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Il Pd di Cesena: "Chiusura prolungata scuole superiori, a rimetterci i giovani e il nostro futuro"

Il gruppo consiliare: “Chiariamo le condizioni per riaprire e rispettiamole. Ne va del futuro dei giovani e della nostra società: serve una strategia nazionale unitaria”

Il gruppo consiliare del Pd di Cesena è intervenuto in seguito al prolungamento della didattica a distanza nelle scuole superiori deciso per il prolungari dell'epidemia di Coronavirus. “La Didattica Digitale Integrata in emergenza è stata fondamentale - affermano i consiglieri PD - ma è stato fatto un lavoro enorme in queste settimane per riaprire in sicurezza, e negli altri livelli di scuola questo lavoro e questa collaborazione hanno funzionato. Ci sono sicuramente dei problemi legati all’aumento dei contagi dopo le festività natalizie ma, dal momento che si dice che la scuola è una priorità, facciamo fatica a pensare che questi problemi non possano essere affrontati. Le studentesse e gli studenti delle classi superiori non vanno a scuola da ormai un anno e questo causerà gravi danni alla crescita, alla socialità e allo sviluppo psicofisico dei nostri giovani, in un momento fondamentale della loro vita. Senza dimenticarci gli studenti con disabilità, che accusano ancor di più questa situazione, in termini di solitudine e quindi di socialità. Questo è un grave debito che lasceremo alle future generazioni e più il tempo passa e maggiori saranno le difficoltà che dovremo affrontare per recuperarlo. La Regione Emilia-Romagna, il Comune di Cesena e gli istituti scolastici - aggiungono dal PD - grazie a un importante lavoro di sinergia avviato già nei mesi passati erano, e restano, pronti a riaprire le scuole superiori. Se non al 50% valutiamo un’altra percentuale per modulare il rientro, ma è fondamentale garantire un graduale ritorno in classe degli studenti a turni per avviare un progressivo ritorno alla normalità. La scuola, con la collaborazione di tutti - studenti, insegnanti e personale scolastico - può essere un luogo sicuro, come lo sono le materne, le elementari e le medie, anche più dei giardinetti e delle piazze dove i giovani si ritrovano in questi mesi. Se, come alcuni affermano, il problema potrebbe essere la gestione dei trasporti e il tragitto scuola-casa, anche qui aiutiamoci a vicenda, stringiamo un patto di collaborazione: chi può vada a scuola con mezzi privati, con la bicicletta o a piedi e chi, invece, a causa della distanza o di altri problemi non può farlo, usufruisca dei mezzi pubblici, in modo così più sicuro. Tuttavia è anche bene sottolineare come, grazie a un piano condiviso con scuole e territori, l’Emilia-Romagna ha previsto per la ripartenza l’utilizzo di altri 172 autobus urbani ed extraurbani, per un totale di 522 bus e 10 milioni di chilometri di servizi aggiuntivi in Regione, di cui 54 bus e più di 820mila km a Forlì-Cesena”.

“Comprendiamo lo scontento delle famiglie, esploso in queste ore anche in manifestazioni di protesta, e siamo convinti che non si possa continuare ancora a lungo a sacrificare i ragazzi e le ragazze, mortificando la scuola e quindi la crescita dei giovani. Se pensiamo, come ha affermato l’Assessora Salomoni, che la scuola sia il pilastro della società allora dobbiamo permettere di vaccinare il prima possibile personale docente e studenti, altrimenti non potremo fare altro che seguire la curva dei contagi per le aperture, buttando via ogni sacrificio fatto e non garantendo, ancora per settimane se non mesi, una situazione confusionale che non possiamo permetterci, per rispetto soprattutto di ragazze e ragazzi, famiglie, docenti e personale scolastico, che in questi mesi hanno sopportato sacrifici senza precedenti”.

“Senza dubbio quello che conta in primo luogo è la vita, la salute e la sicurezza delle persone. Tuttavia, come molti esperti affermano, siamo di fronte al rischio di una terza ondata di Covid-19. Questo rischio non può portarci a prolungare fino alla primavera prossima una chiusura totale delle scuole superiori. Dobbiamo darci un obiettivo serio: riaprire le scuole per non chiudere più, perché i ragazzi hanno diritto di riappropriarsi dei loro spazi, della socialità, della relazione. Ma in piena sicurezza. Una cosa è certa, prima si fanno tornare a scuola in presenza tutti gli studenti delle scuole superiori - concludono - e poi si potrà tornare a parlare di impianti da sci”.

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