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Polemica sulla Resistenza, la Provincia rientra nell'istituto Cervi

Rinnovata con i voti favorevoli di Pd e Rifondazione Comunista (contrari PdL, Udc e Lega Nord, astenuta Idv) l’adesione della Provincia di Forlì-Cesena all’Istituto Alcide Cervi a Gattatico (Reggio Emilia)

Rinnovata con i voti favorevoli di Pd e Rifondazione Comunista (contrari PdL, Udc e Lega Nord, astenuta Idv) l’adesione della Provincia di Forlì-Cesena all’Istituto Alcide Cervi a Gattatico (Reggio Emilia). L’Istituto Cervi promuove e conduce ricerche, studi elaborazioni e iniziative in rapporto ai movimenti popolari e alla partecipazione dei contadini alla lotta antifascista e alla Resistenza. L’istituto gestisce il Museo Cervi di Gattatico e la Biblioteca archivio Emilio Sereni.

La prosecuzione dell'attività culturale comporta la richiesta di pagamento della quota associativa di 1.735 euro per l'anno 2011. Ha presentato la delibera l’assessore alla Cultura Iglis Bellavista: “Partecipiamo assieme a 150 soci in tutt’Italia fin dall’istituzione di quest’Istituto. Lo scorso anno ne siamo usciti ed oggi proponiamo la riadesione. E’ minimale l’attività dell’Istituto che guarda indietro, al passato. Invece, è diventato un centro internazionale per la promozione della cultura della pace e dei diritti umani, affiancato da un museo di civiltà contadina tra i più qualificati”.
 
Ha preso la parola il consigliere PdL Vittorio Dall’Amore: “Ritengo l’Istituto Cervi una struttura molto interessante, ma relativa a quella zona in cui sorge. Quello dei fratelli Cervi è uno dei pochi casi in cui la gente ha combattuto, ha ucciso ed è stata uccisa. E’ una storia di partigiani combattenti e non a parole, una storia che è stata correttamente illustrata. L’abbiamo visita ed è una struttura rilevante. Detto questo, non capisco perché finanziare l’Istituto Cervi: è una struttura ben organizzata e non ha bisogno dei nostri soldi”.
 
Quindi Maria Grazia Bartolomei, capogruppo Udc: “Partecipo da molto tempo alle commemorazioni di Tavolicci e delle altre stragi compiute sul nostro territorio. Per noi dell’Udc la Resistenza è una storia da ricordare, anche per il suo valore per il futuro. Ma queste considerazioni vanno messe da parte: la giunta lo scorso novembre decise per l’uscita, ora ritorniamo ad aderire all’Istituto. Quello che chiediamo da tempo è che ci vengano i dati i criteri con cui la giunta aderisce o esce dalle associazioni, criteri che non ci vengono mai dati e in questo modo questo tipo di spese diventano spese per consenso”.
 
Ha parlato successivamente Gessica Allegni, consigliera Pd: “Come membro della maggioranza accetto la critica che siamo tornati sui nostri passi, ma a larga maggioranza in commissione mi sembrava che fossimo arrivati alla conclusione che forse non abbiamo approfondito adeguatamente quando siamo usciti. L’Istituto Cervi, poi, è una struttura di rilievo nazionale, che vede soci enti anche del Sud Italia, non si può fare un discorso solo localistico”. Questo l’intervento di Giovanna Perolari, capogruppo Idv: “E’ un’incoerenza oggi ritornare sui passi già presi. Non si tratta svalutare l’esperienza dell’Istituto Cervi. La scelta che ci portò ad uscire è di tipo economico, e su questa linea dobbiamo continuare. Abbiamo scelto di ridimensionare le partecipazioni e vogliamo rimanere coerenti su quest’impostazione”.
 
Da parte sua Stefano Gagliardi, capogruppo PdL: “E’ una realtà importante, ma che riguarda un territorio ben preciso. La mia domanda, a questo punto, è se le scelte del Consiglio sono ben ponderate. Non è possibile un anno fare la disdetta e l’anno dopo rientrare. Allora si potrebbe rimettere in discussione altre uscite dalle associazioni, anche locali, che ci chiedono di entrare. Non dobbiamo dimenticare che l’amministrazione spende già 28.000 euro per l’Istituto storico della Resistenza e altri 11.000 per il Centro per la Pace. Sono in quest’amministrazione da molti anni e non ho mai visto un documento fornito dall’Istituto, un’azione di divulgazione, una scuola del territorio che ha visitato il museo: per questo insistemmo lo scorso anno per l’uscita”. E’ seguito l’intervento di Valerio Roccalbegni, consiglieri PdL, che ha proposto di ricavare l’importo per l’adesione sottraendolo da quello dell’Istituto storico della Resistenza.
 
E’ intervenuto anche il presidente del Consiglio Provincale Daniele Zoffoli (Pd): “Una trentina di righe nel libro di Alcide Cervi andrebbero lette a chiunque voglia considerarsi cittadino della Repubblica Italiana, parole toccanti che vanno sopra la destra e la sinistra e si evidenzia un amore di patria. Queste righe sono un simbolo, scritte da chi ha avuto sette figli morti. Leggendo queste righe riconosco che fu un errore uscire, è un errore da riconoscere. Credo che sia giusto rientrare in quest’Istituto, per farsi carico delle grandi idealità che i sette fratelli Cervi ci hanno lasciato”.
 
La parola anche a Pier Giorgio Poeta , capogruppo di Rifondazione Comunista: “Ci stanno i ripensamenti, ma non il populismo gratuito. Molti consiglieri in commissione erano stati concordi nell’adesione e mai è stato proposto di ridurre l’Istituto storico della Resistenza per trovare i soldi per l’entratra nell’istituto Cervi. Sono due cose ben diverse. Oggi il lavoro più grosso che fa il Cervi è la gestione della raccolta di Emilio Sereni, grande esperto di agricoltura, il ‘Pietro Zangheri’ della situazione per intenderci. Da parte nostra è un onore per noi esserci, tanto che abbiamo sollecitato noi della commissione consigliare il rientro, e la giunta ci ha ascoltato”. Infine Fabio Dellamotta, consigliere PdL: “Non sono d’accordo: non è una spesa obbligatoria, non fa parte dei nostri compiti. Lo dico come uno che sa bene che l’Italia è una repubblica nata dall’antifascismo e che non ha scoperto vent’anni dopo chi ha vinto la Guerra”.

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