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La Lega presenta una mozione in consiglio comunale sul caso della giovane pakistana Saman

“E’ stato un obbligo morale a muoverci quando abbiamo deciso di presentare una mozione sul ‘caso’ della giovane pakistana Saman Abbas

“E’ stato un obbligo morale a muoverci quando abbiamo deciso di presentare una mozione sul ‘caso’ della giovane pakistana Saman Abbas vittima di un presunto delitto alla cui origine c’è la sua ribellione a un matrimonio forzato, combinato dalla famiglia secondo usi e costumi religiosi consolidati. Ci sono centinaia di donne giovani o meno giovani, di origine straniera e di religione islamica, che vivono in Italia in uno stato di sostanziale ‘reclusione’, senza il diritto di studiare, di imparare la lingua italiana, di socializzare, di emanciparsi e quindi di integrarsi nella nostra società, scegliendo in maniera libera con chi eventualmente stabilire una relazione sentimentale o di amicizia. E’ nostra convinzione che gli stranieri che vivono in questo Paese e, a maggior ragione, i cittadini italiani di origine straniera debbano accettare, laicamente, i principi della nostra Costituzione e le norme che regolano lo Stato in cui risiedono o di cui hanno preso la cittadinanza”.

E’ la consigliera comunale della Lega Beatrice Baratelli a illustrare la mozione presentata insieme ai colleghi del Gruppo Antonella Celletti, Fabio Biguzzi e Enrico Sirotti Gaudenzi, che verrà discussa durante il prossimo Consiglio comunale.

“Ciò a cui aspirava Saman Abbas - prosegue Baratelli - costituisce, in conformità al nostro dettato costituzionale e normativo, un diritto e una forma di libertà consolidata nella nostra società. Ed è fuorviante qualificare questi eventi come ‘femminicidi’ perché sono mossi da ragioni differenti. L’elenco di donne straniere appartenenti a famiglie di religione islamica con la medesima triste storia di Saman è lungo. Cito qui solo un ‘caso’ che fece scalpore nel 2006, quello di Hina Saleem la ventenne di origini pakistane che, nel 2006, fu uccisa dal padre, con l'aiuto di alcuni parenti, per la sua vita da occidentale. Non tutte queste storie di sopraffazione finiscono con l’uccisione di chi si ribella a costrizioni oscurantiste. Molte donne non hanno lo stesso coraggio di Saman, non sanno a chi rivolgersi, spesso, non conoscendo la lingua italiana, non hanno neppure l’idea dei propri diritti o della possibilità di denunciare lo stato di costrizione in cui vivono. Per questo nella mozione impegniamo la Giunta sia a promuovere una campagna allargata di informazione e sensibilizzazione, anche con la collaborazione del Centro Donna, sui diritti e le libertà fondamentali dell’individuo, sia a individuare modalità specifiche di accoglienza e protezione nell’ambito del Centro Donna adeguate all’immediata comprensione di situazioni similari a quella vissuta da Saman Abbas, per evitare scelte sbagliate e una sottovalutazione dei possibili pericoli”.

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