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Bartolini (Pdl): "Continua lo scandalo degli stagionali fantasma"

Bartolini (Pdl): "Continuano a giungermi segnalazioni da lavoratori Italiani penalizzati e da albergatori stufi di vedere il proprio albergo dichiarato, a loro insaputa, come domicilio fittizio nel periodo di chiusura invernale per percepire il sussidio . Gravissima l'inerzia della Provincia di Forlì-Cesena che non ripristina il modulo"

“All’inizio dell’estate - scrive Bartolini in una nota - la Provincia di Forlì-Cesena ha predisposto e distribuito ai lavoratori stagionali stranieri comunitari l’allegato modulo di comunicazione di domicilio, per la richiesta dell’indennità di disoccupazione cosiddetta ‘mini ASpl’, nel quale si contemplava la possibilità di eleggere a domicilio la struttura alberghiera presso la quale si prestava lavoro, indicando il nominativo, con relative generalità e documento d’identità, del titolare italiano. Quando i sindacati hanno capito che nessun lavoratore riusciva ad ottenere dall’albergatore il modulo dove risulta il domicilio nell’albergo chiuso in inverno, in pieno agosto si è svolta una urgente riunione fra rappresentanti della Provincia, dei Centri per l’Impiego della Provincia e dei sindacati nella quale il problema è stato risolto eliminando totalmente il modulo di comunicazione di domicilio dalla documentazione prevista per la richiesta della ‘mini ASpl’".

"Ciò ha spalancato la strada ad un’interpretazione estensiva della norma con grave aggiramento della stessa: viene, infatti, dato per acquisito che il lavoratore stagionale (sono 2500 solo nella Provincia di Forl’-Cesena)  si tratterrà sul territorio provinciale con domicilio presso l’albergo nel quale ha prestato la sua opera indipendentemente dal consenso del titolare e dal fatto che la struttura rimanga chiusa durante la stagione invernale. Questo escamotage, sta pesantemente penalizzando i lavoratori stagionali italiani dato  che permetterà l’erogazione dell’indennità di disoccupazione a migliaia di lavoratori comunitari i quali potranno tranquillamente rientrare a lavorare nel loro Paese nel periodo invernale continuando a percepire contemporaneamente un lauto sussidio da parte dello Stato italiano, che in realtà lo dovrebbe dare solo a chi rimane in Italia a cercarsi un lavoro". 

"Si susseguono, infatti, le segnalazioni che continuano quasi quotidianamente a pervenirmi di lavoratori italiani indignati che, anche dopo file anche di 5 ore, si sono visti rifiutare la domanda di disoccupazione perché non residenti a Cesenatico o in altri comuni della provincia e si sono sentiti dire che, per non andare nel proprio comune di residenza, magari al Sud, a presentare la domanda, potevano,  in alternativa, dichiarare di essere domiciliati presso l’albergo o la struttura in cui avevano lavorato anche se chiusa durante l’inverno così come fanno gli stranieri. Siamo, dunque, al paradosso: grazie al bieco tornaconto del sindacato e dell’inerzia connivente della Provincia ai lavoratori stagionali stranieri viene concesso ciò che a quelli italiani è negato con l’aggravante della violazione delle norme e dell’induzione a dichiarare il falso. La differenza sta nel fatto che mentre il lavoratore straniero non ha niente da perdere il lavoratore Italiano non può ovviamente permettersi di dichiarare il falso".

"Per non parlare delle segnalazioni di albergatori che, avendo necessità di manodopera per interventi di manutenzione ordinaria da svolgere fuori stagione, si sono sentiti rifiutare l’offerta di collaborazione da parte di lavoratori stagionali stranieri preoccupati di perdere il diritto all’indennità di disoccupazione ed il lavoro che hanno in Patria per il periodo invernale. Invito, pertanto, lavoratori italiani discriminati e albergatori e datori di lavoro raggirati a continuare a segnalarmi altri casi analoghi, affinché io possa continuare a sostenere questa battaglia di legalità mirata a far si che l’Amministrazione provinciale, e le altre istituzioni interessate, provvedano come minimo a ripristinare il modulo allegato ritirato in fretta e furia a metà agosto  in modo da ripristinare il rispetto delle norme e, soprattutto, della parità di diritti e dignità fra lavoratori stranieri comunitari e italiani”.

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