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La radiografia del voto in Romagna: Cesena e Forlì in parti invertite. M5S, debacle nella debacle

Debacle più plateale a Cesena, dove i 5 Stelle alle Comunali hanno quasi dimezzato ulteriormente il risultato già dimezzato delle Europee

Il dato definitivo, per le elezioni nei 50 comuni che votavano in Romagna è il seguente: 32 sindaci vanno al centro-sinistra, 9 al centro-destra e 6 a liste civiche autonome o liste trasversali ai partiti. Per altri tre grossi comuni (Forlì, Cesena e Savignano), il verdetto è posticipato tra due settimane, con il ballottaggio, mentre altri 5 Comuni il ballottaggio lo evitano: 4 a favore del centro-sinistra (Lugo, Cervia, Bagnavallo, Santarcangelo), uno a favore del centro-destra (Bellaria Igea-Marina).

I comuni che cambiano colore politico

Ed ancora: 8 Comune cambiano colore politico. Di questi 3 a favore del centro-sinistra: Meldola, Modigliana, e Montefiore Conca, piccolo 'feudo' prima guidato dalla candidata alle Europee del Carroccio Vallì Cipriani). Voltano a destra, invece, i piccoli comuni di Borghi, Portico San Benedetto, Premilcuore, ma soprattutto i comuni più 'simbolici' di Brisighella e soprattutto di Predappio, nel forlivese. A conti fatti i movimenti più grossi si sono verificati proprio nel Forlivese, soprattutto per demerito del centro-destra (che si presentava diviso con due candidati), più che per merito del centro-sinistra, specialmente a Meldola e Modigliana. Significativo, invece, è il passaggio di scettro a Predappio, se non altro per l'ingombrante memoria mussoliniana di quel comune (che però nell'urna per le elezioni del sindaco conta relativamente), governato dalla sinistra dal Dopoguerra. 

Prevalgono in gran parte le conferme

Nelle altre province gli scossoni sono stati pochi e l'elettorato è andato nella direzione di confermare in gran parte il colore politico delle amministrazioni uscenti, sia quelle di centro-destra (Tredozio, dove è stata riconfermata la deputata di Forza Italia Simona Vietina, Rocca San Casciano  e come grande comune Bellaria Igea Marina), sia quelle di centro-sinistra (in più della metà dei comuni al voto, 29 su 50), sia infine per le liste civiche o trasversali ai partiti (tra i comuni più importanti con queste amministrazioni ci sono Bagno di Romagna e Civitella di Romagna).

Lo scossone più grosso è il ballottaggio di Forlì

Lo scossone più grosso in Romagna non è tanto il ballottaggio che si dovrà disputare a Cesena, largamente scontato anche se è la prima volta che capita nella città del Savio (ma analoghe esperienze – cioè un centrosinistra che vince ma senza raggiungere il 50 percento più uno - le hanno vissute Ravenna, Forlì e Rimini negli ultimi dieci anni). Lo scossone è invece quello di Forlì, dove c'è Giorgio Calderoni, candidato di centro-sinistra, distaccato di 8,6 punti percentuali da Gian Luca Zattini, del centro-destra, l'opposto cioè di quanto capita a Cesena, dove Enzo Lattuca del centro-sinistra veleggia con 9 punti percentuali in più rispetto ad Andrea Rossi del centro-destra. Da piazza Saffi a piazza del Popolo ci sono appena 19 chilometri di via Emilia, eppure i due con-capoluoghi di provincia presentano una situazione singolarmente a specchio, in parti invertite.

Forlì e Cesena si specchiano, ma alla rovescia. 

Anzitutto il primo dato è che in una Romagna che alle elezioni comunali ha in larga parte premiato il Partito Democratico, dove la “tenuta” delle Europee si è trasformata in un consenso sufficiente per evitarsi 4 ballottaggi e confermare la grande maggioranza dei piccoli Comuni (tranne appunto alcuni del Forlivese), emerge l'affanno del Pd forlivese, che nei numeri fa peggio dei suoi vicini. In sostanza, pur votando con due schede nello stesso momento migliaia di elettori hanno scisso il voto, facendo colorare di verde la Romagna con la scheda marrone delle Europee (rendendo la Lega in molte parti il primo partito), ma contemporaneamente lasciandola un po' “rossa”, quando il voto di simpatia politica nazionale conta meno, premiando così il Pd o comunque il centro-sinistra alla guida del proprio Comune.

Questo ha comportato che numerosi elettori abbiano votato da destra a sinistra a seconda della scheda. Senza scomodare complesse analisi dei flussi di voto, che in questa fase è impossibile fare, a Cesena città emerge un dato preponderante. L'area di riferimento del centro-sinistra per il voto alle Europee (Pd, Europa Verde e +Europa) hanno totalizzato 21.803 voti, mentre la coalizione di Enzo Lattuca ne ha ottenuti 23.111. In termini percentuali dal 40,5% al 42,8%. In senso opposto l'andamento di Andrea Rossi: i partiti che lo sostengono (Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Popolo della Famiglia) hanno ottenuto 21.843 voti alle Europee, contro i 18.244 di Rossi, perdendo sul campo quasi 7 punti percentuali (dal 40,5% al 33,8%). Sorprendente è il fatto che questo ha inciso in modo più che determinante, tenuto conto che Rossi si avvia al ballottaggio con 9 punti di distacco da Lattuca. 

Ci si sposta 19 chilometri più a ovest e si scopre che Forlì vive lo stesso andamento, ma a parti inverse. L'area di centro-sinistra alle Europee (Pd. Europa Verde, +Europa) a Forlì città “valeva” 23.605 voti (il 38,8% dell'elettorato), ma nella scheda per le comunali si è ridotto a 22.202 voti per Calderoni (il 37,2%, vale a dire l'1,6% in meno). Esattamente opposta la situazione in casa centro-destra: il bacino dei partiti di centro-destra (Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Popolo della Famiglia) a Forlì “valeva” 27.017 voti (il 44,4%), “bottino” che è accresciuto a 27.905 voti per Gian Luca Zattini. In sostanza, Zattini ha mantenuto tutti i suoi voti di riferimento e ha guadagnato qualche centinaia di voti in più, mentre Calderoni non è riuscito a conservare il suo elettorato potenziale delle Europee, lasciando sul campo circa 1.400 voti. Il quadro definitivo è quindi Calderoni al 37,2% contro Zattini al 45,8%. A Cesena, invece, Enzo Lattuca è al 42,8% contro il 33,8% di Rossi. Le liste civiche "satelliti" del Pd sia a Forlì che a Cesena hanno portato, invece, più o meno lo stesso "bottino", vale a dire il 10% dei voti. 

Exploit delle liste personali dei candidati di centro-destra

Altra novità significativa delle elezioni locali, sia a Forlì che a Cesena, è stato l'exploit della liste civiche dei candidati sindaci di centro-destra, quelle che in sostanza servono per dare un voto al candidato alternativo al centro-sinistra, senza tuttavia votare nessuno dei partiti di centro-destra. A Forlì la lista “Forlì Cambia” ottiene ben 6.330 voti, pari al 10,6%, quarta formazione politica più votata in città, ad un'incollatura dal Movimento 5 Stelle che è al 10,8%. A Cesena idem: “Cambiamo” di Andrea Rossi ha ottenuto 4.461 voti, pari all'8,42% delle preferenze, quinta formazione politica dopo Pd, Lega, Cesena Siamo Noi, M5S. In entrambe le liste, basta guardare i voti di preferenza, per capire che la differenza l'ha fatta la mobilitazione dell'elettorato cattolico e centrista.

Queste liste civiche hanno anche “prosciugato”, come era prevedibile e previsto, gli altri partiti di centro-destra. A Forlì a pagare maggiormente pegno è stata la Lega, che passa dal 32,2% dello scrutinio delle Europee al 24,2% e Fratelli d'Italia che perde circa 900 voti da una scheda all'altra (forse anche complici alcune uscite maldestre in campagna elettorale). Contrariamente alle aspettative ha tenuto Forza Italia, che però è uscita molto ridimensionata dalle Europee stesse (circa 4.100 voti sia per le Europee che per le Comunali). A Cesena, invece, oltre alla Lega, “Cambiamo” ha probabilmente drenato un grande quantitativo di voti a Forza Italia, che precipita dal 5,5% del voto Europeo al 2,9% delle Comunali, così come Fratelli d'Italia che passa da 2.043 voti alle Europee a 876 voti alle Comunali.

Tracollo del Movimento 5 Stelle oltre l'immaginabile

Il tracollo del Movimento 5 Stelle, che ha dimezzato i suoi voti in Romagna seguendo l'andamento nazionale, è perfino peggiorato quando lunedì pomeriggio si è andati a scrutinare le schede per le Comunali. A Forlì il 12,5% dei voti ai pentastellati alle Europee si è ridotto al 10,8% di Daniele Vergini alle Comunali, con una perdita secca di circa mille voti “omogenei” come area politica.

Debacle ancora più plateale a Cesena, dove i 5 Stelle hanno quasi dimezzato ulteriormente il risultato già dimezzato delle Europee. Questa la parabola del M5S a Cesena: il 30% il 4 marzo del 2018 alle Politiche, il 14,5% il 27 maggio alle Europee,  l'8,7% il 27 maggio alle Comunali. Il candidato Claudio Capponcini ha perso più di tremila voti “omogenei” rispetto alle Europee. Due le cause di tutto questo: la dissoluzione del pur piccolo gruppo di attivisti dei 5 Stelle, che hanno litigato fino all'ultimo fino al rischio di non far concedere il simbolo dal Movimento nazionale, sia la presenza di una forte lista permeata dagli ideali grillini della prima ora, Cesena Siamo Noi, e formata inizialmente da chi non si riconosceva nei metodi di “repressione del dissenso” nello “stile Casaleggio e associati”. Due elementi grossi di riflessione per i pentastellati.

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