Decreto 'Ristori', Lelli: "Il governo non dimentichi le cooperative ricreative culturali"
"Esiste una realtà sino ad oggi completamente dimenticata dalle misure di rilancio che tutte le articolazioni dello Stato hanno messo in varie fasi in atto per rimettere in moto il paese"
"Il Governo attraverso le parole dei vari Ministri e del presidente del Consiglio ha in varie occasioni assicurato che con il decreto “Ristori” nessun settore colpito dalle misure restrittive sarebbe stato dimenticato. In queste ore parecchi hanno manifestato tutto il loro disagio. Una protesta che quando non eccede in disordini e violenza è perfettamente legittima e và ascoltata. Non è certamente necessario da parte nostra sottolineare gli effetti pesanti sul tessuto economico e sulle famiglie prodotto dalla pandemia che ha colpito tutti e che al momento non dà garanzie di finire nel breve periodo". Così Renato Lelli, Vice Presidente Associazione Generale Cooperative Italiane dell'Emilia Romagna
"Esiste però una realtà sino ad oggi completamente dimenticata dalle misure di rilancio che tutte le articolazioni dello Stato hanno messo in varie fasi in atto per rimettere in moto il paese. Sono le Cooperative ricreative culturali, che rappresentano – in particolare nelle nostre realtà – uno dei presidi fondamentali per la socialità, la cultura e la vitalità del territorio. Una recente pubblicazione del Circolo Cooperatori ha censito 570 “Case del Popolo” costruite nel tempo direttamente dai soci con il lavoro volontario e con donazioni, edificate nelle diverse parti della Romagna, alcune centinaia delle quali sono tuttora esistenti e funzionanti. Crediamo sia interesse comune salvaguardare il capitale sociale, persone, soci e volontari che hanno sempre contribuito al bene della proprie comunità. Cosi come è fondamentale mettere in atto tutte le iniziative possibili per scongiurare il pericolo concreto di chiusura di molte realtà associative. Se non supportate adeguatamente le nostre realtà e più in generale tutti gli enti no profit, rischiano di scomparire. Il pericolo è la dispersione di quel patrimonio sociale che sta supportando tutta la comunità, anche oggi durante questa grave crisi".
"Occorre pertanto trovare le forme per superare questo delicato momento e rilanciare le azioni sociali non appena sarà possibile. Un aiuto concreto poteva essere la cancellazione della seconda rata IMU che era stata annunciata per tutti coloro interessati da provvedimenti di chiusura. Poi invece la doccia fredda. Il Decreto pubblicato ha condizionato tale agevolazione alla coincidenza tra proprietà del immobile e gestione dello stesso. Per queste cooperative non è così, poiché le stesse gestiscono l’attività in forme diverse, spesso affidando la gestione a circoli ricreativi. In occasione della scadenza della prima rata IMU avevamo lanciato un appello ai Comuni – rimasto praticamente inascoltato - perché ci venissero incontro su di un onere che comunque anche in tempi normali è molto pesante per questo tipo di strutture e per le entrate che esse hanno. Tra l’altro le uniche entrate sono rappresentate nella gran parte dei casi dai ricavi derivanti dalle attività per i soci esercitate entro i locali sociali. Ovviamente queste in questi mesi sono state sospese per cause di forza maggiore e non per volontà dei soggetti gestori e non trovandosi nella condizione di poter sviluppare la propria attività – che ricordiamolo è senza fini di lucro - non sono state in grado di reperire le risorse necessarie per far fronte alle spese ed al pagamento dei canoni da parte delle associazioni che materialmente esercitano l’attività alla Cooperativa proprietaria. Notizia dell’ultima ora proveniente da esponenti del Governo e del Parlamento assicurano che in fase di conversione del Decreto anche agli enti del Terzo settore non commerciali al momento esclusi dalle misure saranno garantite misure specifiche".