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Autonomia Romagna, la Lega replica: "Stanca riproposizione di slogan"

Jacopo Morrone, segretario nazionale della Lega Nord Romagna, e Daniele Mezzacapo, capogruppo leghista in consiglio comunale a Forlì

"Sinceramente dai vari esponenti del Pd di Forlì e Cesena ci saremmo aspettati qualcosa di più di comunicati fotocopia con la stanca riproposizione di luoghi comuni e slogan contro l’attivismo della Lega Nord in materia di autonomia delle Regioni". Jacopo Morrone, segretario nazionale della Lega Nord Romagna, e Daniele Mezzacapo, capogruppo leghista in consiglio comunale a Forlì, commentano così le parole Davide Drei, sindaco e presidente della Provincia di Forlì e dei consiglieri regionali Paolo Zoffoli, Valentina Ravaioli e Lia Montalti.

“E’ evidente che il presidente della Regione ha chiamato le truppe a difesa della sua posizione anti-autonomia e anti-federalista, quella sì antistorica e priva di buon senso - affermano e Mezzacapo -. E loro hanno eseguito il compitino come potevano. Senza conoscere la materia e, soprattutto, senza fare una valutazione oggettiva e politica delle opportunità che si aprirebbero per gli emiliani e i romagnoli se si concretizzasse la possibilità di una maggiore autonomia. Ci si lamenta, infatti, di non avere abbastanza risorse, di non riuscire a trattenerle in Regione per migliorare servizi e economia, poi quando una forza politica propone strade percorribili per poter raggiungere questo obiettivo, il Pd, sempre più centralista, sempre più arroccato in difesa, sempre più chiuso agli apporti esterni, si barrica nel fortino bolognese".

"Ma quando mai gli esponenti Pd romagnoli hanno preteso che la Romagna contasse e hanno agito per una sua vera autonomia? - proseguono Morrone e Mezzacapo, riferendosi alle parole di Drei -. Ci sembra, e i loro comunicati lo dimostrano, che sindaci e consiglieri del Pd siano sempre più al traino di un presidente della Regione modenese, che non sembra avere certo la statura per volare alto e collaborare con chi vede più lungo di lui. E non si scambi il provincione, l’area vasta o la città diffusa, propugnati da alcuni per gettare fumo negli occhi degli elettori, per vera autonomia. Si tratterebbe del solito gioco di prestigio del Pd che toglie democrazia per accentrare più poteri nelle proprie mani. Il dato vero è che la spinta autonomista fa paura a un Pd che si sta sfaldando in guerre fratricide, che rischia di perdere sempre più consensi ed elettori perché privo di una linea politica seria e coerente con la realtà che sta vivendo il paese”.

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