Al Teatro di Gambettola va in scena "La semplicità Ingannata"
Nel mese dove si festeggia la donna nel piccolo Teatro di Gambettola, va in scena un grande spettacolo. La semplicità Ingannata” di e con Marta Cuscunà, uno spettacolo inspirato alla vicenda di Arcangela Tarabotti, monaca del Seicento, autrice di un insieme di opere letterarie di cui “La semplicità ingannata” è quella più rappresentativa del suo pensiero. Questa la storia di Arcangela Tarabotti,: entrata giovanissima nel monastero di clausura di Sant'Anna di Venezia, vi passò il resto della sua vita, scoprendo in realtà ben presto come la propria vera vocazione fosse invece quella letteraria. Autodidatta, impiegò il proprio talento per rilevare i motivi che erano stati alla base della sua monacazione forzata, giungendo ad analizzare in modo ampio il contesto politico ed economico in cui maturava l'oppressione delle donne e denunciando le ingiustizie perpetrate a loro danno dagli uomini. “La semplicità ingannata” risultò così un duro (anche se postumo) "J'accuse", ma anche una chiave di interpretazione per tutte le successive opere dell'autrice, dall'"Inferno" all'"Antisatira" fino a "Che le donne siano spezie degli uomini", in cui convivono tematica "claustrale" e tematica "femminista", denuncia degli abusi dell'autorità familiare nel decidere la sorte della donna e, insieme, piena rivendicazione della sua libertà e della sua dignità. In realtà la Cuscunà oltre a farsi ispirare dalle opere di Arcangela Trabotti nella stesura del suo monologo prende anche spunto dalla vicenda delle Clarisse della”Santa Chiara” di Udine, che arrivarono a trasformare il loro convento in uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile, con un fervore culturale impensabile per l'universo femminile dell'epoca. Ovviamente scattò una forte repressione, ma le Clarisse riuscirono a resistere creando, dentro la Santa Chiara, un'alternativa sorprendente per una società in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico, economico e sociale della vita. Sul palcoscenico, la Cuscunà è sola, accompagnata dai suoi pupazzi, ai quali, manovrandoli con grande abilità, è capace di donare voci e caratteri diversi. In questo modo ripercorre, con sorprendente e ironica maestria, vicende e pensieri dell’epoca in cui le giovani venivano spesso orientate fatalmente verso la vita monacale.