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Crack Sapro, Fabbri (Verdi): "La politica del Pd ha fallito"

"Su Sapro mi ritengo una "persona informata sui fatti". Se trovassi il tempo e la voglia, potrei scrivere un "libro bianco" sulle vicende politiche di Sapro: ho un archivio fatto di tanti faldoni su questa società. Ho sempre condannato l'ottica gestionale di Sapro, molto simile a quella di una agenzia immobiliare, tutta intenta a fare speculative rendite immobiliari e danni al territorio"

"Sapro spa è fallita nel novembre del 2010, con un passivo di oltre 137 milioni di euro. La Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica di Forlì qualche giorno fa hanno chiuso le indagini: 27 gli indagati per il crack finanziario. Per tanti - scrive Davide Fabbri dei Verdi - (e forse troppi anni) sono stato consigliere comunale di opposizione a Cesena. Su Sapro mi ritengo una "persona informata sui fatti". Se trovassi il tempo e la voglia, potrei scrivere un "libro bianco" sulle vicende politiche di Sapro: ho un archivio fatto di tanti faldoni su questa società. Ho sempre condannato l’ottica gestionale di Sapro, molto simile a quella di una agenzia immobiliare, tutta intenta a fare speculative rendite immobiliari e danni al territorio, a perseguire scopi di lucro estremamente discutibili per una società che doveva intervenire nei piani particolareggiati di iniziativa pubblica dei Comuni".

"Sapro ha fatto di più: a seguito di una mia forte presa di posizione contro le politiche illogiche e poco trasparenti di Sapro nel Consiglio Comunale dell'aprile del 2001, venni persino querelato da Sapro dal presidente di allora Daniele Mambelli. Fu uno dei soliti e vani tentativi di intimidazione di un avversario politico. Vi erano in ballo delicate vicende legate alla gestione del bilancio della società, dell'anomalo incarico al direttore Bruno Lama, degli appalti e degli incarichi professionali, al mancato rispetto dei principi di pubblicità e imparzialità. La querela nei miei confronti venne ritirata dallo stesso Mambelli nel giugno del 2004".

"Credo che sia arrivato il momento - al di là delle responsabilità individuali dei consiglieri di amministrazione e revisori dei conti di Sapro che andranno accertate nei processi - di indicare le responsabilità politiche di questa evidente mala gestione frutto di operazioni sbagliate, di una ex società partecipata pubblica degli enti locali del nostro territorio. E le responsabilità politiche maggiori ricadono - ovviamente - sui sindaci e gli assessori del PD del Comune di Cesena e di Forlì negli anni in cui Sapro operava: Edoardo Preger, Giordano Conti, Franco Rusticali, Nadia Masini; il "controllo" politico su Sapro era infatti in capo ai sindaci e assessori "competenti" allo sviluppo del territorio, i membri nel CDA di Sapro sono sempre stati nominati dai sindaci. Sapro spa doveva essere un soggetto strumentale dei Comuni, doveva essere il braccio operativo dell’Ente pubblico, quale concessionario delle procedure relative all’attuazione dei piani particolareggiati delle aree industriali ed artigianali del territorio. L’atto costitutivo di Sapro prevedeva il perseguimento di finalità di interesse pubblico gestendo per conto dei Comuni enti soci, la progettazione esecutiva, l’acquisizione delle aree, l’urbanizzazione delle aree, l’assegnazione di aree e immobili del patrimonio pubblico destinate ad attività produttive sulla base dei requisiti e criteri fissati dal Comune con il Regolamento di assegnazione delle aree produttive".

"Sapro, al contrario, si è sempre comportata – l'esempio più calzante da citare è l’area produttiva di Pievesestina di Cesena tuttora bloccata - come se fosse controparte del Comune; vi sono stati molti scontri di natura politica con SAPRO; l’impressione che io ho sempre avuto è che Sapro lavorava non in collaborazione col Comune, ma in palese e sterile contrapposizione con l’ente pubblico; basterebbe chiedere lumi ai vari responsabili tecnici e politici che hanno avuto a che fare con Sapro, per averne una conferma: i dirigenti comunali Dea Frani e Gabriele Gualdi, gli assessori “deboli” Leonardo Belli, Lorenzo Gasperoni, Maura Miserocchi, ben presenti nei Consigli di Amministrazione di Sapro. Sapro inoltre per diversi anni non concedeva – illegittimamente - i documenti pubblici ai consiglieri comunali che ne facevano richiesta, nè al sottoscritto e neppure ai membri del CDA che chiedevano gli atti: l’ex componente del CDA William Casanova (che diede poi le dimissioni) su questo aspetto inquietante potrebbe scrivere un dossier".

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