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"La vendita dell'ex lazzaretto uno sfregio alla cultura, mancano progetti di recupero e rilancio"

Di Placido (Cambiamo): "Detto che le condizioni dell’ex Lazzaretto sono talmente degradate che, al di là del prezzo d’asta, ciò che dovrebbe preoccupare un potenziale acquirente è l’ingente somma che servirà per il suo restyling complessivo"

La scelta del Comune di mettere all'asta l'ex lazzaretto trova le critiche della lista civica Cambiamo. “L’intenzione da parte del Comune di Cesena di porre in vendita il cosiddetto ‘Ex Lazzaretto’ nei pressi di San Domenico conferma quanta poca sensibilità e quanta poca lungimiranza abbia questa amministrazione nei confronti degli immobili con vocazione culturale.  La scelta lascia interdetti ma, ad onor del vero, è in geometrica coerenza con l’orientamento politico di questa Giunta che, a parte i soliti slogan di facciata, rispetto a certi temi ha spesso dimostrato indifferenza. E l’elenco, a riguardo, sarebbe lungo ed assortito, a cominciare dalla biblioteca Malatestiana con tutte le contraddizioni del terzo lotto, proseguendo con la Pinacoteca a Palazzo Oir, che non riuscirà mai a contenere tutto il patrimonio che giace stipato nei magazzini comunali, per finire con il Sant’Agostino abbandonato nel degrado più imbarazzante anziché tramutato in un necessario Museo della Città (dopo essere stato acquisito interamente dal Comune per una cifra superiore al milione di euro)". E' quanto dichiara Luigi Di Placido (Cambiamo), contestando la scelta del Comune.

Prosegue Di Placido: "E bene ha fatto il direttivo Ute a rimarcare, tra le altre cose, l’incongruenza di questa politica con il recente incarico affidato agli architetti Montalti e Castagnoli per un progetto di intervento sui 3,8 km. delle mura cittadine. La scelta di vendere l’ex Lazzaretto stona con la tanto sbandierata ristrutturazione dell’ex Roverella (immobile, lo ricordiamo, che non è di proprietà del Comune) e con i costi che l’amministrazione sostiene annualmente per la gestione del San Biagio. E lo stesso discorso potremmo farlo per il Palazzaccio, ridotto in condizioni pietose, ma per il quale, per fortuna, su nostra sollecitazione, è giunto in salvo il consiglio comunale con un pronunciamento bipartisan che impegna la Giunta al suo recupero e al suo rilancio.  Per tutti questi beni il Comune cerca puntualmente delle scorciatoie, dei palliativi, qualche privato che lo sollevi dall’onere della gestione, senza una visione che coinvolga non solo la cultura ma anche il turismo della nostra città". 

"Detto che le condizioni dell’ex Lazzaretto sono talmente degradate che, al di là del prezzo d’asta, ciò che dovrebbe preoccupare un potenziale acquirente è l’ingente somma che servirà per il suo restyling complessivo - sottolinea il consigliere comunale - viene normale chiedersi per quale ragione l’amministrazione non si prodighi per reperire fondi per questi edifici storici. E dunque, poiché la storia si ripete, sorge il sospetto che il Comune di Cesena preferisca vendere i suoi beni immobili, anche quelli più indentitari, o assegnarne la gestione ad altri, semplicemente perché non è in grado di pensare per essi progetti strategici di sviluppo più ambiziosi. In questo quadro scoraggiante, che puntualmente svilisce i simboli storici e culturali della nostra città, l’assessore alla cultura non ha nulla da obiettare? Il suo silenzio può avere due ragioni: o queste scelte vengono prese a sua insaputa e, in questo caso, di solito ci si dimette, oppure ne è perfettamente consapevole e magari condivide pure questo genere di operazioni. E allora, a maggiore ragione, le dimissioni ci sembrano l’unica inevitabile soluzione”, conclude Di Placido.

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