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"Non ho fretta, voglio restare me stesso e fare le cose con calma": intervista a Giò Sada

Il vincitore di X Factor 9, che ha da poco pubblicato l'album "Volare al contrario", sabato si esibirà al Vidia Club di San Vittore

"Volando al contrario": il titolo del primo album di Giò Sada, vincitore di X Factor 9, rappresenta molto bene il percorso dell'artista pugliese. Quando Giovanni, nel 2015, si presenta ai provini di X Factor, ha già alle spalle tanti anni passati a suonare in tutta Europa e tante band in cui ha militato con successo come cantante e chitarrista. Dopo l'inaspettata vittoria del talent, di Giò si sente parlare poco: passano nove mesi prima dell'uscita del suo album, "Volando al contrario". Nel frattempo Giò realizza un documentario insieme a Joe Bastianich sulla storia del Jack Daniel's, crea un nuovo format su Vevo in cui va alla ricerca di location abbandonate in cui suonare e lavora come attore in un film di Fabrizio Pastore ("Priso – Dove chi entra urla") e in un cortometraggio di Nicola Pertino ("Argento").

Gli abbiamo fatto qualche domanda in vista del suo concerto sabato 28 gennaio al Vidia Club di San Vittore.

Inizialmente avresti dovuto suonare a Cesena a dicembre, poi hai dovuto rimandare il concerto per problemi di gola: ora come stai?
Sto bene! Purtroppo ho avuto un problema di gola, forse dovuto al fatto che ho suonato due sere di fila e ho sforzato troppo la voce, o forse è stata colpa del freddo. Abbiamo preferito rimandare, ma è stato meglio così, ora siamo prontissimi e ce la godremo ancora di più.

Il tuo primo disco, "Volando al contrario", è uscito dopo 9 mesi dalla tua vittoria a X Factor: una scelta un po' controcorrente, che non sfrutta l'onda di popolarità di cui un'artista gode appena uscito da un talent. Come mai questa scelta?
C'era bisogno di tempo, non avevamo nulla di pronto. 9 mesi secondo me sono un tempo minimo per una cosa del genere, soprattutto per via di tutti gli impegni che abbiamo avuto nei primi momenti. Ma non ho fretta, non credo in questa cosa di dover mantenere "un certo standard", non mi piace quella dimensione mentale, è una specie di "trappola" in cui non voglio entrare. Preferisco fare le cose con calma e godere dei frutti di questo lavoro.

Com'è nata l'idea del "Nowhere Stage", il format che ti ha portato (insieme alla tua band, i Bari Smooth Squad) alla ricerca di posti abbandonati in cui suonare?
L'idea ce l'avevamo da un po'. Siamo riusciti a darle forma anche grazie a Gigi, il nostro manager, perchè ci piace il concetto di poter suonare ovunque, che ogni luogo possa essere "lo strumento in più" della canzone. A breve faremo il prossimo episodio...

Ci sveli quale sarà?
Ancora non lo sappiamo neanche noi! (ride) Abbiamo individuato qualche location ma ancora non abbiamo deciso.

Com'è stato lavorare con Joe Bastianich in "Jack On Tour"? Anche lui è un musicista, c'era affinità tra di voi?
Assolutamente si, a livello di gusti siamo molto simili. Lui è un grandissimo conoscitore di rock americano, band sconosciute ai più (me compreso) che in Italia non sono mai arrivate. Mi ha raccontato un sacco di cose e io altrettanto, c'è stato un bello scambio. Quando ci presentavamo alla gente diceva a tutti che era un musicista in primis, poi raccontava di tutte le altre sue attività. Si vede che è molto appassionato.

Oggi pomeriggio al centro commerciale Romagna Shopping Valley si sono esibiti i Soul System, vincitori di X Factor 10: come ti sono sembrati?
X Factor l'ho seguito sì e no, a casa non ho la televisione, l'ho seguito più tramite i social. I Soul System li ho conosciuti di persona e mi sono subito stati simpatici, ci siamo trovati molto in sintonia, così come con altri concorrenti come Davide Shorty (concorrente di X Factor 9 come Giò, ndr).

Tifavi per qualcuno in particolare?
Mah, è difficile, arrivi a un certo punto che sono tutti bravissimi e alla fine si va a simpatia. I Soul System sicuramente mi hanno dato l'idea di "voler fare musica" nel senso più puro dell'espressione, senza dare troppo spazio all'immagine, che è la cosa che mi auguro per tutti i futuri concorrenti dei talent.

Quindi credi sia possibile partecipare a un talent come X Factor restando fedeli a se stessi?
Certo, fare ciò che si vuole fare come lo si vuole fare dovrebbe essere una cosa naturale, ma dipende tutto dai partecipanti. Credo sia importante riuscire a non sentirsi "già arrivati", perchè alla fine è un gioco, come anche Masterchef (che io guardo, mi piace molto). Il talent dovrebbe essere un trampolino di lancio da "usare" come base, e non come punto d'arrivo.

C'è un'artista italiano con cui vorresti lavorare?
Ce ne sono troppi! Se proprio devo scegliere dico Max Gazzè (a ottobre Giò ha aperto un concerto di Gazzè a New York, ndr)

E uno straniero?
A questa rispondo sempre Eric Clapton, è uno dei miei preferiti, anche se ormai non può più suonare. Mi sarebbe piaciuto tantissimo suonare la chitarra con lui.

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