bene ribadire che non sono profughi. Tutti gli 8 ragazzi – ma non solo - impegnati nel progetto “Mettiamoci le mani” sono immigrati clandestini in attesa dell’ottenimento dello status giuridico di profugo. E questo non lo dice la Lega Nord. Lo dice lo Stato italiano. Non si capisce allora per quale motivo questo semplice assioma non entri nei discorsi e nei comunicati stampa del Sindaco Baccini”, attacca il segretario leghista della valle del Savio, Gianni Facciani.

Facciani punta il dito contro il progetto “Mattiamoci le mani” promosso dalla Giunta Baccini criticandone le finalità “non si comprendono infatti i motivi per cui questi ragazzi debbano essere integrati nella società considerato che, se non otterranno lo status di profugo, dovranno essere espulsi dall’Italia. Ma non si capiscono neppure le ragioni per cui ci si dia tanto da fare per trovare lavori socialmente utili da far svolgere a queste persone e non si investano invece energie e risorse per impiegare lavoratori italiani estromessi stabilmente dal mondo del lavoro”.

“Come Lega Nord crediamo che le cooperative e i Comuni, come quello di Bagno di Romagna, che si ergono a paladini della misericordia, potrebbero svolgere opera ben più meritoria facendosi carico dei nostri concittadini che vivono ai margini della società perché considerati esuberi o perché hanno perso il lavoro. Oltretutto è bene ricordare, a chi fa finta di niente e non vuol sentire, che per svolgere anche il più semplice dei lavori questi immigrati devono essere “coperti” da polizza assicurativa. E qui la domanda sorge spontanea: chi se ne fa carico? Per quale cifra?”.

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