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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Macfrut, ancora tanti 'no' al trasloco: "E' malato? Malato immaginario"

Sul trasferimento del Macfrut fuori Cesena continua il fuoco degli oppositori al progetto. A prendere la parola sono gli esponenti dell'opposizione di centro destra.

Sul trasferimento del Macfrut fuori Cesena continua il fuoco degli oppositori al progetto. A prendere la parola sono gli esponenti dell'opposizione di centro destra.

SPINELLI - Dice Stefano Spinelli, Consigliere comunale Ncd - Gruppo LiberaCesena: "Il Sindaco afferma di voler pedonalizzare piazza del Libertà per rispettarne il valore identitario. Dice anche di voler trasferire la sede del Macfrut, la fiera internazionale cesenate per eccellenza, per una ragione identitaria. A questo punto, però, mi sfugge cosa si intenda con il termine identitario, visto che a me pare sia proprio il contrario di quel che si sta cercando di fare. Allora vado a vedere nel vocabolario e leggo che identitario è ciò che si riferisce all'identità storica culturale e psicologica di  un soggetto. Mi pare ovvio cercare il primo dato dell'identità nella nascita e nella successiva crescita. Ebbene, Piazza della Libertà non è mai stata una piazza di socializzazione. Come si sa (e come ci ha ricordato  l'arch. Cantori, memoria storica delle vicende urbanistiche di Cesena) la sua nascita è il frutto di uno sventramento di palazzi e case preesistenti, negli anni della ricostruzione,  in cui si vedeva la città come un tutto urbanistico in movimento, come "un terreno in continua evoluzione, ove tutt'al più isolare i monumenti e ricostruire il resto". Insoma la piazza, per come è nata, rappresenta una ferita nel tessuto urbano originario, che si è aperta seguendo l'idea che la città dovesse respirare dal punto di vista del movimento e della circolazione delle persone, superando gli spazi angusti e stretti dell'impianto medievale. Piazza della Libertà storicamente non è nata - e non è mai stata - una piazza per l'incontro, ma per il movimento, è una piazza di transito e di sosta veloce per l'accesso al centro. Se vogliamo rispettare l'identità della città e della sua storia urbanistica credo che non possiamo prescindere da questo dato e dalle circostanze della sua nascita.
Ora invece si vorrebbe fare una piazza pedonale, stravolgendone l'identità urbanistica, anzi imponendone una completamente nuova. Credo che invece la piazza possa essere benissimo oggetto di un intervento di recupero senza rinunciare al parcheggio esistente a servizio dell'accessibilità dei cittadini al centro storico. La questione fa il paio con il trasferimento della sede del Macfrut. Mi chiedo coma possa definirsi identitario lo spostamento della sede di una Fiera che storicamente è nata, cresciuta e si è sviluppata come una delle più importanti fiere internazionali dell'agroalimentare a Cesena e che ha contribuito in maniera determinante a fare del territorio cesenate la "capitale dell'ortofrutta". Tradizionalmente, per vocazione del territorio, Macfrut ha sempre caratterizzato l'identità cesenate. Non è neppure pensabile un Macfrut non cesenate,che non si svolga più a Cesena. Sarebbe un'altra cosa. Per il bene dell'identità della città di Cesena, mi pare più importante rinunciare a progetti faraonici di pedonalizzazione di piazza della Libertà, da sempre piazza di transito, e fare tutto il possibile per salvaguardae la nostra fiera cesenate, fiore all'occhiello di livello internazionale. Altrimenti, quale anonima città del futuro vogliamo lasciare ai nostri figli?".

CASALI - Questa l'opinione di Marco Casali, consigliere di Forza Italia Per Libera Cesena: Si, vale la pena di scomodare il drammaturgo francese Moliére per raccontarvi una storia strana  che accade oggi a Cesena e che non riguarda una commedia ma bensì un nostro marchio storico che da trent'anni distingue Cesena nel mondo. Il Macfrut è malato. Non si sa bene di quale malattia, ma questo è quello che la Giunta di Cesena ci viene a raccontare e sostiene a spada tratta. Proviamo quindi a capire di quale strana malattia possa soffrire. Nel 2014 sono aumentati i visitatori? Si, sono aumentati addirittura del 10%. E gli spazi espositivi? No, quelli sono di minuti del 4%. Quindi? Molto semplice!  Ciò significa che gli espositori, ancorché in un periodo di crisi, non rinunciano al Macfrut, magari riducono lo spazio espositivo (per  risparmiare) ma vogliono comunque esserci. E vogliono esserci perché questa è una fiera ultraspecializzata  che rappresenta il meglio di questo settore. Nel 2014, 24 mila visitatori  (che non sono pochi). L'indotto ne gode e non solo quello del settore specifico ma anche indirettamente il benzinaio di Borgo Paglia che fa il pieno ai visitatori della fiera. Quanto vale questo indotto? Secondo le stime di Confindustria e di altri enti, almeno 8 volte il fatturato della fiera, quindi da 20 ai 30 milioni di euro, che magari non piovono proprio tutti precisamente sul territorio comunale, magari interessano anche i comuni limitrofi, ma sempre di Romagna trattasi. Ma vedete, non è solo una questione solo di vil denaro c'è di più. E quel di più è quel titolo che il prossimo anno battezza l’Expo di Milano e che prende il nome di: “Nutrire il pianeta”. Non è un argomento da poco, è un problema che fra poco tutti dovremmo affrontare. La popolazione mondiale cresce e quindi crescono anche le sue esigenze quantitative e qualitative (gli indocinesi non mangeranno per sempre solo riso!). Perché mai infatti la Cina ha acquistato milioni di ettari di terreno in Africa negli ultimi anni? Forse perché reputa strategico il fattore terra come mezzo di produzione. Ma la terra da sola non basta. Servono tecniche di  campo, serve tecnologia nel post raccolta per conservare, forse serviranno anche le biotecnologie. Bene, Macfrut rappresenta il luogo ideale per migliorare quella tecnica, per inserire quelle nuove tecnologie; in poche parole: Macfrut sarà sempre più strategico nel futuro. Che i cinesi si comprino pure ettari ed ettari di terreno ma poi dalla tecnica e dalla tecnologia dovranno per forza passare. E noi, se avremo la forza, saremo lì ad aspettarli. Anzi, saremo qui a Cesena per mostrargli un brevetto, un’invenzione, una nuova tecnologia (magari di una azienda cesenate). Questo dovremmo prospettare. Servono investimenti? No problem! Basta prendere, tanto per incominciare, quei 3 milioni di euro che questa Giunta ci vuole far spendere per pavimentare piazza della libertà e metterli nella nostra fiera. Improvvisamente il Macfrut, da malato immaginario, diventerebbe attore immaginifico. Basta crederci!"

ANGELI - Questo il commento di Stefano Angeli, Progetto Liberale: "Che la perdita del Macfrut sia un danno per Cesena è innegabile, dire semplicemente no al suo trasferimento però non basta, anche nel mercato fieristico globalizzato, infatti, quel che conta oggi è la competitività. Innanzi tutto occorre chiedersi cosa stia portando la nostra perla fieristica verso altri lidi; per prima cosa la necessità degli operatori del settore di trovare una piazza più adeguata dal punto di vista infrastrutturale, nonché una vetrina di più ampia visibilità in campo mondiale. Come secondo elemento c’è poi l’interesse di enti fieristici come quello bolognese, o anche milanese, di accaparrarsi eventi collaudati e di sicuro successo. Per questo l’anno scorso dichiarai che sarebbe stato opportuno valutare positivamente le offerte che ci venivano fatte dall’ente fiera di Rimini. Rimini proponeva di spostare nella sua infrastruttura fieristica, assai più adeguata e molto meglio servita, la manifestazione cesenate, offrendo in cambio una partnership con Cesena che avrebbe consentito comunque di avere una contropartita adeguata. A Cesena veniva offerto di fare da incubatoio alle nuove fiere riminesi e avrebbe anche potuto mantenere una parte del Macfrut, magari dedicata ai prodotti tipici romagnoli e collegata direttamente all’evento principale. Il no  a quella proposta fu unanime, di maggioranza e opposizione, e fu un grave errore. Un eventuale trasferimento a Bologna oggi infatti avverrebbe in cambio di nulla. L’alternativa infatti sarebbe stata di adeguare le strutture cesenati a reggere da sole la concorrenza, con investimenti che Cesena non è in grado di mettere in campo. Nel 2009 proposi, mettendolo come punto nel mio programma elettorale, la creazione di una unica società di gestione delle strutture fieristiche romagnole, proprio per prevenire “scippi” come quello del Macfrut e reggere la concorrenza non solo con Bologna, ma con Milano, Madrid o Parigi. Questo sarebbe stato senz’altro uno strumento adeguato per opporsi efficacemente ad una simile concorrenza, garantendo alle strutture romagnole, e quindi anche a Cesena, di essere utilizzate e valorizzate al meglio delle proprie possibilità. La miopia politica e la scarsa visione in prospettiva dell’evoluzione del mercato, anche in questo settore, rischia quindi di lasciare Cesena col classico pugno di mosche in mano".

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