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Nuovo Dpcm, Rossi (Cambiano): "Tutte fallite le politiche preventive del Governo"

Il capogruppo di Cambiamo boccia il nuovo Dpcm: "Se si torna alle misure di marzo vuol dire che, in questi mesi, l'esecutivo ha fatto veramente poco"

"Il nuovo dpcm firmato dal Premier Conte decreta il fallimento di tutte le politiche preventive di questo governo, di tanti tavoli, comitati tecnici e consulenti vari. Vero è che una pandemia non rappresenta una criticità ordinaria per un esecutivo, ma lo spettro di una 'seconda ondata' era stato ampiamente previsto dalle organizzazioni sanitarie. Per questo farsi trovare nuovamente impreparati ed essere costretti ad applicare le stesse misure di marzo dimostra che, in questi mesi, al di là dei proclami e delle rassicurazioni, è stato veramente fatto poco". Così Andrea Rossi, capogruppo della lista civica Cambiamo, boccia in maniera categorica il nuovo decreto in vigore da domani.  

"Ci avevano assicurato - spiega Rossi - che stavano lavorando sul fronte della scuola, dei trasporti, del lavoro e, soprattutto, della sanità. Intere task-force impegnate a ragionare su come scongiurare un secondo lockdown e farsi trovare preparati di fronte ad una nuova, prevedibilissima emergenza. Peccato che, alla prova dei fatti, cioè non appena la curva dei contagi è tornata a risalire, di tutto quel lavoro non vi sia traccia". 

"In politica, però così come nella vita e nel lavoro - prosegue il rappresentante di Cambiamo - l'improvvisazione è pericolosa. E così, come tutti temevano, oggi a pagare il dazio di queste scelte sbagliate saranno ancora una volta i cittadini. In primis le solite categorie, quelle dello spettacolo, della ristorazione, dei bar, dei cinema, dei teatri, delle palestre e dei centri benessere già pesantemente colpite dal primo lockdown e ancora una volta additate come le principali responsabili del contagio. Da quanto si apprende, il nuovo decreto, pieno di contraddizioni e di scelte deja-vù, conterrebbe delle misure di ristoro per queste categorie. Ma sia il settore dello spettacolo che delle discoteche, a parte brevi periodi estivi, sono chiusi da otto mesi e dunque gli indennizzi per quegli operatori dovevano essere stati accantonati già da tempo. Quale azienda può sopravvivere se chiusa forzatamente per otto lunghissimi mesi con la prospettiva che il periodo sarà inevitabilmente più lungo?".

Secondo Rossi "la mala politica, quella che ragiona a vista senza competenze e lucidità, può fare danni enormi. E così, già da domani, tante attività di Cesena saranno costrette a lasciare a casa o a mettere in cassa integrazione centinaia di lavoratori. Uomini e donne che perderanno parte del loro stipendio mensile con gravissime ricadute sull'intera comunità. Purtroppo io stesso mi trovo in queste ore a fare scelte difficilissime per me e per i miei collaboratori. C’è tanta amarezza da parte di un intero settore e, assieme a tanti miei colleghi di Cesena e ad associazioni di categoria, stiamo cercando di organizzare manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica”.

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