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"Solo una Romagna regione potrà essere davvero svincolata da Bologna"

"Questo tema, seppur poco appassionante per molti cittadini, è di fondamentale importanza per il destino di chi vive e lavora in Romagna - esordisce Albonetti -. Ben lo sa un politico intelligente e lungimirante come il sindaco di Cesena che ha rilanciato il dibattito".

Si riaccende il dibattito sul futuro istituzionale romagnolo, con l'ipotesi di una città metropolitana romagnola. Sulla questione è intervenuto anche Samuele Albonetti, coordinatore regionale M.A.R.. "Questo tema, seppur poco appassionante per molti cittadini, è di fondamentale importanza per il destino di chi vive e lavora in Romagna - esordisce Albonetti -. Ben lo sa un politico intelligente e lungimirante come il sindaco di Cesena che ha rilanciato il dibattito".

"Ora, pare che molti comprendano che se la Romagna resterà preda delle proprie divisioni interne e campanilismi, non conterà nulla - prosegue Albonetti -. Vedasi ad esempio le note vicende di E 45, fiere e aeroporti. Necessaria quanto prima è una forma di aggregazione dei territori romagnoli. Ed è qui che le posizioni si dividono, anche all’interno del “partitone” che dal dopoguerra, ininterrottamente, decide le sorti delle genti di Romagna. C’è chi si accontenta di una area vasta, più o meno dotata di competenze amministrative, e c’è chi si spinge a domandare una città metropolitana".

"Ci si rende conto in ogni caso che la politica neocentralista di Bologna rischia seriamente di portare ad un assetto istituzionale, all’interno della regione composita Emilia Romagna, a dir poco scellerato: una città metro di Bologna al centro, che fagocita risorse, e aree vaste in periferia, deboli e succubi. Chi sostiene che una area vasta di Romagna possa avere voce in capitolo su temi fondamentali come economia, sviluppo, turismo e infrastrutture, è illuso o in malafede - prosegue il coordinatore regionale M.A.R. -. Le aree vaste (o ex province accorpate che dir si voglia) sono enti di secondo livello, non presenti nella carta costituzionale italiana, che hanno compiti di mero coordinamento amministrativo, e non si capisce come possano porsi alla pari di una città metropolitana".

"Per contro le città metropolitane sono indubbiamente un ente più robusto, ma occorre sottolineare, pragmaticamente, che la pasticciata legge Delrio, aprirà conflitti fra questo nuovo ente e le regioni, e tali conflitti, portati in tribunale, bloccheranno numerose attività. La scelta sbagliata, in Italia, di individuare 10 più 5 città metropolitane, anziché le sole 3 realmente esistenti (Milano, Roma e Napoli), ha complicato una architettura istituzionale già inefficiente - aggiunge Albonetti -. Occorre ridisegnare tale architettura, e al contempo approfittarne per trovare posto alla regione Romagna, la quale potrà rapportarsi con i comuni del proprio territorio senza la necessità di enti intermedi (aree vaste, ex province), così come hanno già stabilito di riorganizzarsi la regione Friuli Venezia Giulia di Debora Serracchiani e l’Umbria. Solo una Romagna regione potrà essere davvero svincolata da Bologna, e chi, all’interno del Pd, oggi chiede una Romagna unita che abbia le competenze di una città metropolitana, a mio modo di vedere è su posizioni molto vicine a quelle del M.A.R.".

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