Elezioni, la ricetta di Bulbi (Pd) per l'agricoltura: "Servono nuove soluzioni sostenibili, concrete e applicabili"
“L’Emilia-Romagna è una regione virtuosa che si è sempre distinta per investimenti e innovazione. Per i prossimi anni sono previsti ancora più fondi per sostegno al settore"
Massimo Bulbi, candidato alle elezioni politiche con il Pd, illustra la sua lunga ricetta per l'agricoltura: “L’Emilia-Romagna è una regione virtuosa che si è sempre distinta per investimenti e innovazione. Per i prossimi anni sono previsti ancora più fondi per sostegno al settore, formazione e misure contro la siccità. “Innanzitutto, il Partito Democratico vuole continuare a lavorare sulle tre ‘A’ fondamentali per il futuro del Paese: Agricoltura, Alimentazione e Ambiente, temi essenziali per la nostra sovranità e sicurezza”. Questa la premessa di Massimo Bulbi, candidato PD alla Camera nel Collegio uninominale di Forlì-Cesena, alle domande che Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini ha rivolto ai candidati della Romagna per Camera e Senato sui temi riguardanti l’agricoltura.
“Orgogliosi e consapevoli della nostra unicità, del patrimonio di biodiversità unico al mondo che fa dell’Italia la patria della dieta mediterranea e il primo paese europeo per prodotti di qualità Dop e Igp. Ci muoviamo nel solco degli obiettivi sostenibili 2030 delle Nazioni unite e dell’accordo di Parigi – continua Bulbi -. Quando abbiamo iniziato il nostro impegno per l’agricoltura e l’agroalimentare, il settore era ai margini dell’attenzione pubblica. In questi anni, passo dopo passo, con impegno e serietà, abbiamo invertito la rotta. Siamo stati protagonisti del successo di Expo, abbiamo raggiunto il record di export agroalimentare superando per la prima volta quota 40 miliardi di euro, abbiamo introdotto le novità dell’obbligo dell’origine della materia prima in etichetta per settori cruciali. Abbiamo azzerato Imu, Irpef, Irap agricola. Lavorato contro lo spreco alimentare. Per l’agricoltura biologica e per quella sociale. Abbiamo dato il massimo sostegno a una nuova generazione di giovani agricoltori. Ora possiamo, anzi dobbiamo, fare ancora di più e meglio perché molti temi ancora devono trovare soluzione”.
Sull'emergenza siccità "è un fenomeno in crescita che colpisce tutta l’Europa mediterranea. La situazione nel nostro paese è critica - afferma Bulbi - soprattutto nelle regioni del Nord che insistono sull’asta di bacino del Po. Oggi l’agricoltura necessita di nuove soluzioni sostenibili, concrete e applicabili in campo. È per questa ragione che la nostra Regione investe il 4% dell’intero valore delle risorse disponibili in ricerca, contro l’1,5% della media nazionale. Abbiamo la necessità di elevare il livello di intelligenza artificiale e digitalizzazione nelle nostre imprese agricole, per continuare a garantire la qualità delle produzioni Made in Emilia-Romagna e Made in Italy, rimanendo competitivi su risorse primarie ‘finite’. L’irrigazione di precisione – prosegue Bulbi - è una delle frontiere che università, centri di ricerca e imprese stanno intraprendendo. L’innovazione, per essere tale e garantire risultati, deve riguardare l’intero sistema delle soluzioni in campo fitosanitario, irriguo, genomico, della chimica verde.
Noi abbiamo soprattutto bisogno di invasare l’acqua quando c’è, per usarla nei momenti di siccità e di depurare le acque reflue; le acque reflue adeguatamente trattate sono una grande risorsa. La Regione ha messo a bando 7 milioni di euro per invasi aziendali, e metterà a disposizione altre risorse nei prossimi anni. Occorrono però anche invasi territoriali per aumentare sensibilmente la capacità di stoccaggio, utilizzando al meglio anche le importanti risorse del Pnrr che sono già disponibili. Sono in corso lavori per infrastrutture idriche per 250 milioni di euro, e arriveranno oltre 350 milioni dal PNRR, su tutto il territorio dell’Emilia- Romagna, e aumenteremo la disponibilità idrica annua di 74 milioni di metri cubi. Nei prossimi mesi l’Emilia-Romagna si trova ad affrontare un vero e proprio piano Marshall sugli investimenti irrigui: serve un’accelerazione dal punto di vista della semplificazione amministrativa per realizzare queste opere. Non c’è più tempo da perdere.”
“Sul caro energia serve un’azione immediata da parte del Governo: in attesa di un tetto europeo al prezzo del gas occorre introdurre un tetto nazionale al prezzo delle bollette per un anno, per imprese e famiglie. Inoltre, per microimprese e le famiglie con redditi medi e bassi deve essere garantita una fornitura gratuita di 1.350 KWh/anno e prezzi calmierati sulla parte eccedente. Bisogna raddoppiare il credito d’imposta dal 25% al 50% per le imprese energivore e gasivore e dal 15% al 30% per tutte le altre imprese. Occorrono incentivi per le imprese che investono in efficienza energetica e nell’installazione di pannelli fotovoltaici e tecnologie per la produzione di energia rinnovabile. Dato il prolungarsi della crisi energetica, oltre a queste misure necessario, servono fin da subito ristori per imprese e famiglie che, già da mese, subiscono gli aumenti dei prezzi energetici. Per quanto riguarda la norma sugli extraprofitti, condivido la ratio adottata dal Governo. Si tratta di una misura giusta ma non risolutiva del problema".
Sul fronte lavoro “Il Pd vuole tutelare il reddito degli agricoltori, dei pescatori e dei produttori a partire dalla formazione dei prezzi, dall’equa distribuzione del valore nelle filiere per garantire la dignità di chi produce e favorire così la qualità nel lavoro agricolo. Incentivando la qualità, la multifunzionalità e una migliore organizzazione dei produttori, attraverso accordi di filiera, reti e distretti, soprattutto nelle aree rurali interne. Scegliendo la massima informazione al consumatore con l’origine trasparente su tutti i prodotti agroalimentari. Puntando sul ricambio generazionale, sui giovani, attraverso il potenziamento di strumenti concreti come i mutui a tasso zero e una corsia preferenziale per riportare all’agricoltura terre pubbliche. Proseguendo con determinazione sulla strada della semplificazione e della lotta alla burocrazia. Per quanto riguarda il problema della mancanza di manodopera è giunto il momento di usare un nuovo linguaggio sul tema delle migrazioni. Penso si debbano discutere con intelligenza le quote migratorie annuali. Ma le quote vanno accompagnate da percorsi di formazione preventiva e anche da condizioni di accoglienza dignitose. Poi sul tema dell’accoglienza servirà lavorare per consolidarla ogni anno, gestendo i periodi di remunerazione nella discontinuità. Una novità su cui è possibile investire sono i tanti giovani che stanno recuperando il rapporto con la terra: un fatto che va sostenuto e agevolato. Il reddito di cittadinanza va radicalmente cambiato perché oggi è un ibrido che non dà risposta né alla povertà né al lavoro. Perché la povertà che c’è, e sta crescendo, va gestita nel territorio. È nelle politiche attive che si deve trovare un percorso di ricucitura domanda-offerta, dove il disoccupato si impegni in un patto di formazione in rapporto con l’impresa e quest’ultima si impegni a dare un lavoro dignitoso. A quel punto scatta il vincolo di accettare il lavoro, perché è dentro a un patto. Qui giocheranno un grande ruolo i nuovi centri per impiego “di comunità” istituiti in questa Regione dentro il programma GOL per accompagnare e orientare il lavoratore alla ricerca di occupazione. Per quanto riguarda, invece, l’Alimentazione e il Made in Italy, Bulbi è convinto che la produzione locale si difenda davvero lavorando su tutela, promozione e formazione. “Diciamo no a dazi e barriere che danneggerebbero solo le nostre piccole e medie imprese - afferma il candidato del Pd - Per proteggere e aumentare il loro export servono regole giuste in mercati aperti. Per questo lavoreremo ancora per avere accordi internazionali basati sulla reciprocità, con clausole di salvaguardia vere, con la lotta al falso cibo e la tutela essenziale delle nostre indicazioni geografiche. Sul fronte nazionale possiamo fare del turismo enogastronomico uno dei motori più forti anche per la creazione di nuova occupazione, valorizzando fino in fondo i nostri paesaggi e i tanti patrimoni Unesco italiani legati al cibo”.
Sul tema revisione della Legge 152 in tema di caccia, alla luce dei danni ormai incalcolabili all'agricoltura, e non solo, derivanti da caprioli, cervi, daini, storni e soprattutto cinghiali, Bulbi afferma: "Questo visto anche il pericolo sempre crescente di PSA sul nostro territorio che metterebbe in ginocchio non solo gli allevamenti ma anche tutta l'industria di trasformazione. Va premesso che l’attività venatoria, quando compiuta nel pieno rispetto delle normative nazionali e regionali, permette di mantenere un presidio efficace del territorio, prevenendo situazioni di rischio all’incolumità pubblica e garantendo al contempo la difesa e il rispetto della biodiversità. Tuttavia, la legge 154, nata per regolare tale attività – spiega Bulbi - dimostra di non riuscire più ad essere attuale in un contesto fortemente mutato, in cui si assiste ad un'esplosione della presenza di fauna selvatica, con conseguenti aumenti dei danni alle coltivazioni e di incidentalità stradale ha evidenziato come il sistema si regga in realtà su equilibri che vedono nell’attività venatoria un soggetto determinante per il mantenimento degli stessi. Credo che le due modifiche più importanti, che vanno nella direzione di un maggiore equilibrio, siano il prolungamento di due mesi dell’attività venatoria dedicata al cinghiale, così come l’applicazione dei piani di controllo su tutti i territori, evitando così che vi siano situazioni in cui, questo mancato equilibrio, diventa fonte di problematica per i territori e le produzioni adiacenti”.