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Elezioni, "Il Movimento tutela i Beni Comuni a Cesena"

"Da molti anni ormai chi si propone alla gestione della cosa pubblica afferma di volerlo fare con criteri privatistici cercando di convincerci che l'efficienza del privato saprà eliminare sprechi e improduttività del pubblico"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

"Cosa caratterizza una comunità se non la condivisione e la tutela di quei beni che concorrono allo sviluppo e al benessere delle persone che fanno parte della comunità stessa? Ovviamente se ci atteniamo strettamente al significato di bene comune potremmo erroneamente essere indotti a pensare che si tratta solo ed esclusivamente di beni di prima necessità indispensabili alla sopravvivenza e fra questi sicuramente tutti riconosciamo l'acqua. In realtà, in una società evoluta che si vuole definire civile, molti altri sono i beni comuni, si tratta di un insieme di beni materiali e immateriali che consentono non solo la sopravvivenza ma una vita dignitosa anche dal punto di vista culturale.

Ecco perché beni come l'energia, l'aria, la gestione dei rifiuti, il diritto all'istruzione, alla salute, al lavoro e alla giustizia, solo per citarne alcuni, fanno parte del bagaglio che rende un individuo membro di una comunità nella quale ci si prende cura gli uni degli altri. Mai come negli ultimi anni c'è un così forte attacco ai beni comuni, questo è dovuto principalmente alla necessità di creare nuovi mercati e instaurare in modo definitivo la sudditanza del singolo al sistema capitalistico basato
unicamente sul profitto. Quando si propugnano tesi secondo le quali il liberismo selvaggio è la risposta a tutti i problemi e si afferma che il libero mercato si autoregola, si commette un grave errore.

Da molti anni ormai chi si propone alla gestione della cosa pubblica afferma di volerlo fare con criteri privatistici cercando di convincerci che l'efficienza del privato saprà eliminare sprechi e improduttività del pubblico. In realtà si cerca di sottrarre al controllo pubblico la gestione di servizi per trasformarli in merci da collocare sul mercato, trasformando una comunità in un insieme di individui isolati con la sola peculiarità del consumatore. Di fatto lo status di cittadino membro di una comunità viene degradato a semplice singolo consumatore con potere contrattuale pressoché pari a zero, realizzando di conseguenza una palese disuguaglianza fra chi ha mezzi economici per acquistare beni e servizi e chi invece non ne ha le possibilità.

In una società che si vuole definire civile devono essere garantiti beni e servizi di base con criteri di solidarietà che il privato non è per sua natura in grado di garantire; pensiamo ad esempio ad un singolo allacciamento al servizio idrico in zona isolata, se sono un privato non lo effettuerò mai in quanto non economicamente conveniente. Ecco perché quando si parla di beni comuni si parla in realtà di democrazia e di civiltà, si parla cioè del collante che tiene insieme tante persone in una comunità, ed è per questo che il controllo delle risorse deve essere affidato agli enti locali che ne garantiscano la gestione e la distribuzione fra i membri della comunità partendo da criteri etici e solidali. Se gestisco con criteri privatistici una risorsa come l'acqua avrò come fine ultimo il profitto e di conseguenza più acqua riuscirò a vendere e più utili produrrò, questo però è in palese contrasto con la necessità di usare in modo parsimonioso un bene che va tutelato e non sprecato in quanto finito.
Cosa possiamo fare per evitare di farci espropriare dei beni comuni e del concetto di comunità stessa?

Innanzitutto si rende necessario evitare, per quanto possibile, di demandare ad altri facendoci carico in prima persona di reperire tutte le informazioni necessarie per poter decidere. E' inoltre necessario ribaltare il concetto stesso di società mettendo al centro l'individuo e le risorse e non il profitto, solo così si potrà realmente parlare di sostenibilità.
A Cesena una Amministrazione illuminata potrebbe trasformare lo slogan della partecipazione, che peraltro sentiamo ripetere come una litania da tanti partiti politici, in effettivi strumenti che la favoriscano perché partecipazione e beni comuni vanno di pari passo. Si potrebbero avviare processi per dare corpo a bilancio partecipativo, e PRG partecipativo in analogia ad altre realtà italiane come, ad esempio, Montesilvano - Comune di oltre cinquantamila abitanti in Abruzzo (PRG), Rovereto - Comune di circa quarantamila abitanti in Trentino (PRG), Troia in Puglia (bilancio), Capannori in Toscana (bilancio) e Faenza (bilancio) a due passi da noi, ovviamente l'elenco non è certamente esaustivo.

Un'altro elemento importante è la riacquisizione dei saperi necessari alla gestione di un bene comune pertanto, parlando di acqua, sarebbe opportuno restituire a Romagna Acque S.p.A. (società interamente pubblica), che ha già in se il know how, la gestione del S.I.I. (Servizio Idrico Integrato) oggi in mano ad Hera S.p.A. preparando, allo scadere dell'attuale contratto, il passaggio di consegne. La realizzazione di questa importante ripubblicizzazione prevede la collaborazione di altri importanti Comuni della Romagna: teniamo presente che Forlì, nella persona del Sindaco uscente Balzani, si era manifestata una disponibilità a compiere questo importante passo che andava colta".

Vittorio Valletta, candidato a Sindaco di Cesena del Movimento Cesena SìAmo Noi - Gruppo di Coordinamento del Movimento: Vania Santi, Piero Guiducci, Davide Fabbri, Gianluca Amadio, Davide Fagioli.

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