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'Rubicone', si dimette il presidente. Il Pri: "Crisi di partecipazione, rilanciare il quartiere come luogo di confronto"

Fabbri: "Non va sottaciuta la crisi di partecipazione alla vita dei quartieri. A nostro avviso va inquadrata nel più ampio contesto della crisi di partecipazione politica"

Il Pri di Cesena con Romano Fabbri interviene sulle dimissioni di Amedeo Farabegoli, presidente del quartiere Rubicone, rassegnate improvvisamente lamentando una carenza di motivazioni per andare avanti. Commenta Fabbri: "Le dimissioni del Presidente del Quartiere Rubicone, a cui va il nostro ringraziamento per l’impegno profuso, la moderazione, la stima che si è guadagnato dai cittadini,saranno affrontate e risolte in piena autonomia dai consiglieri in carica. Però non va sottaciuta la crisi di partecipazione alla vita dei quartieri. A nostro avviso va inquadrata nel più ampio contesto della crisi di partecipazione politica. La sfiducia nei partiti si traduce in una assenza o in una minore volontà di partecipazione politica seria.  Si traduce in sfiducia nella Pubblica Amministrazione, negli apparati pubblici. Premesso che la partecipazione rimane una ricchezza di questa città, certamente nei quartieri non è paragonabile a quella “più ruspante” degli anni della prima Repubblica". 

Prosegue la nota dell'esponente repubblicano: "Certamente oggi i partiti sono in crisi e nel Rubicone non fanno eccezione anzi sembrano quasi scomparsi e non è chiaro quali sono i valori di fondo dei diversi gruppi che si confrontano.  Anche se si deve tener conto che oggi le possibilità di partecipare alla cosa pubblica non si limitano alla rappresentanza più o meno istituzionalizzata, per il PRI la democrazia va alimentata da una comunità che si autogoverna, che ha dei valori comuni, che si confronta sulle scelte più opportune e che si dà gli strumenti per orientare le istituzioni. Il primo rischio da evitare è consegnare la politica cittadina solo a chi è un “professionista” della politica, ma attenzione e spazio   al volontariato. Il secondo rischio da evitare è consegnare la politica cittadina solo a chi ha i mezzi economici e finanziari per condizionare le scelte pubbliche. Il terzo rischio e oggi pare il più insidioso è evitare di consegnare la politica cittadina a chi grida di più, a chi sollecita la “pancia” più che la “testa”. Partecipare, oggi, in senso lato e specificamente nei consigli di quartiere dovrebbe significare valorizzare il micro, ovvero il territorio di appartenenza, di influenzare il macro, ovvero il modello economico, di essere portatori di alcuni valori sociali, di essere concretamente vicini ai bisogni delle persone, delle famiglie e delle comunità. Significa valorizzare la rete dell'informazione e della partecipazione alla cosa pubblica. Si possono mettere a disposizione del cittadino, e in parte già ci sono, una serie di servizi on line e la possibilità di segnalare problemi e disservizi, inviare petizioni, essere informati sull'attività del Consiglio di quartiere, del Consiglio Comunale, della Giunta, di sostenere e coordinare le attività e gli eventi delle associazioni presenti nel territorio. Servizi che permettono di trovare le informazioni e segnalare ciò che non va.  C'è un modo anche non ideologico di risolvere i problemi, semplicemente considerandoli anche nella loro semplice natura di problema da risolvere".

 La conclusione di Romagna Fabbri: "Va rilanciato il quartiere come luogo dove il confronto sia possibile e costante, dove il dialogo fluisca in modo semplice e permetta di cogliere il “clima politico” che c'è, con quali temi, con quali accenti, con quali preoccupazioni. Ecco allora l’importanza di un canale veloce informatizzato privilegiato Quartiere-Giunta che consenta di inserire la fase di consultazione in un momento che precede la decisione finale e che viene utilizzata dall'esecutivo per raccogliere gli elementi utili all'assunzione della decisione. Un canale che consenta di ottenere risposte dal Sindaco, dagli assessori da funzionari preposti in tempi certi può favorire la percezione del quartiere inteso come fabbrica del bene comune". 

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