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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Europa e turismo, Damiano Zoffoli: "Un binomio da rilanciare"

"Europa e turismo? Si tratta di un binomio troppo spesso dimenticato, da rilanciare” è quanto dichiara Damiano Zoffoli, candidato alle elezioni Europee per il Partito democratico, nel collegio del Nord-Est.

"Europa e turismo? Si tratta di un binomio troppo spesso dimenticato, da rilanciare” è quanto dichiara Damiano Zoffoli, candidato alle elezioni Europee per il Partito democratico, nel collegio del Nord-Est. “Nonostante la Romagna, con i suoi 110 chilometri di costa e 3170 alberghi, sia il secondo bacino turistico al mondo – prosegue Zoffoli – in questi anni non ho mai sentito parlare del binomio Europa e turismo. La sfida che abbiamo di fronte, come dicevo quando ero Sindaco di Cesenatico, è trasformare le nostre località balneari, in città turistiche: aperte tutto l’anno, grazie all’enogastronomia, alla cultura, al turismo sportivo ed ambientale. Parlare di turismo significa parlare di una molteplicità di situazioni e azioni: dalla manutenzione delle strade, all’efficienza dei servizi e delle informazioni ai turisti, alla cura del verde: tutti elementi importanti della cultura dell’ospitalità della nostra terra”.


“L’Europa – continua Zoffoli - è la prima destinazione turistica al mondo ed il turismo rappresenta il 5,4 per cento del PIL del nostro Paese, garantendo occupazione a circa 800mila lavoratori. Ciò nonostante continuiamo a perdere posizioni e le cause sono molteplici. Manca una strategia turistica nazionale che parta dalla valorizzazione del nostro patrimonio ambientale e culturale. La tassazione sulle imprese è penalizzante rispetto a quella dei Paesi europei concorrenti e alcune destinazioni soffrono di una scarsa dotazione infrastrutturale, per non parlare del sistema procedurale di rilascio dei visti turistici, eccessivamente burocratizzato e costoso. Se a questo si aggiunge l’ampliamento dell’arena competitiva, con l’arrivo di nuove destinazioni anche nei mercati tradizionali, un profondo cambiamento nell’organizzazione dei viaggi e la continua ricerca, da parte dei turisti, di prodotti e servizi migliori, in rapporto alla personale capacità di spesa, si può ben capire come non si possa più stare sul mercato turistico come vent’anni fa”.


Col trattato di Lisbona (articolo 195) sono state attribuite all’Unione Europea la competenza sulla materia, consentendo finalmente l’elaborazione di politiche, la destinazione di risorse finanziarie, nonché la strutturazione degli uffici della Commissione.

“Nella programmazione 2014‐2020 - prosegue Zoffoli - i fondi a disposizione per il turismo, sebbene raddoppiati rispetto alla precedente programmazione, appaiono ancora insufficienti: 102 milioni di euro in sette anni sul Programma Cosme, oltre a risorse ancora non determinate sui fondi di politica regionale attribuiti agli Stati membri”.

È quindi necessario, lavorare ad alcune soluzioni: prevedere agevolazioni fiscali anche per le ristrutturazioni edilizie delle strutture turistico–ricettive e supportare gli operatori che intendono acquistare le strutture, in cui attualmente operano in affitto per favorire la continuità nella gestione degli immobili ad uso turistico ricettivo, attraverso mutui agevolati di lungo periodo.
Per far ciò è necessario inserire la strategia nazionale per il turismo in un contesto europeo, in particolare attraverso l’armonizzazione dell'Iva sui servizi turistici. Necessario anche intervenire sul sistema degli incentivi alle imprese per favorire la crescita occupazionale, in particolare inquadrando adeguatamente il tema del lavoro stagionale e sostenendo iniziative che favoriscano il prolungamento dei periodi di attività.


“Per i turisti va poi istituito – continua Zoffoli – un nuovo fondo di garanzia, dato che quello istituito dal Codice del turismo si è dimostrato inadeguato. Un fondo che copra quanto versato dai clienti in caso di fallimento o insolvenza (tour operator, agenzie di viaggio, compagnie aeree) ed i costi di rimpatrio in caso di emergenze”.


Per Zoffoli è inoltre assolutamente necessario rivedere la direttiva Bolkestein, che in questo campo pone limiti troppo stringenti, come ha ammesso anche l’attuale Commissario Maria Damanaki.

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