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Famiglini (pli): "Gli “orti comunali” sono veramente necessari?"

Da parte nostra non siamo certamente contrari all'orticoltura, tuttavia ci domandiamo se nell'anno 2012, all'interno di un'economia sociale non più prevalentemente agricola, il Comune, quindi un ente pubblico, si debba far carico di pianificare tali attività.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

Nel corso dell'ultimo Consiglio comunale il Movimento Cinque Stelle ha
proposto la creazione di "orti comunali" finalizzati ad incentivare e
sensibilizzare la cittadinanza verso logiche di auto-produzione, prodotti a
filiera corta e a "Km 0". La mozione dei grillini è stata bocciata dalla
maggioranza la quale tuttavia, tentando di appropriarsi dell'idea, si è
comunque detta favorevole all'iniziativa ed in tal senso starebbe
predisponendo un progetto simile a quello avanzato dal Movimento Cinque
Stelle. Da parte nostra non siamo certamente contrari all'orticoltura,
tuttavia ci domandiamo se nell'anno 2012, all'interno di un'economia sociale
non più prevalentemente agricola, il Comune, quindi un ente pubblico, si
debba far carico di pianificare tali attività.
Oltre a ciò l'impianto ideologico retrostante con il quale il Movimento
Cinque Stelle (con una Giunta al traino a corto di idee ed in evidente
affanno politico) sponsorizza l'iniziativa estremizza in maniera dogmatica
il concetto di "Km 0". Un chiaro esempio di economia "decresciuta" e
puramente a "Km 0" è rappresentato dall'economia feudale dell'Europa
medioevale. Il feudo, non potendo beneficiare di una sviluppata rete
commerciale, era costretto ad autosostenersi e qualora non fosse stato in
grado di farlo, ad esempio a causa delle avverse condizioni climatiche o
delle guerre, la gente iniziava letteralmente a morire di fame non potendo,
il più delle volte, rifornirsi in maniera sufficiente presso altri mercati.
In tal senso la visione presentata da alcuni esponenti dei grillini non
prende in considerazione il fatto che solo una società aperta e con spiccata
propensione commerciale possa conservare il benessere attualmente acquisito.
Da questo punto di vista "l'autarchia" proposta non rappresenta certamente
la soluzione definitiva ai mali del presente ed ignora i fondamenti base di
una società che cerca di conservare un dignitoso tenore di vita. Siamo
favorevoli ad incentivare le auto-produzioni locali di tipo biologico, a
promuovere un accorciamento della filiera tra produttore e consumatore, a
prediligere prodotti di stagione e coltivati a distanze ravvicinate, a
pretendere l'eliminazione dall'agricoltura di tutti i prodotti chimici
dannosi alla salute e all'ambiente e ad avviare un ripensamento globale
delle modalità con le quali si procede all'allevamento animale, tuttavia non
possiamo ignorare quanto siano importanti per tutti noi le indispensabili
ramificazioni della rete commerciale nazionale, europea e mondiale. In tal
senso il Comune non dovrebbe essere gravato dai costi sia gestionali che
legislativi di una propensione dopolavoristica all'orticoltura che non può
che riguardare l'iniziativa privata e la volontà dei singoli e che purtroppo
è stata trasformata da alcuni in una mera battaglia ideologica
caratterizzata da contenuti discutibili, da altri in un'officina nella quale
costruire un meccanismo finalizzato a tessere una rete di tipo clientelare
legata all'assegnazione dei lotti da coltivare.
 

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