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Caso Crc, Landi (Pd): "La Fondazione si rinnovi radicalmente, facendo esame critico"

La Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena deve riappropriarsi di un ruolo di raccordo tra la banca e il territorio, sebbene le sue azioni siano ormai ridotte al lumicino

La Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena deve riappropriarsi di un ruolo di raccordo tra la banca e il territorio, sebbene le sue azioni siano ormai ridotte al lumicino. A chiedere di svolgere questo delicato compito è Fabrizio Landi, Segretario Territoriale PD Cesenate. Landi ricorda che “all’indomani dell’assemblea della Cassa di Risparmio di Cesena, nella quale si è sancita la ricapitalizzazione che vede protagonista in Fondo Interbancario, assistiamo agli assestamenti inevitabilmente portati dalla nuova architettura societaria della banca”.

Inoltre si ricorda che l'ingresso del Fondo Interbancario è solo un passaggio: “Il nostro territorio vede quindi affacciarsi attori nuovi – in modo particolare il Fondo interbancario, ma si dovrà pensare anche ad eventuali acquirenti del pacchetto azionario della banca – verso i quali diventa fondamentale un’interlocuzione stretta, al fine di creare quei legami affinché la banca possa ancora svolgere funzioni territoriali”.

“I correntisti, le imprese ed i risparmiatori si aspettano un’azione corale della città in tal senso, ma serve individuare chi dovrà fungere da anello di congiunzione fra città e nuovi azionisti della banca. Si tratta di un ruolo cruciale nel difficile percorso verso il mantenimento del carattere territoriale della Cassa di Risparmio (sulla cui importanza si sta esprimendo anche il mondo economico, ultima in ordine di tempo la Confcommercio cesenate) e in questa fase, a nostro avviso, non può che essere rivestito dalla Fondazione. Essa, infatti, pur avendo vista drasticamente diminuita la propria partecipazione patrimoniale, è nelle condizioni di rapportandosi direttamente con il Fondo Interbancario, portando le istanze del territorio, in modo particolare le sue esigenze in termini di territorialità e vicinanza al nostro sistema delle imprese ed alle famiglie”.ù

“Certo, è una modalità completamente nuova di intendere il ruolo di Fondazione bancaria, non più basato sul riversamento di risorse economiche, ma fondato sulla propria capacità di svolgere una funzione continuativa di cerniera fra banca e territorio. Si tratta di una strada che non si improvvisa: serve consapevolezza sia all’interno della Fondazione sia nelle varie componenti della città. I margini per l’improvvisazione sono finiti, per questo crediamo sia necessario incentrare il dibattito cittadino sulle modalità di rapporto fra banca e territorio, posto che è condivisa l’esigenza di un carattere territoriale dell’istituto di credito”.  

Non mancano però stoccate alla fondazione, a cui si chiede di rinnovarsi radicalmente con una ripartenza: “Tutto ciò serve certo per garantire interlocutori certi al tessuto economico cittadino, ma serve anche per riannodare i fili della fiducia, rotti da una gestione delle vicende della Cassa di Risparmio non certo positiva. È però necessario ripartire, e ripartire col piede giusto. Per farlo occorre pensare ad un modello nuovo, che tenga conto del mutato contesto societario della banca. Con realismo e concretezza. In questo, continuiamo a vedere la Fondazione come uno dei principali protagonisti. Ma per esserlo a pieno titolo, la Fondazione stessa deve ripartire da basi nuove, rivedendo sé stessa, anche partendo da un esame critico del proprio passato”.

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