La Regione si prepara ad affrontare i tagli al trasporto pubblico
La crisi e i tagli del Governo al trasporto pubblico locale e ferroviario impongono a tutti gli attori (Regione, enti locali, aziende di gestione pubbliche, imprese private) un forte impegno per razionalizzare compiti, servizi, spesa, investimenti
La crisi e i tagli del Governo al trasporto pubblico locale e ferroviario impongono a tutti gli attori (Regione, enti locali, aziende di gestione pubbliche, imprese private) un forte impegno per razionalizzare compiti, servizi, spesa, investimenti: questa la generale consapevolezza emersa dal confronto con enti locali, associazioni, organizzazioni socio-economiche voluto dalla commissione Mobilità, presieduta da Damiano Zoffoli, sul progetto di legge che modifica la normativa regionale sul trasporto pubblico (l.r. n. 30 del 1998).
Il testo di riforma è stato illustrato sinteticamente dalla relatrice Paola Marani (Pd): per il trasporto ferroviario, ha detto, si è stabilito di eliminare l’attuale tetto di 9 anni dei contratti di affidamento e di sostituirlo con la durata fissa di 15 anni, prorogabili del 50%. Viene inoltre disciplinato il trasferimento di beni patrimoniali e di materiale rotabile funzionali alle attività operative, e si sancisce la divisione della Fer srl in due distinte società: una, a totale capitale pubblico (Regione ed enti locali), gestirà la rete; l’altra avrà funzioni e attività connesse al servizio. Restano di competenza regionale invece la programmazione, la progettazione dei servizi e il potere sanzionatorio.
Anche per il trasporto pubblico locale varia la durata del contratto con le aziende: da 9 a 10 anni, prorogabile del 50%. Un’altra novità, al fine di rendere meno rigida l’organizzazione dei servizi è l’estensione del sub-affidamento. Il testo conferma alla Regione il compito di definire i bacini ottimali per la progettazione (e il connesso affidamento) dei servizi, ipotizzando in prospettiva bacini pluri-provinciali.
Per l’assessore alla Mobilità del Comune di Bologna, Andrea Colombo, gli obiettivi della riforma sono condivisibili: ci si prepara, come vuole l’Europa, a un contesto di mercato (l’affidamento tramite gara) mantenendo comunque la natura pubblica ed universalistica del servizio. A parere di Colombo, però, il problema dei tagli, che colpisce pesantemente il bacino di Bologna e provincia, rimane: le Regioni devono perciò chiedere al Governo di ripristinare i fondi decurtati. L’assessore, in sintonia con quanto detto anche dal rappresentante della Provincia di Bologna e da altri organismi territoriali, ha poi sollecitato una politica di concertazione tra Regione ed enti locali e un ruolo più incisivo di questi ultimi nella fase di progettazione dei servizi: in particolare di quello ferroviario metropolitano.
La Cgil ha evidenziato l’assenza assoluta di una politica nazionale del trasporto pubblico e le preoccupanti scelte di Trenitalia, che non attribuisce più un ruolo centrale alla nostra Regione; sulla riforma regionale, in particolare sulle sub-concessioni, che si prevede di ampliare, ha invece chiesto garanzie in ordine alla solidità finanziaria delle aziende e all’applicazione dei contratti nazionali ai lavoratori. Il collega sindacalista dell’Usb –lavoratori privati dei trasporti, ha ricordato lo sciopero indetto oggi dai lavoratori del settore e si è detto sconcertato dalla filosofia della legge, che non considera il trasporto pubblico un bene collettivo e pubblico, come l’acqua e la sanità. Prevedere che le gare si vincono con l’offerta economica più bassa (anziché con quella del miglior rapporto tra qualità e prezzo), significa, ha rilevato, introdurre la regola del massimo ribasso che si scarica sempre sui diritti dei lavoratori.
Per Federconsumatori, la performance del Consorzio (Fer e Trenitalia) che gestisce i servizi ferroviari regionali è inferiore agli standard previsti dal Contratto di servizio. Gli emiliano-romagnoli che usano il treno sono aumentati negli ultimi anni, ma sarebbero ancora di più se il servizio fosse più efficiente. A parere dell’associazione, preoccupata di un possibile aumento delle tariffe, il Comitato degli utenti, Crufer, deve essere maggiormente coinvolto nella stesura delle Carte dei servizi ed è anche necessario istituire un’Autorithy garante dei diritti dei cittadini-utenti. Anche il rappresentante dell’associazione Democrazia dal basso ha chiesto autonomia per l’organizzazione degli utenti e più informazione sui Contratti di servizio.
Il presidente di Anav (Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori) ha contestato, definendolo anacronistico, il ritratto del privato tratteggiato da alcuni interventi: oggi- ha detto- c’è bisogno dei privati che a, fronte di garanzie che devono essere uguali per i gestori dei servizi su ferro e su gomma, sono disponibili a fare investimenti . Lo dimostrano i dati: in Lombardia e Marche, regioni nella quali la presenza dei privati nel trasporto locale è consistente, solo il 15% del parco mezzi è vecchio, nella nostra regione la percentuale sale al 30.
A parere di Confservizi, che ha contestato i tagli del Governo, per rilanciare il trasporto pubblico locale è opportuno rafforzare e integrare maggiormente la rete di servizi, tra pubblico e privati, che in questi anni si è già consolidata. L’obiettivo è di incrementare ulteriormente gli utenti del trasporto pubblico, prevedendo per questo anche politiche premianti per le Aziende che ampliano il numero dei passeggeri.