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Crisi, Guidazzi (Pri): "Mi domando che cosa facciano gli enti locali"

"Che cosa fanno gli enti locali (Regione, Province, Comuni) per partecipare al risanamento ed attenuare la gravissima crisi economica che soffoca il paese?"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

Che cosa fanno gli enti locali (Regione, Province, Comuni) per partecipare al risanamento ed attenuare la gravissima crisi economica che soffoca il paese?
Sconsolato mi sono posto questa domanda e mi sono risposto: assolutamente niente.
Ho coscienza del fatto che non molte sono le misure atte a ridurre l'impatto della crisi da parte degli enti locali, ma un qualche segnale darebbe almeno la misura dell'impegno.
Sono giunto a queste conclusioni dopo avere letto le dichiarazioni di alcuni politici locali sulle situazioni più complesse riguardanti servizi essenziali che toccano da vicino la sensibilità dei cittadini. Sanità, scuola, servizi pubblici locali, burocrazia, costi della pubblica amministrazione, per citare i principali.

E' scaturita una polemica molto accesa per la nomina del nuovo primario di cardiologia, ma non tanto sul modo di garantire un servizio qualitativamente  migliore ma sui campanili. Forlì é privilegiata , Cesena penalizzata come se questo problema potesse essere affrontato in modo oggettivo, senza pregiudizi da chicchessia.
Io non posso e non debbo, non avendo gli elementi, entrare nel merito della scelta del Primario, debbo però giudicare se é ancora sostenibile un costo della sanità in Emilia Romagna che assorbe oltre l'80% del bilancio regionale.
In un momento di crisi possiamo pensare che niente cambi? E' sopportabile un costo del genere?
E, giacché é indubitabile che sia necessario ridimensionarlo, come é possibile ridurlo senza ridurre anche la validità dell'offerta sanitaria pubblica?
E' indubitabile che il livello di qualità della sanità dell'Emilia Romagna é garantito dalle capacità del corpo medico e paramedico. E’ necessario prioritariamente ridurre il costo del personale amministrativo e quindi ridurre drasticamente il numero della ASL. E' una conclusione forse ovvia e scontata.

Ma allora perché su questo non si comincia? Se necessita partire dalla fusione Cesena-Forlì, si proponga un disegno, una ipotesi plausibile ed equilibrata di questo, senza però pensare che sia questo l'unico passo in avanti.
E' necessario giungere, a mio modesto avviso, ad una unica ASL romagnola, ma se non si vuole questo, si elenchino le ragioni e l'eventuale ipotesi alternativa.
Una domanda comunque sorge spontanea: la giunta regionale cosa ne pensa? Non spetta forse a lei programmare in campo sanitario? Il silenzio ancora una volta troneggia da parte di chi ha l'obbligo di legiferare.
Così come la Regione non si pronuncia su alcun problema di cui oggi si discute; niente sull'accorpamento dei comuni, niente sulla abolizione delle Province, niente su nessun tema d'attualità.
Che non ci sia bisogno di una giunta tecnica anche in regione per potere avere qualche cosa di più?
 

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