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Lega: "Bar e ristoranti in sofferenza, consentire la riapertura in sicurezza"

"E’ indispensabile che chi governa, a tutti i livelli, prefiguri le condizioni per tornare a lavorare e per riaprire gli esercizi in sicurezza, con regole certe e trasparenti”

“Non bastano frasi di prammatica, sterili dichiarazioni di solidarietà agli esercenti o sperare nella stagione estiva quando con il ‘caldo’ si allenteranno i contagi. Perché forse, quando arriverà giugno, di attività da salvare ne saranno rimaste poche. Con le conseguenze che tutti possono immaginare. E’ indispensabile, al contrario, che chi governa, a tutti i livelli, prefiguri le condizioni per tornare a lavorare e per riaprire gli esercizi in sicurezza, con regole certe e trasparenti”.

E’ questo il commento di Fabio Biguzzi, consigliere comunale della Lega, il giorno dopo la manifestazione, “pacata e rispettosa”, inscenata davanti alla Regione a Bologna da una delegazione di ristoratori, baristi, commercianti e di aderenti all’Associazione Centro Anch’io di Cesena.

“Grazie all’interessamento del consigliere regionale Massimiliano Pompignoli della Lega, che ha coinvolto consiglieri di altre forze politiche, parte della delegazione ha potuto incontrare il presidente Stefano Bonaccini a cui è stata rappresentata la grave sofferenza in cui versano le imprese grazie alla miopia del Governo e alla inadeguatezza degli indennizzi previsti. Non ci sono state attenzione e rispetto del lavoro di tanti imprenditori messi in ginocchio da chiusure improvvisate e promesse aleatorie di riaperture, nonostante gli investimenti fatti per adeguarsi alle regole sanitarie. Ma c’è di più. Pensiamo alle discriminazioni subite dalle attività di più recente apertura per l’accesso alle risorse previste dai ‘decreti liquidità e ristori’, ai ritardi della cassa integrazione per i dipendenti e alla concorrenza sleale delle attività (mense o pseudo tali e autogrill) che contro ogni logica hanno potuto tenere sempre aperto".

"Con il primo gennaio 2021, inoltre -prosegue Biguzzi - è aumentata l’eventualità di essere segnalati alla centrale rischi come ‘cattivi pagatori’ con l’introduzione di nuovi e più stringenti parametri. Senza dimenticare la funzione sociale che gli esercizi di vicinato svolgono nelle frazioni e nei piccoli centri abitati. Insomma, siamo di fronte a una catastrofe economica e sociale ma chi ci amministra non ha il coraggio e la capacità di assumere decisioni per contrastarla. E dovrebbe essere ridimensionata anche l’enfasi con cui sono propagandati i 21 milioni stanziati dalla Regione Emilia-Romagna per ristorare gli esercizi, se è vero, come afferma Pompignoli, che tra i requisiti per accedere al bando c’è quello di avere il Durc 2020 (documento unico di regolarità contributiva), un requisito che potrebbe escludere buona parte delle attività che, per ovvie ragioni di liquidità, sono state costrette a sospendere i versamenti. In più, secondo alcune associazioni di categoria, i contributi regionali potrebbero essere erogati non prima di giugno/luglio, quando forse i destinatari avranno già chiuso definitivamente la serranda. Fare finta di nulla o rimandare la risoluzione del problema a data da destinarsi potrebbe, insomma, rivelarsi fatale”.

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