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Lattuca porta in Parlamento il caso "home restaurant": "Vanno regolarizzati"

''Nei giorni scorsi alla Biblioteca Malatestiana di Cesena ho partecipato alla presentazione di uno studio svolto da CST per Fiepet Confesercenti – spiega il deputato Enzo Lattuca - che ha evidenziato i valori della realtà degli “home restaurant” in Italia''

Il fenomeno degli “home restaurant”, ossia case private che aprono ad estranei invitati a cena a pagamento, è in forte crescita in tutta Italia con un trend in crescita nei prossimi anni. Da alcuni anni, a partire dalle grandi città, si stanno moltiplicando piattaforme web e campagne sui social network dedicate al cosiddetto “social eating”. “Nei giorni scorsi alla Biblioteca Malatestiana di Cesena ho partecipato alla presentazione di uno studio svolto da CST per Fiepet Confesercenti – spiega il deputato Enzo Lattuca - che ha evidenziato i valori della realtà degli “home restaurant” in Italia. Solo nel 2014 si stima un fatturato di 7,2 milioni di euro, con ben 7mila cuochi attivi e 37 mila eventi di social eating che hanno coinvolto all’incirca 300 mila persone con un incasso medio stimato, per singola serata, pari a 194,00 euro".

“In quella sede – prosegue Lattuca – mi sono assunto l’impegno di intervenire in Commissione Attività produttive con una risoluzione che impegnasse il Governo a dare risposte a questa situazione”. “Gli home restaurant – spiega Lattuca – si configurano come un’attività finalizzata all’erogazione del servizio di ristorazione esercitato da persone fisiche all’interno delle proprie strutture abitative. Al momento non esiste una normativa specifica che disciplini lo svolgimento di tale attività. Dal punto di vista fiscale, può essere equiparata a un’attività saltuaria d’impresa e il reddito derivante viene calcolato sottraendo dal totale delle ricevute emesse la somma delle spese documentate”.

In quanto attività occasionali, si applica il limite annuale dei 5mila euro. Evidentemente, nel caso si dovesse superare tale soglia, e quindi da saltuaria diventasse attività abituale, risulta necessario aprire la partita Iva e iscriversi all’Inps, gestione commercio. “Nell’aprile scorso – prosegue Lattuca - il Ministero per lo sviluppo Economico si è espresso in modo chiaro in materia chiarendo che gli ”home restaurant” svolgono attività di somministrazione al pubblico di cibi e bevande e pertanto non può considerarsi attività libera e non soggetta ad alcune normativa”.

“Visti i numeri, credo che non si possa più parlare di hobby ma di attività imprenditoriali che se non regolarizzate rischiano di trasformarsi in una forma di concorrenza sleale che danneggia le nostre imprese e la nostra economia e inoltre non va sottovalutato l’aspetto della sicurezza igienica dal momento che questi luoghi – diversamente dai normali esercizi - non sono soggetti a controlli igienico-sanitari.
Per questi motivi ho presentato una risoluzione in Commissione Attività Produttive, Turismo e Commercio con la quale chiedo un impegno al Governo a confermare l’orientamento già espresso dal MISE, a diffondere alle Camere di Commercio e agli enti locali un provvedimento amministrativo che assicuri uniformità interpretativa su tutto il territorio nazionale  e a valutare un intervento normativo per regolare quella che a tutti gli effetti è una nuova tipologia di attività anomala sul piano della concorrenza, della fiscalità e della tutela della salute pubblica”.


 

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