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Dpcm, la Lega: "Un plauso ad una piazza piena, civile e consapevole"

"Le chiusure imposte da Roma, infatti, non sono suffragate da alcun dato sanitario che indichi queste attività come luogo di contagio"

“Una bella piazza. Tranquilla e consapevole della situazione, ma decisa a rivendicare i propri diritti. Una piazza piena di gente, lavoratori, imprenditori, esercenti, commercianti, ristoratori, gestori di palestre e di circoli molto preoccupati, quando non disperati, che hanno manifestato il loro scontento.  Vogliono continuare a lavorare, a investire, ma chiedono al Governo di fare marcia indietro sul DPCM che mette a rischio la loro esistenza e le loro attività più dell’emergenza sanitaria. Non a caso la parola d’ordine scandita dalla piazza è stata ‘libertà’". Lo affermano in una nota i consiglieri del Gruppo Lega Antonella Celletti, Fabio Biguzzi, Enrico Sirotti Gaudenzi e Beatrice Baratelli.

"Le chiusure imposte da Roma, infatti, non sono suffragate da alcun dato sanitario che indichi queste attività come luogo di contagio. Anzi, sono state le prime a mettersi in regola per poter lavorare. Il fatto che l’esecutivo nazionale M5s/Pd/LeU le consideri ‘non essenziali’ è non solo offensivo, ma la dice lunga sulla estraniazione del governo rispetto alla realtà del Paese e all’impatto negativo sull’economia locale e nazionale che causerà lo stop indiscriminato. Un distacco dalla realtà che sembra aver colpito anche il sindaco Enzo Lattuca, che, presa la parola, ha scelto una posizione cerchiobottista, tesa più a difendere l’operato del Governo, da cui non ha preso le distanze come altrove hanno fatto altri amministratori del PD con grande onestà intellettuale, che a capire le ragioni profonde dei dimostranti. Scelta più opportuna da parte del sindaco sarebbe stata quella di mischiarsi tra la gente per ascoltare, capire e solidarizzare, come ha fatto tutta la politica cesenate intervenuta senza simboli o bandiere. Lattuca, invece, non è venuto meno al solito copione supponente del ‘o siete con me o siete contro di me’, del ‘primus super pares’ che ammaestra la gente e ammonisce gli indisciplinati. Forse l’atteggiamento meno opportuno di fronte a una piazza che stava manifestando per la propria sopravvivenza e che, non a torto, ha reagito fischiando, ma sempre molto civilmente”.
 

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