'Fede' Poggipollini si racconta: dall'amore per i Clash ai 'concerti' in terrazzo durante il lockdown
Poggipollini sarà sul palco del Teatro Petrella di Longiano, sabato 22 maggio, e si è raccontato in un'intervista a Cesenatoday.it.
E' stato la chitarra dei Litfiba, per molti anni di Ligabue, ha calcato il palco di Sanremo, è stato l'interprete di una versione di 'Bella Ciao', diventata virale dalla piazza Maggiore di Bologna, durante l'ultimo anniversario della Liberazione, il 25 aprile 2021. Ma Federico Poggipollini, bolognese, classe 1968, è soprattutto, da sempre, un cantautore e musicista, con all'attivo diversi album, il primo nel 1988, l'ultimo, “Canzoni rubate”, composto da nove cover, un inedito e sette brani strumentali nati durante il lockdown.
Poggipollini sarà sul palco del Teatro Petrella di Longiano, sabato 22 maggio, e si è raccontato in un'intervista a Cesenatoday.it.
Che effetto fa tornare sul palco con il pubblico dopo uno stop di oltre un anno?
Per fortuna ho fatto un po' di cose durante quest'anno, compreso il Festival di Sanremo, ma il fatto di tenere uno spettacoli intero emoziona me e i musicisti con cui collaboro da tanti anni. Abbiamo fatto tre giorni di prove molto serrate e ci siamo accorti di non essere più abituati. Sarà un grande ritorno, conosco il Teatro Petrella ed è uno dei più belli che abbiamo in Italia, cercheremo di arrivare belli pronti per alleggerire le menti degli spettatori durante lo spettacolo.
Ci parla del suo album “Canzoni rubate”, come ha scelto le cover?
La prerogativa nella scelta delle canzoni era di non includere brani molto conosciuti, ho puntato su canzoni un po' inedite, che si prestassero ad essere rivisitate e riproposte nel momento attuale. L'unica che non ho scelto con questo criterio è 'Varietà' di Morandi, anche se non è stata la canzone traino dell'album in cui è uscita. Nel 1989 collaborai con Gianni Morandi nel tour “Bella signora”: un pomeriggio arrivò Mario Lavezzi, autore della canzone (insieme a Mogol ndr) che ci cantò 'Varietà' e rimasi folgorato. Ho sempre pensato che fosse una canzone meravigliosa ed il fatto che Gianni abbia accettato addirittura di fare un featuring con me, è stato davvero un grande regalo.
Il pezzo 'Lockdown', che fa parte del nuovo album, come è nato?
Ci sono tanti piccoli brani strumentali scritti durante il lockdown, estratti da pezzi più lunghi. Durante quel periodo sono stato ispirato da quello che accadeva: della città deserta, delle file nei supermercati, dal timore, dalla paura di non sapere cosa sarebbe accaduto. Ho pensato molto e la musica che ne è venuta fuori ricalca quel tipo si atmosfera. Questi brani sono nati perchè ho continuato a suonare. Suonavo per liberarmi, in diretta Facebbok da casa mia e sul terrazzo, questo si era trasformato in una sorta di concerto per il vicinato, avevo un pubblico, c'erano signori che non conoscevo che mi facevano richieste di canzoni.
Martedì 18 maggio per la musica è stata una giornata di lutto, è scomparso Franco Battiato. Come lo ricorda?
Io l'ho conosciuto un bel po' di anni fa nella sua Sicilia, non ho mai direttamente collaborato con lui ma voglio ricordare il programma “Maledetti amici miei”, su Rai Due, (andato in onda nel 2019, dove Poggipollini faceva parte della band ndr), quando per la chiusura abbiamo scelto un suo brano. Era un musicista che ha unito più di tutti il mondo underground, tutti noi musicisti, che arrivavamo da mondi diversi, ci siamo trovati a pensare a Battiato, la sua musica otre ad essere un linguaggio popolare, è sempre andata al di là delle mode.
La sua esibizione con 'Bella Ciao' è diventata virale, come è nata?
Sono stato chiamato da più Comuni per fare questa canzone, dopo la performance in “The sound of silence” dall'Unipol Arena vuota. Suonata solo con la chitarra, al di là del messaggio che per me è molto importante, resta una grande canzone della musica italiana: così, nuda, coi silenzi, è stato molto emozionante interpretarla. In quel momento il mio pensiero era quello di dire qualcosa senza parole ma solo con la musica.
Chi è oggi Federico Pogipollini? O preferisce 'Capitan Fede'?
Io sono ancora di più un musicista, lo sono sempre stato, ho usato il mio strumento per comunicare. Ho sempre fatto questo, portando avanti vari progetti come autore, per dare il massimo alla musica. Faccio album dal 1988, per me è sempre stato molto importante per essere completo come artista, senza mai trascurare il resto.
Un ricordo della sua carriera che l'ha emozionata in maniera particolare?
Io sono un grande fan dei Clash, anzi si può dire che ho iniziato a fare musica perchè ero innamorato di questa band, in particolare da Paul Simonon, il bassista: mi ha portato ad ascoltare il reggae, ha sdoganato un genere musicale e lo ha fatto proprio. Qualche anno fa mi sono autoinvitato ad un concerto, per la Notte della Taranta (del 2015 ndr) dove era stato chiamato Ligabue. Suonava con Phil Manzanera, Paul Simonon e Tony Allen. Ho passato sei giorni con il mio idolo di sempre ed abbiamo suonato uno di fianco all'altro. Ad un certo punto mi ha persino detto: “Tu sai più cose di me di quelle che so io”, e mi ha autografato un libro della fotografa Pennie Smith sui Clash introvabile, stupendosi di come io potessi averlo.