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Bagno di Romagna, i fumi dalla centrale a cippato continuano a far discutere

Il consigliere comunale Giacomo David Camagni ha presentato un'interpellanza in merito all’impianto

La centrale a cippato di Bagno di Romagna continua a far discutere. Il consigliere comunale Giacomo David Camagni ha presentato un'interpellanza in merito all’impianto, chiedendo di conoscere "quali concreti provvedimenti l’amministrazione comunale intenda adottare onde evitare un inasprimento della situazione evidenziata innescando nuove azioni legali e potenziali gravi oneri a carico del bilancio comunale". La vicenda dell’impianto di teleriscaldamento di Bagno di Romagna, ricorda David, "è stata ampiamente rappresentata in Consiglio comunale nella seduta del 22 aprile scorso. In tale occasione, a conclusione dei lavori della apposita Commissione di inchiesta consiliare, ho avuto modo di evidenziare che, a fronte di un investimento pubblico attualizzato di 7.217.229 euro, nessuno degli obiettivi inizialmente perseguiti è stato raggiunto".

Relativamente al beneficio ambientale, Camagni spiega che "a fronte di un allettante mix energetico prospettato dallo Studio di fattibilità, è stato accertato dalla Commissione che la componente geotermica è pari al 25% e non già del 67% come progettualmente previsto; Nel 1986 ai cittadini-utenti di Bagno era stato assicurato un vantaggio tariffario minimo pari all’undici per cento rispetto alle tradizionali caldaie a metano mentre in realtà essi hanno dovuto sostenere un maggior costo di oltre il 40% e quindi un maggior onere annuale pari ad oltre il 50% (11%+ oltre 40%); il fatto poi che a Bagno di Romagna fosse stato imposto ai cittadini il divieto di allacciarsi alla rete di distribuzione del metano configura un danno subito da ogni utente pari ad oltre il 50% delle somme complessivamente pagate fino al 31 dicembre 2015".

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