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Addio al Macfrut? Coro dei 'no': "Geniale dire che lo vogliono le imprese"

Angeli (Pl): "eglio sarebbe stato avere il Macfrut a Rimini, magari avendo in cambio per la struttura cesenate qualcosa di adatto alle sue caratteristiche, che perdere tutto in cambio di nulla"

Dissensi sul possibile addio al Macfrut si levano dalla politica. Solo due partiti, tuttavia, su una questione così importante per la città prendono carta e penna per spiegare la loro posizione.

CENTRO-DESTRA. Marco Casali, consigliere di Forza Italia per Libera Cesena lamenta: “Si conclude il progetto del PD. In modo più o meno inconsapevole facciamo tutti parte del sistema integrato PD, un modello che partorisce progetti, magari anche traguardati a qualche anno di distanza, integra il sistema, rendendo interdipendenti i diversi attori (pubblico-sociale-imprese) e poi rilascia la procedura concludendo la missione. Questo è lo schema del modo di governare a cui siamo abituati da tempo che pare vecchio e obsoleto”.

“E’ da un po’ che andiamo dicendo che da un sistema integrato è necessario passare ad un sistema aggregato, perché non vogliamo nessuna camicia di forza. Quella camicia che invece è stata già montata con cura e dedizione ad alcune forze economiche locali per permettere di sopportare la dipartita del Macfrut. Da anni se ne parla, in modo più o meno approfondito, ma prima di concludere il progetto era necessario integrare il sistema e certi recenti incarichi nel consiglio di amministrazione dell’ente Fiera avevano un qualcosa di prodromico alla conclusione del progetto. Geniale poi, come pura farina del sacco lucchiano, che la decisione sia venuta dalle imprese. Come dire…la politica non c’entra è l’economia che ha deciso”.

PROGETTO LIBERALE. Stefano Angeli di Progetto Liberale commenta: “Nella campagna elettorale delle amministrative del 2009 lanciammo, da soli, l’allarme sul rischio che l’ente fiera di Cesena perdesse l’organizzazione del Macfrut e con esso la sua stessa ragione di esistere. Già allora infatti c’erano voci di interessamento di Bologna e Milano a questa manifestazione fieristica. Per evitare una perdita così grave per Cesena proponemmo di creare una società unica di gestione delle fiere romagnole, una società che potesse fare fronte alla concorrenza grazie alle strutture fieristiche di Cesena, Forlì, Rimini e Ravenna messe in rete ed in sinergia. Meglio sarebbe stato avere il Macfrut a Rimini, magari avendo in cambio per la struttura cesenate qualcosa di adatto alle sue caratteristiche, che perdere tutto in cambio di nulla”.

“Oggi la perdita della fiera dell’ortofrutta è diventata un rischio non solo reale e concreto, ma anche molto prossimo e probabile. La colpa è nostra, dell’amministrazione cesenate, ma anche delle associazioni imprenditoriali locali, delle associazioni di categoria, della nostra Camera di Commercio e delle nostre Banche, nessuno può chiamarsi fuori. In questi anni c’è stata infatti una totale inerzia di fronte a questo paventato pericolo che toglierebbe lavoro, attrattività ed investimenti non solo al polo fieristico cesenate, ma a tutto l’indotto, un danno economico difficile persino da quantificare per Cesena. Consapevolmente o meno si è andati incontro, senza far nulla, ad un evento che era chiaramente all’orizzonte, ed era proprio dovuto al successo che il Macfrut ha avuto in questi anni, un successo che ha reso la struttura cesenate largamente insufficiente ed inadeguata. Noi Romagnoli per l’incapacità a collaborare insieme abbiamo perso l’aeroporto di Forlì ed abbiamo quello di Rimini con l’acqua alla gola, abbiamo appaltato la nostra rete teatrale a Modena, pagando comunque dazio, ed ora probabilmente regaleremo un gioiello fieristico a Bologna, o a Milano, in cambio di nulla. Anzi a noi resterà solo la fiera delle tartarughe, e forse è tutto quel che meritiamo”.

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