Zammarchi (Cesena 2024): "Ricreare una cultura del lavoro, quello manuale non è un'arte meno nobile"
Zammarchi: "Sono oramai quotidiane le notizie che riportano, da una parte, la carenza di personale mentre, dall’altra, si sottolinea il sensibile incremento del numero di lavoratori che decidono di lasciare il posto fisso"
"È tempo di agire. Per questo, nel solco del percorso avviato dall’Amministrazione Comunale con la sottoscrizione del Patto per l’economia e il lavoro, Cesena 2024 si attiverà per incontrare a stretto giro le rappresentanze datoriali e i sindacati dei lavoratori, confrontandosi con esse per realizzare un documento in grado di esprimere le azioni necessarie per dare una risposta locale". Lorenzo Zammarchi, coordinatore di Cesena 2024 fa una riflessione a tutto tondo sul mondo del lavoro, tema molto attuale.
"Negli ultimi mesi - spiega - stiamo assistendo ad un sostanziale cambiamento del mondo del lavoro. Sono oramai quotidiane le notizie che riportano, da una parte, la carenza di personale mentre, dall’altra, si sottolinea il sensibile incremento del numero di lavoratori che decidono di lasciare il posto fisso. In USA l’hanno definito "Great Resignation” e, come in Italia, anche negli Stati Uniti il fenomeno delle dimissioni non accenna a rallentare. Nel solo mese di novembre 2021 sono stati 4,5 milioni gli statunitensi che hanno presentato le dimissioni, ovvero il 3% dell’intera forza lavoro".
"In Italia - prosegue Zammarchi - il secondo trimestre 2021 ha registrato un incremento delle dimissioni volontarie del 37% rispetto al trimestre precedente così, nella sola Lombardia, questo fenomeno si è tradotto in oltre 100mila dimissioni. Da un intervista prodotta a 600 imprese italiane è emerso che i dimissionari, per il 70% dei casi appartenente alla fascia di età compresa fra i 26 e i 35 anni, ricercavano per il 41% un maggior equilibrio tra vita privata e lavorativa. Il 25% si è licenziato per ricercare un nuovo senso della vita e il 20% si è dimesso a causa di un clima di lavoro negativo. Sicuramente gli eventi degli ultimi anni hanno modificato la scaletta delle priorità di chi cerca lavoro, o quantomeno di una parte di essi, ma è doveroso fare un distinguo. Non è un caso se la maggior parte di queste dimissioni arriva da dipendenti più o meno trentenni, così come non è un caso se fa notizia l’azienda che assume chi ha più di cinquant’anni. In tutto ciò la politica ha il compito di agire per fare in modo che domanda e offerta continuino ad incontrarsi. Per far questo è necessario partire dall’analisi di quello che ha portato a questo trend, andando ad esaminare anche lo stato attuale della scuola, dell’occupazione degli over 40 e delle pensioni. Perché tutto è concatenato, e ogni problematica è una rotella di un ingranaggio molto più ampio e complesso".
Dettaglia il coordinatore di Cesena 2024: "Non vi può essere riforma del mercato del lavoro senza riforma pensionistica, così come non vi può essere politica sull’occupazione se poi non si pensa a come supportare chi si trova disoccupato dopo trent’anni di lavoro. Non possiamo progettare nuovi percorsi senza considerare le modernizzazioni che sono già presenti (digitalizzazione, robotica, ecc.) e che continueranno sempre più a delineare esigenze lavorative diverse da quelle attuali, o senza attivare indirizzi di studio che preparino i lavoratori alle evoluzioni e alle nuove esigenze del mercato. Riteniamo che le motivazioni di questo cambio siano principalmente riconducibili a tematiche economiche, culturali e sociali. Serve maggior attenzione ai diritti, ma sempre andando di pari passo con i doveri del datore di lavoro e del dipendente. La sicurezza e la qualità del posto di lavoro, la rimodulazione del reddito di cittadinanza, la formazione e la riprofilatura dell’apprendistato, la riduzione del cuneo fiscale, la prospettiva lavorativa e pensionistica, la meritocrazia e la parità salariale giocano un ruolo fondamentale nella partita della competitività delle imprese. La sfida del mercato globale va vinta sapendo che due fattori essenziali per il successo delle aziende sono la soddisfazione e lo spirito di appartenenza di chi lavora. Un percorso che consentirebbe di mettere in sicurezza interi comparti. Pensiamo alla crisi di manodopera del settore dell’agricoltura, del turismo e della ristorazione. Una crisi che passa anche dalla necessità di ricreare la cultura del lavoro, smontando il tabù retrogrado ed obsoleto che identifica nel lavoro manuale un’arte meno nobile di quella necessaria per il lavoro intellettuale".